Intervista a Gino Marchitelli autore de Il covo di Lambrate

INTERVISTA A GINO MARCHITELLI

Ciao Gino, bentornato sulle pagine dei Gufi Narranti e bentornato in libreria con la nuova indagine del commissario Lorenzi, “Il covo di Lambrate – il commissario Lorenzi e il prigioniero scomparso”.

D. Sono molti anni che dai vita al tuo personaggio a partire dalla prima indagine “Morte al Trullo” uscito nel 2012. Avresti mai pensato che vi sareste fatti compagnia per così tanto tempo?

In realtà non avevo in mente una “durata” chiara nel tempo dei miei personaggi, è stato scrivendo e trovando sempre nuovi spunti per raccontare la realtà che ci circonda, i problemi sociali anche devastanti che viviamo, che le “storie” di Lorenzi & Cristina hanno trovato il fiato lungo per andare avanti e continuare. Nel frattempo sappiamo – o se non lo sapete ve lo dico ora – che sono arrivati nuovi personaggi , il Totò Maraldo e Noris de “Il segreto di piazza Napoli” o la stupenda figura di Lidia de “Il barbiere zoppo” e “Milano tra Utopia & Rivoluzione” serie che proseguirà… o i nuovi personaggi che incontriamo nell’ultimo, il professor Moreno Palermo e Sara, la sua amante… Insomma il mitico Lorenzi prosegue ma c’è un universo di personaggi nuovi e nuove storie da raccontare che troverà collocazione, e spero presto da un editore di prestigio perché vorrei aumentare la platea dei miei lettori, senza dimenticare la Fratelli Frilli che mi ha lanciato e alla quale sono molto legato.

Do un’anticipazione solo per voi di Gufi Narranti, è a buon punto un nuovo romanzo, breve, dal titolo provvisorio “48-morto che parla” e che si occuperà di dissacrare e smascherare l’ipocrisia, l’ignoranza dilagante e l’analfabetismo politico e umano dei nostri tempi attraverso un viaggio dal Nord al Sud Italia di una famiglia di sottoproletari disperati della periferia milanese in occasione della morte improvvisa del nonno… e qui troveremo un nuovo e “brutto” personaggio: Lucy la bionda. State sintonizzati e parliamone appena pronto, con questo romanzo voglio far insorgere contro di me tutti i bacchettoni, ipocriti, ignoranti, i finti benpensanti, quella società di opportunisti che invade la nostra vita odierna, che si ingozza di patatine guardando i programmi spazzatura in televisione, che parla di legalità e famiglia e magari poi spaccia e fa le corna… insomma metterò in piazza l’Italia che fa schifo dando un bel pugno nello stomaco ai politicanti dell’oggi, del nulla…

D. Le ambientazioni dei tuoi racconti sappiamo esistere realmente, spiegaci quindi come nascono le tue storie. Vedi un posto che ti piace ed inizi a scrivere? Oppure?

Parlo solo di posti che conosco perché ci ho vissuto a lungo, ci vivo o frequento in modo assiduo tranne che nel caso del libro per bambini del viaggio in bicicletta per l’Italia l’anno scorso 2017, “Ben, Tondo e gatto Peppone” dove ho avuto modo di incontrare quell’Italia, solidale, meticcia, contaminata, progressista, e pulita che mi piace e che rimanderà a casa le anime nere che ci circondano ora. Poi quando trovo un posto o una situazione che mi colpisce particolarmente me la studio, la assorbo per poi riportarla nei romanzi… vedi Carruba di Giarre in Sicilia dell’ultimo romanzo. Ci sono stato davvero in quel posto meraviglioso, si chiama agriturismo Malvarosa, gestito da belle persone, e lì sono rimasto talmente affascinato dalla situazione, dalla casa, dalla stanza e dai profumi che ho pensato di ambientare gli incontri amorosi clandestini tra il professor Moreno Palermo e la sua amante Sara… magari incontrassi una bella donna siciliana che scegliesse di amarmi in un posto del genere, sarebbe magia pura. Scusate se scherzo e sorrido un po’. C’è qualche candidata che vuole prendersi un caffè con me in quel bel posto?

D. La politica di una certa parte ti differenzia e traspare da tutte le tue attività. Sei sempre stato militante?

Ho militanza antica, inizio come tanti della mia generazione nel 1976-77-78 anni durissimi, quelli del rapimento Moro ma anche quelli dell’autostop in giro per l’Italia e all’estero, della magica presenza della musica prog italiana e straniera, dei concerti, dei capelloni, della dissacrazione di ogni potere e buon costume precostituito da parte di una generazione, la mia, che raccolse l’eredità di quelli del ’68 per provare a cambiare il mondo. Non ho alcun rimpianto, ho pagato anche duramente le mie scelte ma sono ancora oggi felice di averlo fatto perché non mi sono mai fatto incatenare, milito ancora oggi, non mi tiro indietro, spesso sono bersaglio di chi pensa ancora al ritorno di un fascismo che abbiamo sconfitto e cha mai più faremo tornare. Mi preoccupa l’assenza dei giovani, sicuramente abbiamo sbagliato a trasmettere qualcosa a loro di importante per fare in modo che essi pretendano di essere trattati come persone e non come schiavi. Ma non mi piace troppo alibizzarli, prendessero la propria vita tra le mani e invece di nicchiare si dessero da fare per rovesciare la tavola dei padroni e si impossessino del loro futuro. ORA. Senza aspettare di finire quei pochi risparmi e risorse che le generazioni precedenti, dai miei genitori a me abbiamo in qualche modo messo da parte per aiutarli. Si facessero vedere, ribellarsi è giusto, sempre.

D. Parliamo del tuo romanzo. Trovo assolutamente affascinante la figura del professore. Raccontami come nasce il personaggio.

Moreno Palermo nasce per caso, come dicevo prima quando ho soggiornato alla Malvarosa vicino a Giarre, ne sono rimasto letteralmente rapito, anche dai modi dolcissimi del proprietario Filippo Figuera e dalla sua famiglia, anche i profumi che si respirano lì per via del vivaio sono incredibili. Dato che amo il meridione, anche per le mie radici pugliesi che si stanno sempre più facendo sentire mentre invecchio miseramente… , la mia testa ha iniziato a viaggiare, a pensare, a immaginare e quando ho avuto l’idea di iniziare una storia d’amore tra un soldato canadese venuto qui per liberare l’Italia nel 1943 e una bellissima contadina siciliana, ho iniziato a fantasticare finché ho pensato, e non me ne voglia la mia compagna, che se mi fossi potuto “trasformare” avrei voluto diventare uno storico che si occupava della seconda guerra mondiale. Poi alla Malvarosa ci si innamora facilmente, poi mettici che un affascinante professore siciliano mica poteva innamorarsi di una che non fosse sua conterranea [mogli e buoi dei paesi suoi] ed ecco che è arrivata la figura di Sara… e prossimamente saranno scintille d’amore sempre più straordinarie come i lapilli dell’Etna.

D. Questa volta con il tuo romanzo hai voluto andar indietro nel tempo fino al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Non trovi che ci siano allarmanti analogie con i giorni d’oggi?

Oggi siamo inguaiati. A me, anche se mi si ritorce contro, piace dire le cose come sono. L’attuale governo composto dai furbacchioni verdi che si stanno sollazzando e giocando al gatto col topo con i pentastellati, uomini e governanti assolutamente imbarazzanti – vedi l’ultima sparata terribile di non conoscenza di Di Maio che querela Luigi Calabresi invece che Mario Calabresi e ne viene ridicolizzato davanti a tutto il mondo – è un’accozzaglia di gente non bella per niente che rischia, soprattutto se il M5S non toglie la spina allo Zar dell’interno, di portare il Paese alla rovina e sull’orlo di una guerra civile. Abbiamo dei pazzi che giocano con la nitroglicerina delle tensioni sociali. Sono molto arrabbiato con chi proviene dalla mia parte politica di “area” e “riferimento”. Anni di politica prona alle multinazionali e alle banche hanno prodotto il risultato di mandare al potere dei mostri, pericolosi, e per certi versi con idee sanguinarie. Credo che la democrazia sia in pericolo quanto mai in questo momento. Mi auguro che la gente comune, passata la sbornia ignorante verso questi individui che non potranno mantenere le promesse fatte, si sveglino e li caccino dalla scena politica per una nuova stagione di lotte sociali di sinistra. Le responsabilità di tutto questo degrado sociale in Italia hanno un nome e cognome, il resto è comparsata, è il cognome di un animaletto da giardino e di mestiere farebbe il comico. Quella persona la ritroveremo nei libri di storia tra quindici anni come colui che ha portato il Paese al baratro ma non casualmente, come agente di interessi di destra, pseudo fascisti.

D. E infine visto che sei anche compositore e cantautore hai mai pensato di dedicare una canzone al tuo Commissario Lorenzi?

No, Lorenzi è già un grande esperto e cultore della musica e dei vinili per i fatti suoi, io gli consiglio solo i dischi da mettere in alcuni momenti topici dei romanzi mentre il lavoro cantautoriale procede, e a breve, ci sarà una grande sorpresa, non è escluso che con un gruppo di bravissimi musicisti e musiciste si vada alla produzione di un CD con una dozzina di pezzi miei, sia per musica che per testi, per amici e cultori, niente ambizioni da “artista” da palco, per parlare ancora una volta di sentimenti e di ribellione. Sicuramente troveremo all’interno i brani dedicati a Pino Pinelli, a Peppino Impastato e se poi tr un po’ di tempo, il commissario Lorenzi vorrà ascoltarli… ben venga!

Grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per Il covo di Lambrate. – Il Comissario Lorenzi e il prigioniero scomparso 

Sandra Pauletto

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