La morte viene dal passato – Vincenzo Meleca (TraccePerLaMeta Edizioni)

La morte viene dal passato di Vincenzo Meleca (TraccePerLaMeta Edizioni)

La morte viene dal passatoOggi come oggi sembra che ormai riguardo al nazismo e a ciò che avveniva nei campi di concentramento si sia scritto tutto, che grazie alle testimonianze dei superstiti si sia svelato completamente l’orrore di quei luoghi di morte.

E invece no, non è così e ce lo dimostra Vincenzo Meleca con il suo thriller, “La morte viene dal passato” (TraccePerLaMeta Edizioni).

Con questo libro l’autore accende i riflettori su un aspetto dei lager nazisti su cui ancora si sa pochissimo, rispetto al quale ancora non abbiamo la sufficiente documentazione per sapere quali orrori venivano realmente compiuti in quelle strutture infernali.

Parliamo nello specifico degli esperimenti che medici e scienziati nazisti compivano usando i prigionieri come cavie da laboratorio, sperimentando di tutto e di più, sfruttando i corpi di uomini e donne che per loro altro non erano che materiale  su cui compiere ogni genere di scempio.

Il romanzo inizia raccontandoci di quando nel novembre del ’44 le truppe dell’ Armata Rossa si stavano approssimando ai campi di concentramento nazisti in Polonia, tra i quali il più famigerato di tutti, quello che per l’immaginario collettivo è diventato ormai il simbolo di quella tremenda stagione di morte, Auschwitz.

Da questi campi stavano ormai fuggendo tutti gli alti ufficiali e tutti i medici che ovviamente portavano via  tutti i risultati relativi ai loro esperimenti, tutti i dati delle loro ricerche.

Una di queste ricerche, immaginata (ma poi neanche tanto immaginata mi sa) dall’autore, viene nascosta e custodita in un luogo molto lontano dalle terre teutoniche, dimenticato da Dio e dagli uomini, l’arcipelago Svalbard, un gruppo di isole a circa 2000 km a nord di Oslo.

I dati di questa ricerca dormono sepolti dal ghiaccio e dall’oblio per anni salvo poi suscitare, ai giorni nostri, l’interesse di un misterioso individuo dai loschi propositi.

Intanto dal sud della nostra penisola, da un porticciolo della Calabria, due cugini vengono invitati da un amico norvegese a raggiungerlo per visitare proprio le isole Svalbard.

Vincenzo Meleca ci regala una descrizione di queste isole davvero clamorosa, ci fa sentire in maniera piena l’atmosfera artica di quei luoghi così lontani e cosi ricchi di fascino.

Una volta immersi nella lettura è facile sentire il freddo sulla pelle, sentirsi attorniati dal bianco del paesaggio artico, e magari sentire in lontananza il verso di un orso polare.

L’autore  riesce anche a regalarci una magnifica caratterizzazione dei personaggi, sia per quanto riguarda l’aspetto fisico che per quanto concerne quello psicologico il che per un thriller non è un dettaglio irrilevante.

Gli eventi iniziano pian piano a scorrere in maniera sempre più incalzante, il tasso di adrenalina sale sempre più vorticosamente, fino a raggiungere il picco finale, quello in cui ogni tassello del puzzle trova la sua giusta collocazione, tutti i nodi vengono al pettine per restituirci ogni dettaglio di una storia davvero avvincente e ricca di pathos.

È davvero un gran bel libro, un opera che ci regala tanta avventura, tanta carica adrenalinica ma che al contempo ci mette davanti a qualche spunto per riflettere su un periodo storico che ancora non ci ha raccontato tutto, di cui ancora non sappiamo tutti gli oscuri segreti, di cui non conosciamo ancora tutta la terribile verità.

È grazie a questo tipo di narrativa se però in qualche modo la fiammella dell’interesse per certi aspetti della storia rimane accesa, e si riesce a mantenere vivo il ricordo di terribili fatti del passato, proteggendo la memoria dall’inesorabile velo dell’oblio.

David Usilla

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