Black Mirror – Quinta Stagione – C’è una speranza per il futuro.

Black Mirror – Quinta Stagione

Anno: 2019

Paese di produzione: UK

Genere: fantascienza/ drammatico/ thriller

Ideatore: Charlie Brooker

Produttore: Charlie Brooker

Regia: Owen Harris, James Hawes, Anne Sewitsky

Cast: Anthony Mackie, Yahya Abdul – Mateen, Nicole Beharie, Pom Klementieff, Ludi Lin, Andrew Scott, Topher Grace, Miley Cyrus, Angourie Rice, Madison Davenport

Episodi:

  1. Striking Vipers
  2. Smithereens
  3. Rachel, Jack E Ashley Too

La quinta e fin’ora ultima stagione di Black Mirror sembra voler accontentare i fan di vecchia data con il ritorno ai tre episodi. Scelta coraggiosa, considerato il successo raggiunto negli ultimi anni con stagioni più nutrite e sfaccettate. C’era un solo modo per mettere tutti d’accordo: tornare alle origini mantenendo le ultime novità narrative. Striking Vipers grosso modo recupera il tema di San Junipero dandogli un esito più agrodolce. Il risultato è sicuramente meno scintillante, ma forse anche più interessante. Danny sta festeggiando il trentottesimo compleanno a casa con famiglia e amici. Arriva anche Karl, caro amico che per ricordargli i vecchi tempi, gli regala un videogioco picchiaduro chiamato Striking Vipers, nella cui realtà virtuale ci si può immergere completamente tramite un dispositivo da appoggiare alla tempia. Karl e Danny, ciascuno da casa propria, iniziano quindi a giocare insieme e scelgono due avatar con cui sfidarsi: Karl sceglie la combattente Roxette e Danny sceglie Lance. L’immedesimazione è completa. Nella lotta tutto è possibile, anche le acrobazie più assurde. Ma quello che succede alla fine dello scontro è imprevisto: Roxette e Lance si baciano. L’effetto di Striking Vipers su i due amici è importante e li cambia profondamente. Karl rimane folgorato dalle potenzialità del gioco e non ne sembra per nulla spaventato, perciò esorta Danny a combattere di nuovo. Quest’ultimo apprezza l’esperienza ma teme di essere scoperto dalla moglie Theo e soprattutto lo turba profondamente il fatto che la sua sessualità venga messa in discussione perchè dietro l’avatar di Roxette in realtà c’è l’amico Karl. La sera i due si ritrovano per combattere e amarsi, fino a che un bacio diventa un rapporto sessuale completo.

Roxette/ Karl (Pom Klementieff/ Yahya Abdul – Mateen II) e Lance/ Danny (Ludi Lin/ Anthony Mackie) si baciano.

Anche se Striking Vipers torna su un canovaccio assodato di Black Mirror, cioè la dipendenza tecnologica e la perdita di contatto con la realtà, Brooker gioca con la sfera carnale e sentimentale dell’animo umano, capace a questo punto di trascendere le realtà. Un conto sono i videogiochi in cui l’unico atto fisico contemplato è la violenza, ma se ci troviamo di fronte ad una realtà virtuale in cui è possibile avere una storia d’amore? Come comportarsi? E’ chiaro che i racconti di Brooker sono sempre pericolosi, tuttavia Striking Vipers offre un divertimento sentimentale intrigante e innocentemente libertino. La relazione tra Theo e Danny infatti funziona a metà, con le tipiche crisi della mezza età. Lui è fuori forma, ormai non nutre più la stessa attrazione fisica di prima per la moglie (cosa che comunque nell’antefatto iniziale viene lasciata intuire già diversi anni prima). Per lei la cosa non è molto diversa dato che passerebbe volentieri una serata con uno dei tanti ammiratori che cercano di avvicinarla quando siede da sola al bancone di un bar, ma le cui avance declina per non tradire il marito. Striking Vipers arriva dunque inaspettatamente come la possibilità per Danny di fuggire da tutto questo, un paradiso digitale in cui vivere i desideri sessuali irraggiungibili nella sua realtà. Karl dalla sua, ancora single e frequentatore abituale di donne attraenti e più giovani, trova pane per i suoi denti. Il nodo cruciale dell’episodio arriva nel finale quando, dopo che Karl, attraverso Roxette, si dichiara a Lance, che in realtà è Danny, dicendo che lo ama, Danny decide di baciare Karl per capire se sono gay o no. Nessuno prova niente l’uno per l’altro ma l’attrazione tra Roxette e Lance continua. Solo a questo punto si ha la prova della complessità delle sensazioni suscitate dall’episodio nello spettatore. Il finale poi è una chicca oscura e rivelatoria. Danny confessa tutto alla moglie, ormai conscia del suo allontanamento, e si accordano: lui e Karl potranno continuare ad incontrarsi e amarsi come Roxette e Lance, mentre Theo potrà accettare gli inviti dei suoi ammiratori. Capito? La monogamia ha fallito.

Giudicato globalmente è però Smithereens l’episodio migliore della stagione. Chris fa’ il tassista ed è un tipo un po’ schivo in seguito alla perdita della moglie, anni prima, e della madre, recentemente. Nel suo gruppo di terapia conosce una donna la cui figlia si è suicidata da poco e, una volta diventati intimi, gli confida di cercare spesso la password del social network Persona, utilizzato dalla figlia, per indagare sulle motivazioni del suicidio. Chris, che nutre una sorta di astio, per il momento incomprensibile, per l’azienda di social network Smithereen, un giorno finisce proprio per dare un passaggio in taxi ad un suo dipendente, Jaden, e lo rapisce. Il ragazzo viene legato e minacciato con una pistola da Chris solo perchè è dipendente di Smithereen. Il sequestro, da indiscriminato atto terroristico nei confronti della società, si rivela un atto di forte accusa nei confronti della stessa. Chris infatti incolpa Smithereen di aver creato una piattaforma sociale virtuale che provoca grande assuefazione, ritenuto dallo stesso Chris il motivo per cui anni fa perse la moglie, perchè mentre era al volante stava controllando le notifiche sul cellulare.

Mentre il percorso del rapitore e dell’ostaggio viene improvvisamente seguito dalla polizia, fino a che non giungono in un campo e si fermano, Chris ormai sotto l’attenzione di tutti, chiede una sola condizione per rilasciare Jaden illeso: parlare con Billy Bauer, creatore di Smithereen. Non sarà facile. Billy si è infatti isolato in una specie di ritiro mistico, ma una volta rintracciato dai suoi funzionari, inaspettatamente decide di ascoltare Chris. La vera svolta della storia è proprio qui. Se infatti la pretesa del protagonista di guadagnarsi l’attenzione di un deus ex machina dei social si direbbe l’ennesima lotta contro i mulini a vento, diventa sorprendente per lo spettatore scoprire che Billy Baeur è molto più umano di quello che si pensasse. Alla base di questa convinzione sta la percezione che abbiamo di determinate icone del business, notoriamente reputate snob e sicuramente al di fuori delle nostre umili preoccupazioni. Billy Bauer è un leader e un uomo d’affari diverso, pronto ad ascoltare e capire il punto di vista di una persona qualunque come Chris, sfortunata ed arrabbiata. Questo perchè, come lo stesso Bauer confessa, Smithereen non è più quello che doveva essere, per come lo aveva concepito. E’ quindi disposto a scusarsi e comprende lo sconforto di Chris a tal punto da proporgli persino un aiuto economico. D’altro canto, sono i suoi sottoposti, amministratori delegati e direttori vari, a scoraggiarlo dall’esporsi così tanto al pubblico. Allo stesso tempo sono proprio questi a non essere minimamente preoccupati delle sorti del povero Jaden, lo stagista ingiustamente preda dello squilibrio mentale di un uomo che gli potrebbe sparare in qualsiasi momento, anche per sbaglio. Il messaggio è chiaro: non sono i creatori dei social network il problema ma le persone che cavalcano l’onda del successo investendoci.

Chris (Andrew Scott) tratta al telefono con gli Smithereens.

Come Billy Bauer afferma infatti è stato proprio chi ha acquisito i diritti di Smithereen ad invogliare sempre di più l’utente ad utilizzarlo fino a farlo diventare una droga e a snaturarlo. Nel ritmo a rotta di collo della puntata dunque è stato inserito un evidente attacco a Facebook e simili e al potere che esercita sui suoi utenti. E per quanto il segreto di Chris, rivelato solo nel finale a Billy, possa sembrare un po’ tirato per i capelli, Smithereens fa’ della grande suspense e di momenti rivelatori i suoi punti di forza e può contare su un’interpretazione da ricordare di Andrew Scott (Chris). Oltre ad essere una delle più belle sorprese di Black Mirror è il primo episodio che non si sa realmente come finisce. Nella conclusione è nelle intenzioni del rapitore di lasciare libero Jaden, ma per fare questo chiede a Billy Bauer di avere la password dell’account su Persona della figlia defunta dell’amica conosciuta alla terapia di gruppo. Una volta giratale la password Chris rilascerebbe Jaden, ma prima decide di suicidarsi. Jaden che ormai prova profonda empatia per Chris cerca di dissuaderlo scatenando una colluttazione in macchina. La polizia che sta osservando intuisce il pericolo e permette al cecchino puntato sui due di sparare. Con un enigmatico ed improvviso schermo nero, il regista James Hawes, ci nasconde chi è stato colpito tra Chris e Jaden.

Dopo un episodio così intenso e significativo si arriva a quello che è sicuramente il momento più debole della stagione: Rachel, Jack E Ashley Too. Rachel Goggins e la sorella Jack si sono appena trasferite con il padre in una nuova città. Le due ragazzine sono molto diverse. Jack ama i Sonic Youth e i Pixies, Rachel invece impazzisce così tanto per la popstar del momento, Ashley, che si fa’ regalare da suo padre Ashley Too, una bambola robot che imita in tutto e per tutto il carattere di Ashley. Avere a che fare con Ashley Too è come avere a che fare con una persona vera: ti ascolta, ti sostiene, ti aiuta, prova empatia per chi la utilizza, è proprio come un’amica. Questa infatti motiva Rachel ad avverare il suo desiderio più grande, cioè diventare anch’essa una popstar. Mentre Rachel impara dalla sua icona, proprio Ashley vive un momento di crisi. La zia e manager, infatti vorrebbe che scrivesse materiale sempre più pop, mentre Ashley si sente pronta per una svolta più sofisticata. I rapporti tra le due diventano molto tesi quando Ashley scopre che la zia la sta drogando di nascosto per influenzare il suo processo creativo e in seguito la induce persino in coma per estrapolare dalla sua mente le idee per un nuovo disco diciamo… come zia comanda. E’ una cosa terribile e qui Black Mirror torna a farsi sentire in maniera prepotente. Brooker infatti è riuscito a pensare che in un futuro prossimo potrebbe esserci uno strumento in grado di leggere dalla mente intuizioni musicali, registrarle e plasmarle a piacimento per scrivere delle canzoni. Con Ashley ancora in coma la perfida zia lancia un nuovo tour che sarà portato avanti da un ologramma gigante della diva del pop. Un’evoluzione altisonante e grottesca di un tragico futuro della musica.

Rachel (Angourie Rice), Ashley Too (Miley Cyrus) e Jack (Madison Davenport) vanno a salvare Ashley!

E voi vi starete chiedendo: che fine hanno fatto Rachel e Jack? Loro rientrano in scena quando scoprono che in realtà Ashley Too è farcita dalla copia esatta della mente di Ashley. In questo modo quando la vera Ashley va in coma anche Ashley Too si spegne, per poi riaccendersi improvvisamente determinata a salvare la vera se stessa. Ovviamente in questo pasticcio vengono coinvolte anche Rachel e Jack. Il trio riesce quindi a risvegliare Ashley dalla prigionia/ coma e cavalca verso la terribile zia per smascherarla davanti a tutti. Il finale è un testa di coda di inseguimenti che ricorda tanto le commedie movimentate a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90, quelle dove naturalmente erano protagonisti adolescenti tirati dentro ad affari un po’ troppo pericolosi. Cosa dire di questo Rachel, Jack E Ashley Too? Che la consistenza della trama e di una regia solida si perde abbastanza presto e si intuisce che il motivo è la voglia straripante di mostrare chi interpreta Ashley, cioè la vera icona pop del nostro mondo, Miley Cyrus. La fantasia di Brooker inoltre in questa puntata sembra veramente arrancare alla ricerca di un pretesto per giungere alla conclusione e lo fa’ spesso in maniera maldestra e poco chiara. Miley Cyrus inoltre, che dovrebbe nascere anche attrice oltre che cantante, non lascia troppo il segno qui. A tragedia risolta hanno tentato la finezza di mostrarci una Ashley/ Miley Cyrus (di fatto interpreta se stessa) dedita a sonorità molto più rock ed aggressive (mette in piedi un gruppo con Jack e si esibisce in un locale underground pieno di gente), ma l’esperimento non è che sia indimenticabile.

Complessivamente comunque si può dire che la quinta stagione di Black Mirror, grazie a due puntate veramente audaci e riuscite, è una di quelle che a mio parere si fa’ ricordare di più. A suo modo questi tre racconti trovano una quadratura in cui si intravede l’intento di voler costruire con il Black Mirror pensiero delle parabole che finalmente potrebbero davvero insegnare qualcosa. Il primo episodio mostra la riscoperta dell’amore che abbatte ogni frontiera e convenzione, il secondo rivela che nel nostro mondo disperato ci sarà sempre qualcuno disposto a scusarsi, il terzo ed ultimo che la musica non accetta un futuro artificioso e spersonalizzato. Alla quinta stagione con tre episodi Black Mirror dimostra di avere molta più speranza di quanta ne abbia mostrata in quasi dieci anni.

Zanini Marco

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