Kreator – Extreme Aggression – Non c’è ragione di esistere.

Kreator – Extreme Aggression

Anno: 1989

Paese di provenienza: Germania

Genere: thrashdeath

Membri: Mille Petrozza – chitarra e voce; Jörg Tritzechitarra; Rob Fioretti – basso; Ventor – batteria

Casa discografica: Noise Records

1. Extreme Aggressions

2. No Reason To Exist

3. Love Us Or Hate Us

4. Stream Of Consciousness

5. Some Pain Will Last

6. Betrayer

7. Don’t Trust

8. Bringer Of Torture

9. Fatal Energy

Nel percorso artistico della maggior parte dei gruppi thrash metal degli anni ‘80 la maturità arrivò con il terzo album: Master Of Puppets per i Metallica, Among The Living per gli Anthrax, gli Exodus con Fabulous Disaster, gli Slayer con Reign In Blood o Agent Orange per i Sodom. Tutte opere diventate immediatamente iconiche e fino ad oggi per molti insuperabili. A causa invece di una terza uscita, certamente migliorativa, ma ancora transitoria, i Kreator toccarono l’apice della loro fase thrash metal con il quarto album, Extreme Aggression. A volte poi ciò che di meglio è stato prodotto da determinato gruppo in quel periodo è totalmente soggettivo (nonostante la bellezza quasi totalmente unanime di Master Of Puppets, quanti non sanno ancora decidere quale sia il migliore tra i primi quattro dischi dei Metallica?); tuttavia per l’umile essere umano che scrive, Extreme Aggression è qualitativamente nella sua complessità il miglior disco dei Kreator.

C’è un prepotente desiderio d’iconicità, forse fino a questo punto sopito, per il quartetto che, a differenza delle precedenti illustrazioni demoniache, decide di farsi ritrarre in copertina con un’accattivante ed elegante gioco di ombre e bianchi e neri. Nonostante la prima impressione sia quella di trovarsi di fronte ai The Beatles del thrash metal, la scelta è vincente proprio perché trasmette tutta la maturità acquisita, che vuole spogliarsi di ogni orpello visivo per conquistare il pubblico con la sola forza della propria musica.

Suscita quasi ilarità la disposizione delle teste di Petrozza e soci, un po’ monte Rushmore (utilizzato per altro dai Deep Purple per In Rock). Satira voluta o frutto del caso? Di certo la terremotante traccia d’apertura, Extreme Aggressions rapisce e distoglie da qualsiasi pensiero intrinseco. Le chitarre rimangono cupe come su Terrible Certainty e la precisione delle plettrate è diventata ormai chirurgica. La produzione, priva di rimbombi ovattati, sottolinea la crudezza di suoni taglienti quanto compatti. Graffiante, imprevedibile e scattante No Reason To Exist è un episodio tensivo in cui Petrozza inizia a dare davvero sfoggio della sua verve comunicativa e di tutta la sua personalità al microfono. In questo avvio non c’è pace dato che alla conclusione di un pezzo coincide l’inizio di un altro missile terra aria come Love Us Or Hate Us, combinazione pressoché perfetta di stop, ripartenze e cambi di tempo dalla classe tutta metal, ma anche dall’impatto assolutamente hardcore. Anche in questo caso l’interpretazione di Petrozza è di altissimo livello. Si passa al riff alienante di Stream Of Consciousness ricca di cavalcate fulminee e di chitarre virulente; un vero e proprio tesoro per chi è in cerca di strutture concise ma allo stesso tempo intricate (per quanto mi riguarda ad esempio si gode parecchio).

A prova di una creatività densissima c’è poi l’intro angoscioso di Some Pain Will Last, vero e proprio tocco di classe. E’ il brano più lungo in scaletta e per l’occasione i Kreator optano giustamente per una costruzione molto ben ragionata, fatta di chitarre che rinunciano per un momento alla velocità in favore di un’illustrazione apocalittica e sofferente. Some Pain Will Last lancia i Kreator in una cerchia di gruppi capaci di una sintesi e di una chiarezza simile a quella dei Sepultura di Beneath The Remains o di Arise. E dopo una momentanea astrazione dal caos ecco il gruppo tedesco ributtarsi ai mille all’ora in una scorribanda indelebile. Betrayer è il prototipo del pezzo thrash metal maturo: tupa tupa incessante, testo ricco e cesellato, stop improvviso, riff in mid tempo da headbanging sfrenato e assolo di altissima qualità. Dopo cotanta bellezza i Kreator si concedono due tracce tutto sommato normali (Don’t Trust e Bringer Of Torture) prima di un finale di livello con Fatal Energy che, partendo da un sentore primitivo si sviluppa ad altissime velocità e culmina con inaspettati intrecci melodiosi di chitarra degni degli Iron Maiden di Somewhere In Time.

E’ il 1989, crolla il muro di Berlino e per il metal si avvicina una nuova era. Intanto i Kreator lasciano la decade con un graffio molto importante.

Voto: 8

Zanini Marco

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