Recensione: Racconti bislacchi e stracci di vita quotidiana Patrizia Palombi

Recensione: Racconti bislacchi e stracci di vita quotidiana Patrizia Palombi

 

Racconti bislacchiIl volume: Racconti bislacchi proposto dalla ED SIMPLE, come si intuisce dal titolo, è una carrellata di racconti ambientati nel secolo scorso, che affrontano tematiche difficili perché hanno l’audacia di affrontare la quotidianità, argomento che per quanto possa sembrare strano non è affatto facile da mettere su carta senza annoiare il lettore, cosa che non si rischia con il testo di Patrizia Palombi.

L’antologia spazia da un argomento all’altro riuscendo sempre a toccarti il cuore.

Per alcuni racconti, ammetto che mi sarebbe piaciuto un romanzo a parte perché avrei voluto saperne di più e che la storia “non finisse mai”.

Scrivere racconti è un’abilità sempre più rara anche perché poco incentivata dall’editoria che preferisce le saghe al racconto, nonostante una buona fetta della popolazione affermi di non riuscire a leggere per mancanza di tempo.

Scrivere racconti è tanto difficile quanto recensirli perché trattandosi di testi relativamente brevi una parola è poco e due sono troppe.

Quindi non mi addentro di più sulle tematiche affrontate, ma mi limito a dirvi che la penna di Patrizia Palombi è abile e capace, e merita la vostra attenzione, anche perché sono sicura che avrete modo di “ritrovarvi” in almeno uno dei racconti, di cui non potendo né volendo anticiparvi nulla, metto di seguito i titoli in modo da stuzzicare la vostra curiosità.

 

Le piccole cose. Pag. 7

 

La cosiddetta terza età, magnificamente tenera e terribilmente ricca di significato.

Un lupo non troppo solitario.    Pag. 9

Una delicata follia.    Pag. 53

Il sorriso buffo della Luna.   Pag. 55

 

Sospesa

I’ll fly for you, la vita in un 45 giri.    Pag. 59

La Contessa Lara.   Pag. 79

 

Strani ricordi

Arancia e Vaniglia.   Pag. 81

Abitudini.   Pag 85

Passettini.   Pag. 87

Un filo nascosto.   Pag. 93

Oreste e Anna. Una storia semplice.   Pag. 95

Quello che resta.   Pag. 121

 

Sandra Pauletto

 

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