Black Mirror – Prima Stagione – Il progresso tecnologico spaventa.

Black Mirror – Prima Stagione

Anno: 2011

Paese di produzione: UK

Genere: fantascienza/ drammatico/ thriller

Ideatore: Charlie Brooker

Produttore: Charlie Brooker

Regia: Otto Bathurst, Euros Lyn, Brian Welsh

Cast: Rory Kinnear, Lindsay Duncan, Donald Sumpter, Tom Goodman – Hill, Anna Wilson – Jones, Patrick Kennedy, Alastair Mackenzie, Chetna Pandya, Alex Macqueen, Jay Simpson, Lydia Wilson, Daniel Kaluuya, Jessica Brown Findlay, Ruper Everett, Julia Davis, Ashley Thomas, Paul Popplewell, Toby Kebbell, Jodie Whittaker, Tom Cullen, Jim Mistry, Amy Beth Hayes, Rebekah Staton, Rhashan Stone, Phoebe Fox, Daniel Lapaine, Karl Collins

Episodi

  1. Messaggio Al Primo Ministro
  2. 15 Milioni Di Celebrità
  3. Ricordi Pericolosi

Si è vero, sono in ritardo sparato perchè sono passati quasi dieci anni da quando Black Mirror ha iniziato a spalmarsi su di noi. Non che le sollecitazioni siano mancate, anzi.. Quante volte mi sarà capitato sotto agli occhi? Quanti messaggi pungolanti avranno cercato, nella scorsa decade, di smuovere la mia attenzione? Diversi, diversi. Ma io niente. Sempre riluttante, tronfio, altezzoso, reticente. Lo so, vivo nel mio Mondo (e lo scrivo con la M maiuscola perchè è proprio un gran bel Mondo eheheh). Comunque, bando alle ciance. E’ il 2020, sono costretto a stare in casa piuttosto che godermi il tardo imbrunire dovuto all’equinozio di primavera, fuori sono saltati gli schemi per via di sto cesso di coronavirus e si respira aria di apocalisse. Quale momento migliore per scofanazzarsi tutto Black Mirror? Ora, visto che mi sono pappato avidamente tutte e cinque le stagioni, partirò dalla prima e vi dirò cosa ne penso. Perchè tra l’altro sostengo che, al di là del piacere di analizzare un’opera ed esprimere un giudizio al riguardo, è piuttosto interessante posticipare tutto questo ignorando l’ondata d’interesse per fiondarcisi sopra quando il mare torna calmo. E’ un esercizio di astrazione mediatica che somiglia più ad un’operazione di recupero, come eseguire lo scavo di un reperto fossile. Riconosco che sia uno slancio esaltante solo per me ma mi permette in un certo senso di studiare gli effetti di un fenomeno di massa sulla massa, senza averne fatto parte, in un momento in cui è stato ormai digerito e forse anche un po’ accantonato, per rispondere ad una delle più grandi domande: perchè? Piccolo inciso: questa cosa di arrivare tardi alle cose è un po’ una mia caratteristica se non si era capito. Le cose le faccio, le vedo, le sento ma in molti casi con i miei tempi, quando dico io e come dico io. Capito? Tiè!

Partendo dal principio, Black Mirror è una serie televisiva britannica, prodotta però per Endemol (italiana de Roma!) nel 2011. Da noi sbarca un anno dopo su Sky Cinema 1, mentre nel 2016 diventa roba dell’insaziabile Pac – Man transmediale Netflix (da cui mi sono servito per acculturarmi). La grande mente dietro al progetto è quella di Charlie Brooker, l’ideatore, produttore e talvolta scrittore, inglese di Reading, con un passato da fumettista, giornalista e autore di programmi e show televisivi. La prima stagione di Black Mirror si compone di tre episodi che vanno dai 45 ai 60 minuti di durata. Una scelta che già da’ un’idea dell’ambizione della serie, che non vuole essere una fiction classica con una storia unica ma si pone come un insieme di racconti auto conclusivi e con personaggi sempre diversi. La struttura a tre episodi (che sono davvero pochi per una stagione televisiva) poi non lascia dubbi: Black Mirror deve avere parecchia sostanza al suo interno, sufficiente a contenere il bisogno compulsivo dello spettatore e a tenerlo occupato ad arrovellarsi con tematiche serie e non sempre facili da digerire. Tutti questi presentimenti sono confermati dalla visione. Black Mirror non ha una storia unica ma ha dei temi unici, questo è il suo leitmotiv narrativo. Il futuro, scenari fantascientifici, il progresso tecnologico e l’effetto che potrebbe avere sul genere umano, la dipendenza dai dispositivi elettronici e dalle realtà virtuali ecc.. Che questo occupi un futuro più o meno remoto riesce quasi sempre ad offrire letture attuali e critiche sul ruolo che svolgono già queste innovazioni su di noi. Inutile mentire, la visione di Black Mirror è impegnativa e mette sempre alla prova il pubblico con situazioni grottesche e sconvolgenti.

Nel primo episodio, Messaggio Al Primo Ministro, Susannah, la principessa del Regno Unito, viene rapita. Per liberarla il rapitore pone una sola condizione: un rapporto sessuale tra il primo ministro Michael Callow e un maiale trasmesso in diretta nazionale alle quattro di pomeriggio del giorno stesso. Questo, che è l’episodio pilota della serie, è sicuramente il meglio che propone la prima stagione di Black Mirror. Quello che infatti potrebbe sembrare un semplice attacco al potere, tra le mani di Charlie Brooker e il regista Otto Bathurst, si trasforma in un caleidoscopio estremamente completo della società moderna. Michael Callow, che si oppone fermamente alla condizione del rapitore, sguinzaglia ogni risorsa per catturarlo e ordina di far sparire il video ricatto. Sfortunatamente questo viene caricato su YouTube da un account anonimo e istantaneamente visualizzato e scaricato, e nonostante l’originale venga cancellato, compare di nuovo più volte. Nonostante le tv non impazziscano all’idea di divulgare la notizia, in seguito cambiano idea e la trasmettono fino a che non sfonda i territori britannici e diventa di dominio mondiale. A questo punto la principessa non può certo morire e il primo ministro, a suo malgrado, non può certo esimersi dall’atto carnale con il maiale. I cittadini esigono che un uomo così importante si sacrifichi per evitare la morte della principessa, deve dare l’esempio! Se non fosse che la moglie di Michael Callow non è assolutamente d’accordo, perchè vede la sua dignità (non quella del marito) minacciata per sempre. Ma un assistente del primo ministro ha un’intuizione geniale! Servirsi di un attore porno e di un mago degli effetti speciali, perchè con un’illusione visiva il rapitore non riuscirà mai a capire che a fare sesso con un maiale non è il primo ministro ma un attore porno. Purtroppo quest’ultimo viene riconosciuto e fotografato da un fan proprio fuori dagli studi in cui si sarebbe dovuto consumare l’atto. In un attimo la foto viene condivisa, diffusa da tutti e vista dal criminale. Piano A fallito. Il tempo stringe. La provenienza del video ricatto è stata tracciata! Le squadre d’assalto entrano in azione ma lo stabile raggiunto è vuoto. Era un’esca. Convinto dalle minacce di morte ai suo danni e alla sua famiglia, Michael Callow, integerrimo, decide di approcciarsi al suino. Nonostante lo spettacolo non sia niente di interessante tutto il Regno Unito è incollato allo schermo. C’è chi rimane a guardare, c’è chi si disgusta subito. Si scopre dopo che la principessa era già stata liberata mezz’ora prima della scadenza dell’ultimatum e che il suo rapitore era Carlton Bloom, vincitore del Turner Prize (premio di arte contemporanea), intento a dimostrare come un episodio di dubbio gusto potesse distogliere l’attenzione dalla liberazione della principessa rinvenuta per strada. Carlton Bloom nel frattempo si suicida.

Michael Callow (Rory Kinnear) si appresta a consumare l’atto sessuale con il maiale.

Messaggio Al Primo Ministro mostra un sacco di cose attuali e spaventose. La potenza incontrastata di internet e dei suoi mostruosi mezzi di informazione, che si nutrono del protagonismo e della nevrosi da click. La percezione che ha il popolo delle icone che detengono il potere e ciò che il popolo si aspetta da loro. E’ chiaro fin da subito che nell’episodio la vita della principessa sia la cosa più importante per il popolo inglese, ma perchè? Cos’ha fatto la principessa per il popolo inglese? Anche il ruolo del primo ministro in questo è fondamentale ma occupa un altro piano dell’esistenza. E’ un altro personaggio. Il primo ministro è quello che deve sacrificarsi. Ma perchè? Perchè non è giusto che muoia o solo per rispetto dello status symbol della principessa a cui ognuno deve piegarsi? Nonostante si stia parlando di figure assolutamente autoritarie, in questo caso addirittura di un sistema monarchico, la dedizione è totale, è un dogma. L’immagine di una società totalmente assoggettata alle icone del potere. Ancora più sconvolgente è la posizione presa dalla moglie di Michael Callow, la cui unica preoccupazione sembra la sua carriera di moglie del primo ministro, che si profila spazzata via da un marito che pratica sesso con i maiali. Vero motore immorale della storia rimane comunque il popolo, che molla tutto per assistere ad un atto che può definirsi inconcepibile per un essere umano, per il semplice fatto che non è normale, ma che incredibilmente scatena la curiosità, talvolta morbosa di tutti. Volete dirmi che questo non succede già tra noi? Così come la smania incontrollabile di notizie delle tv, che si avvalgono di reporter un po’ troppo rampanti e disposti a tutto per fare il servizio più trash e sensazionale; giunta, contro le indicazioni del suo superiore, nel presunto punto in cui la principessa è stata imbavagliata, è proprio una giornalista assurdamente testarda a finire vittima delle squadre d’assalto che le sparano convinte sia il rapitore. Messaggio Al Primo Ministro mette in scena un’umanità che non aspetta altro che una sciocchezza per animarsi, regredendo allo stadio più infantile. In poche parole l’umanità attuale. La morale è che Michael Callow viene eretto al rango di eroe nazionale, l’aver messo in discussione la sua dignità non ha quindi affossato la sua immagine. Tuttavia il rapporto con la moglie è tristemente appassito.

Il secondo episodio, 15 Milioni Di Celebrità, racconta la storia di “Bing” Madsen, residente in una struttura in cui l’unica attività consentita è pedalare su una cyclette. In questa società, producendo energia si guadagnano i “Meriti”, delle valute virtuali con cui ci si procura da mangiare da macchinette automatiche. Inoltre, gli schermi onnipresenti nelle camere degli abitanti e in tutto il resto della struttura propongono, attraverso continui spot pubblicitari, degli obbiettivi, a cui gli abitanti possono partecipare accumulando i “Meriti”. Tra questi c’è un talent, Hot Shots, e un canale porno, Wraith Babes. I contatti umani sono pressoché inesistenti, pedalare è obbligatorio e rappresenta allo stesso tempo l’unico modo per poter ambire ad una vita privilegiata. “Bing” trova tutto ciò che lo circonda noioso e si pone di fronte alla sua esistenza nella struttura in maniera totalmente indifferente. Un giorno però conosce una ragazza bellissima con una voce stupenda, Abi Khan. “Bing”,che ha ereditato 15 milioni di “Meriti” e non ha nessuna intenzione di spenderli per sè, li dona ad Abi e la convince a partecipare a Hot Shots. L’esibizione canora è sopra la media, ma una spietata giuria la informa che non ci sono più posti disponibili per ottime cantanti, per cui le viene proposto un ruolo in Wraith Babes. Abi, che era stata drogata poco prima, acconsente ed entra a far parte del canale porno. “Bing”, sprofondato nello sconforto, decide di guadagnare nuovamente 15 milioni di “Meriti” per andare anche lui a Hot Shots. Arrivato davanti alla giuria, dopo una performance di ballo, minaccia di suicidarsi con una lama di vetro che aveva nascosto, e sfoga tutta la sua rabbia evidenziando la mostruosa realtà in cui è costretto a vivere. I giurati, anziché ammonirlo o punirlo, ne esaltano l’efficacia della protesta e creano un canale apposta per lui, in cui tutti i giorni potrà esibirsi ripetendo la stessa critica. “Bing” accetta e viene trasferito in un appartamento più lussuoso ma dalla cui finestra si ammira una foresta digitale.

Le cyclette che devono utilizzare costantemente gli abitanti di 15 Milioni Di Celebrità per dare un senso alla loro esistenza.

Anche in questo caso la trama di Charlie Brooker è di grande sostanza trattando quella che è una realtà assoluta della televisione, cioè la spettacolarizzazione ad ogni costo, anche dove non dovrebbe esserci nulla di spettacolare. Nell’assurdo dell’episodio infatti è la protesta contro il sistema stesso a diventare parte integrante dello spettacolo, andando ad alimentare un mostro indistruttibile che si nutre delle nevrosi e delle compulsioni dell’uomo e che allo stesso tempo lo anestetizza. Il circuito chiuso in cui gli abitanti sono confinati è come una scatola che li vede come ingranaggio e non come beneficiario, una sintesi raccapricciante di uomo macchina imprigionato nei meccanismi dell’intrattenimento come se fosse la pedina virtuale di un videogioco. Il quadro, oltremodo angosciante, è appesantito da situazioni sempre più limitanti e stressanti, come le lunghissime attese a cui sono costretti i partecipanti per esibirsi davanti alla giuria, e i criteri di scelta utilizzati totalmente casuali. In questa realtà l’essere umano non ha alcun valore, se non quello di muovere la macchina della dipendenza da spettacolo. Una lettura cupa, ma subdolamente esaltante, che per come è stata realizzata non può non ricordare le grandi aziende moderne e le loro logiche iper produttive (fidatevi di uno che ha lavorato per Amazon).

Per l’ultima storia, Ricordi Pericolosi, (scrive Jesse Armstrong e dirige Brian Welsh) ci troviamo in una realtà in cui è possibile installare dietro l’orecchio un “grain”, ovvero un dispositivo che, collegato all’apparato visivo, registra tutto ciò che facciamo, vediamo e sentiamo. I nostri trascorsi vengono quindi immagazzinati e sotto forma di ricordi è possibile rivederli quando si vuole, anche proiettandoli su di uno schermo. Ne entrano in gioco i risvolti più ossessivi e drammatici. Liam Foxwell, dopo aver sostenuto un colloquio di lavoro, raggiunge la moglie Ffion ad una festa tra amici. La vede parlare con un certo Jonas, un amico che Liam non ha mai visto. Jonas è un donnaiolo e durante la cena parla apertamente del fatto che si masturbi ancora riguardando le sue vecchie avventure sessuali. Quando Liam e Ffion tornano a casa, lei confessa di aver avuto una storia con Jonas che, a causa della gelosia di Liam continua ad arricchirsi di particolari e di importanza. Liam finisce col ricattare Ffion per avere libero accesso ai suoi ricordi e guardare quello che c’è stato con Jonas. E’ tradimento. La situazione si fa’ sempre più morbosa e quella di Liam diventa una vera e propria ossessione, al punto che va a casa di Jonas e lo aggredisce. Tutto precipita fino a che, non si capisce in che modo, ma Ffion sparisce e Liam si aggira per casa finché non si toglie il “grain” dietro l’orecchio con una lametta. Anche qui, pur con risultati più fantasiosi, Black Mirror ci mette in guardia dalla pericolosità e dall’ossessività dell’utilizzo dei dispositivi elettronici e sui danni che può generare l’interfacciarsi con un’altra realtà, in questo caso quella dei ricordi. Presente anche un’evidente denuncia sulla facilità con cui accettiamo di mettere la nostra vita alla mercè di tutti, minando totalmente la nostra privacy.

Gli occhi di Liam si attivano, attraverso il “grain”, per mettere in scena i ricordi.

Le ipotetiche società descritte all’inizio di questa serie sono di totale assuefazione dal progresso tecnologico. E’ un mondo violento e senza controllo, in un’incomprensibile ed incontrollata fuga dalla realtà. Per quanto riguarda i contenuti perciò sicuramente Black Mirror si pone al di sopra della media delle altre serie, ma per ora da un punto di vista tecnico non osa più di tanto. Messaggio Al Primo Ministro, il migliore dei tre episodi, gode di una tensione narrativa tutta sua e di una regia solida. Sugli altri episodi, per altro condotti da una recitazione non proprio eccelsa, si notano trame un po’ stagnanti e prive di un guizzo davvero significativo, oltre ad avere una regia normale, senza infamia né lode.

Zanini Marco

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