Kreator – Pleasure To Kill – La morte sarà la vostra salvezza.

Kreator – Pleasure To Kill

Anno: 1986

Paese di provenienza: Germania

Genere: thrashdeath

Membri: Mille Petrozza – voce e chitarra; Roberto Fioretti – basso; Ventor – batteria e voce

Casa discografica: Noise Records

1. Choir Of The Damned

2. Ripping Corpse

3. Death Is Your Saviour

4. Pleasure To Kill

5. Riot Of Violence

6. The Pestilence

7. Carrion

8. Command Of The Blade

9. Under The Guillotine

Se Endless Pain aveva abbozzato una linea da seguire nell’esecuzione di un thrash metal grezzo ed aspro, Pleasure To Kill scava in profondità in questo solco avvicinando prepotentemente il genere alla sua prossima evoluzione. Grosso modo i Kreator in questo momento crescono nello stesso modo di Slayer e Sepultura, accentuando i toni scuri delle chitarre, incattivendo maggiormente la voce e gettandosi in velocità sempre più sostenute, che contribuiscono a creare brani dalle strutture quasi schizofreniche.

Come per l’esordio il combo tedesco opta per una copertina di forte impatto, illustrazione cupa e violenta di un demone che combatte con degli scheletri che non sembrano del tutto privi di vita. Iconografia ricercata, classicità metal.

La materia di cui è composto Pleasure To Kill investe l’ascoltatore subito dopo Choir Of The Damned, un intro epico, quasi pomposo. Ripping Corpse ha l’incedere impietoso dei migliori Dark Angel, con la voce costretta a comprimersi in un graffio dilaniante per inseguire partiture ritmiche fulminee. Con impeto ciclopico la batteria di Ventor sostiene un magma sonoro deviato e devastante. Pochi dischi negli anni ‘80 hanno saputo rappresentare un’idea di furia e pesantezza come Pleasure To Kill. Sintesi ed emblema assoluto di questo modo di concepire il thrash metal è proprio la traccia che porta il nome del disco, enormemente al di sopra di Death Is Your Saviour nella scelta dei riff e nella carica emozionale. Alla base di tutto quel ritornello articolato e perfetto in cui sono scanditi i Kreator: “My only aim is to take many lives, the more the better I feel. My only pleasure is to hear many cries from those tortured by my steel.The colour of your blood from your open body is all I wanted to see. Tasting the blood from your lips as you die means satisfaction to me. Pleasure to kill!” Manifesto di crudezza e brutalità mai sentiti prima probabilmente. Un’angosciante quanto esaltante sfoggio di rabbia.

Il trio tedesco, che vede ancora l’avvicendamento al microfono sia di Petrozza che di Ventor, si trova ugualmente compatto in Riot Of Violence, traccia che mostra tutta la crescita compositiva dei Kreator grazie agli eccellenti cambi di ritmo. In questi termini The Pestilence alza ancora di più l’asticella diventando il momento più ambizioso della scaletta. Scorre tutto lineare tra sulfurei vocalizzi e un serrato tappeto ritmico che improvvisamente prende il volo verso un sentiero tortuoso fatto di chitarre assassine avvinghianti e riff pesanti come macigni. Particolare in cui sicuramente Pleasure To Kill non risplende sono gli assoli di chitarra che tendono ad omologarsi senza ricercare troppa fantasia. Attacchi e sviluppi di questi virtuosismi sono per lo più identici tra loro e i tre thrashers tedeschi non sono ancora in grado di infondergli molta personalità. Tuttavia nel lato B di Pleasure To Kill riescono ancora a regalare momenti da ricordare. Su tutti Carrion e i suoi mid tempo corposi davvero irresistibili, ma sicuramente anche la conclusiva corrosiva Under The Guillotine, un gioiello in pieno stile Bathory, minimale, quasi ripetitiva, ma troppo coinvolgente e brutalmente affascinante per essere ignorata. In mezzo a queste due perle un brano sicuramente più superficiale e naif, Command Of The Blade.

Universalmente riconosciuto come uno dei capisaldi del thrashdeath, Pleasure To Kill è difatti un disco che annuncia una svolta, non solo per chi lo ha composto ma per un intero movimento musicale. Per chi scrive è l’ottima testimonianza di una foga compositiva urgente e folle che, come per l’esordio, fa’ del suo istinto e delle sue intuizioni l’arma più determinante. Arriverà anche il tempo per una cesellatura strutturale inappuntabile.

Voto: 8

Zanini Marco

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