Kreator – Endless Pain – E’ tempo di alzare la tua bandiera dell’odio.

Kreator – Endless Pain

Anno: 1985

Paese di provenienza: Germania

Genere: thrash metal

Membri: Ventor: batteria e voce; Mille Petrozza: chitarra e voce; Roberto Fioretti: basso

Casa discografica: Noise Records

1. Endless Pain

2. Total Death

3. Storm Of The Beast

4. Tormentor

5. Son Of Evil

6. Flag Of Hate

7. Cry War

8. Bonebreaker

9. Living In Fear

10. Dying Victims

La storia di uno dei gruppi thrash metal più importanti della Germania inizia nella Ruhr, ad Essen, all’inizio degli anni ‘80. E secondo voi i Kreator potevano non venire da una città che non è solo il secondo maggiore centro della regione dopo Dortmund, ma anche la culla della Krupp, industria di acciaio, armi e munizioni? Ebbene si.

Il raggiungimento dell’identità vera e propria è farraginoso. Mille Petrozza, Jürgen “Ventor” Reil e Rob Fioretti fondano i Metal Militia, poi si ribattezzano Tyrant e non ancora contenti cambiano in Tormentor. Dopo aver pubblicato due demo però finiscono per chiamarsi Kreator. Il dado finalmente è tratto. Il thrash metal suonato dai tre su Endless Pain è feroce, scuro e brutale, molto più vicino a Possessed e Slayer, piuttosto che a Metallica e Megadeth. Sarà un po’ una matrice comune nella scena tedesca, che difficilmente si concederà a melodie sincere e a momenti riflessivi o blueseggianti. La Germania sforna una covata veramente malefica, sporca e molto poco rassicurante. I tre nomi fondamentali saranno Kreator, Sodom e Destruction, ma velocemente si aggiungeranno tantissimi altri adepti: Necronomicon, Tankard, Mekong Delta, Vectom, Risk ecc…

All’interno di una bellissima e storica copertina epico guerresca (che mette in contatto la band di Essen con le iconografie più classiche del metal di Manowar e simili), si sprigiona l’irruenza monolitica di Endless Pain, che attacca senza fronzoli, colpendo dritto in faccia. L’assalto frontale potrebbe essere paragonato alla brillante immediatezza degli Exodus di Bonded By Blood e un brano come Storm Of The Beast fa’ capire quanto, nonostante la distanza atlantica, le scene fossero vicine.

A rendere particolare il thrash metal dei Kreator sono le voci di Petrozza e Ventor (che per il momento si alternano), ruvidissime, come scuola Bathory. I riff scorrono granitici e senza grosse elaborazioni travolgendo l’ascoltatore come una frana inarrestabile. Altro punto a favore del terzetto è l’orecchiabilità di questo debutto che, tralasciando qualsiasi composizione troppo complicata, si affida unicamente all’impatto. Tormentor e Flag Of Hate diventano istantaneamente inni oltranzisti, ancora oggi ricordati fino alla nausea; ma d’altronde che volete? Qui c’è la storia del thrash. I nostri ci lasciano anche con brani più lenti ed estenuanti come Cry War, in cui si riesce a respirare tutta la materia grezza e desolante della zona industriale tedesca. Ad emergere è soprattutto una sporcizia sonora e un’attitudine stradaiola certamente devota al punk hardcore. Con un lavoro di batteria ineccepibile e dei colpi molto ben assestati i Kreator inaugurano la loro avventura, che è soltanto ad una forma embrionale rispetto alle tetre magie che produrranno in seguito.

Voto: 8

Zanini Marco

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