Pet Sematary – La morte: fine della vita, principio di una magia oscura.

Pet Sematary

Louis Creed è un medico di Chicago che ha accettato un incarico presso l’Università del Maine, perciò si mette in viaggio con la moglie Rachel e i figli Eileen e Gage verso Ludlow. La casa che dovranno occupare è grande e adiacente ad una superstrada costantemente attraversata dai camion. Il nuovo vicino di casa, l’ottantatreenne Jud Crandall, li mette in guardia dal pericolo che può rappresentare la strada per i loro figli. Ma c’è un’altra cosa di cui i Creed dovranno preoccuparsi. Dietro la loro nuova casa c’è un bosco, attraversato da un sentiero che conduce al Pet Sematary (ovvero il cimitero degli animali), dove in passato molti bambini hanno seppellito le loro bestiole. Pare però che quel posto nasconda antichi segreti ancora più inquietanti.

Nel 1983 Stephen King è ormai considerato il maestro dell’horror e dopo aver stregato il pubblico con la ribellione iconoclasta di Carrie, dopo lo stupore de L’Ombra Dello Scorpione e dopo gli spaventi di Shining e Cujo, fra gli altri, non poteva non entrare nei radar dello scrittore un focus sulla tematica della morte.

Pet Sematary familiarizza subito con il concetto di morte e invita immediatamente il lettore a rifletterne, distinguendone tabù e accettazione. Il modo in cui King ci si approccia è prevedibile ma ugualmente folgorante: come una rockstar che non teme il confronto con l’aldilà e il demonio si getta in un immaginario grand guignol intriso di misticismo. Non a caso è una certa morale puritana e benpensante ad essere presa di mira, quella che censura la morte, così come il concepimento, ai più piccoli. Louis Creed, uomo di scienza e a tratti alter ego di King, fa’ prevalere il suo punto di vista medico e accetta con estrema razionalità la fine della vita di ogni essere vivente, sostenendo che tutti debbano essere preparati come lui ad affrontarla e accettarla. Per il lettore più sensibile sarà un bello spavento rendersi conto che questo è solo l’inizio di una discesa verso un’altra realtà, quella della mitologia degli indiani d’America; fulcro di un romanzo che ha molti momenti drammatici, in mezzo a continue visioni orrorifiche ed impressionanti. E’ proprio quando una cappa nerissima di tragedia si abbatte sull’intreccio funereo di Pet Sematary che emergono figure mostruose rievocate da un passato incomprensibile. E’ il Wendigo, fuoriuscito dall’oscura magia degli indiani MicMac. A questo punto è il confine con l’aldilà che prende una piega davvero terrificante, quando Church, il gatto dei Creed, muore, viene sepolto e il giorno dopo torna a casa. E non è ancora tutto quello che la morte può offrire in questo oscuro romanzo di King. Lo scrittore è abilissimo riguardo la tematica a bilanciarne tutti gli umori: sa quando ironizzarne, quando renderla grossolana materia da fumetti e quando appesantire i toni col dramma vero e proprio. In questo senso Pet Sematary non può che essere considerato un racconto da blockbuster con un’anima (tetra) di grande spessore. Naturalmente anche questo è andato sui grandi schermi, nell’89 per mano di Mary Lambert, che nel ’92 addirittura ne propose un seguito nato dalla penna di Richard Outten. Meglio raddrizzare le antenne però, perchè il prossimo anno uscirà un remake dell’originale. Staremo a vedere. Nella sua incontrollabile enfasi descrittiva Stephen qui ogni tanto perde la bussola, riducendosi ad una fase centrale a tratti farraginosa, prolissa e meno coinvolgente di inizio e conclusione; peculiarità riscontrata anche nel successivo Christine – La Macchina Infernale. Rimane comunque superbo quando deve far addentrare il lettore in boschi intricati, nell’oscurità, al di sopra di una pila apparentemente invalicabile di rami.

Anche questa volta il tono negativo non abbandona lo scrittore nemmeno quando si deve parlare di famiglia, in particolare quella di Rachel che, soprattutto nella figura del padre Irwin Goldman, odia incondizionatamente Louis; ennesima trasposizione dei traumi infantili di King. Alla fine Louis Creed capirà non solo che la scienza non è tutto, ma che anche la sua visione della vita e della morte, a volte può essere messa in discussione. La sua presa di coscienza sarà naturale, dominata dalla paura, che lo inchioderà a tal punto da fargli accettare la presenza di una forza oscura che agisce sul mondo dei morti e lo mette in contatto con quello dei vivi. Questo è l’aspetto più assurdo e terrificante di Pet Sematary. Un potere che agisce sull’uomo e lo condiziona entrandogli dentro, che è anche ragione di essere della letteratura tutta di Stephen King.

Zanini Marco

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