Cujo – Il San Bernardo di cento chili che diventò una macchina omicida.

Cujo

L’agente pubblicitario Vic Trenton è in partenza per un viaggio di lavoro. La moglie Donna e il figlio Tad rimangono a Castle Rock, dove lei sta cercando di scrollarsi di dosso un’improbabile avventura amorosa con il tennista e poeta Steve Kemp. Intanto anche nella famiglia Camber, Charity e il piccolo Brett lasciano il Maine per andare a trovare dei parenti. Joe Camber prosegue a Castle Rock il suo lavoro di meccanico, ma non sa che il loro cane, Cujo, un San Bernardo di cento chili, è stato morso da un pipistrello che lo sta lentamente trasformando in qualcosa di terribile.

Sebbene il protagonista sia Cujo, il cane che contrae la rabbia e si trasforma in una tremenda macchina omicida, il romanzo si apre con l’annuncio della morte di Frank Dodd, vice sceriffo mentalmente disturbato che negli anni ’70 a Castle Rock commise diversi assassini. King ne aveva introdotto il personaggio in La Zona Morta (1979), perciò questo crea un’ideale linea narrativa che mette in contatto i suoi racconti. Il clima nella tranquilla cittadina del Maine è quindi di festa a causa della scomparsa del mostro che per anni l’ha terrorizzata. Non ci è dato sapere se il passaggio di testimone da Frank Dodd a Cujo sia casuale o ci sia una connessione, ma è evidente che per King a Castle Rock il male debba comunque esserci e pare sia qualcosa di atavico. King si dimostra brillante a scegliere un San Bernardo come elemento canino, considerato il suo aspetto goffo ma anche la sua stazza che effettivamente può trasformarsi in qualcosa di incontrollabile. Nel caso del debordante cane dei Camber la malattia viene contratta nel tentativo di cattura di un coniglio, che lo costringe ad infilare la testa in una buca che conduce ad una grotta abitata da pipistrelli. Uno di questi lo morde sul muso innescando il morbo. Per Cujo è l’inizio di un incubo, che giorno dopo giorno ne altera i sensi e rende più frequenti gli stati allucinatori. Percepisce ogni essere vivente come un nemico e la sua rabbia, il suo dolore, lo portano ad un desiderio irrefrenabile di uccidere. Per comunicare efficacemente questo malessere King scrive spesso attraverso la coscienza dello stesso Cujo, descrivendo ciò che prova in prima persona. Saltuariamente lo fa’ anche con gli altri personaggi dimostrando una notevole capacità di immedesimazione psicologica ed empatica.

Al di là dell’uso della prima o della terza persona, King si cala perfettamente in ogni situazione presa in esame nel suo racconto, offrendo una lettura lucida e sfaccettata delle riflessioni nelle situazioni più drammatiche e complesse. Su tutte la scoperta del tradimento di Donna con Steve Kemp, da parte di Vic, momento in cui rabbia, gelosia ed incomprensione generano le reazioni più disparate. Ma è con la seconda e più pregnante fase di Cujo che lo scrittore da’ il meglio di se’. Tutta la prima parte infatti non è altro che un antefatto necessario a condurci nel palpitante scatenarsi della tragedia. Una macchina, con all’interno un bambino e una donna, tenuti in ostaggio da un cane gigantesco che non aspetta altro che scendano per divorarli. Una lotta di sopravvivenza estenuante. Fondamentalmente Cujo è questo. Questa situazione ad alto contenuto di suspense occupa gran parte del libro e tiene incollati fino alla fine. Alter ego depravato del San Bernardo è Steve Kemp, icona guascona e libertina che tormenta e desidera sessualmente Donna Trenton. Un uomo bello e affascinante ma anche tanto sfacciato e arrogante da irrompere di nascosto in casa di lei per scroccarle un po’ di sesso. Se dapprima Kemp risulta essere soltanto un seccatore affamato e tristemente misogino, è nella seconda parte che scatena la sua violenza in un episodio che lo consacra, seppur in maniera minore rispetto a Cujo, come vera minaccia umana della storia.

Scegliendo sempre delle famiglie come nuclei comprimari dello snodo narrativo, King contrappone stavolta i Camber ai Trenton. Entrambi americani medi, con tensioni interne rispettivamente ribaltate. Nei Camber è Joe, altro conservatore ricolmo di cinico maschilismo, a condizionare negativamente la vita della moglie Charity, che comunque sotto sotto ne apprezza i modi rudi. Per i Trenton croce e delizia della famiglia è invece Donna, il cui fascino compie quasi più conquiste dei successi lavorativi del marito; anche se è lei stessa a mal sopportare la sua condizione di casalinga sempre ancorata alle necessità del figlio e spesso trascurata dal marito. E’ proprio attraverso i bambini (Tad Trenton e Brett Camber) che King fa’ ruotare l’esistenza di Cujo, visto come “uomo nero” che si materializza negli armadi, tormenta nelle visioni e negli incubi, rappresenta un unicum di ciò che di male realmente esiste e ciò che di esso occupa la nostra mente nei suoi angoli più reconditi. Un racconto dell’orrore retto alla perfezione dalla sua scansione temporale, dalle sue ambientazioni contenute (talvolta claustrofobiche) e dal suo taglio indistinguibilmente anni ’80.

Trecentosettantacinque pagine, iniziate come un raccontino oscuro un poco baldanzoso, ma che si concludono con un finale devastante. Due anni dopo Lewis Teague ne realizzò un film, che non è passato alla storia ma rimane ancora oggi nel rango di culto estremo per amanti della serie B. Il libro tuttavia è un piccolo gioiello.

Zanini Marco

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