Intervista: Davide Gadda – Verità Sommerse – Oakmond Publishing

Intervista: Davide Gadda – Verità Sommerse – Oakmond Publishing

Abbiamo da poco recensito Verità Sommerse di Davide Gadda (Oakmond Publishing) e abbiamo ora la possibilità di approfondire con l’autore i temi trattati nel libro.

Buongiorno Davide Gadda, grazie per aver accettato di chiacchierare con noi. Ormai sei un ospite fedelissimo del nostro blog, ed è sempre un piacere poter chiacchierare con te

  • Il tema centrale del tuo romanzo è la verità, il come essa venga percepita, condizionata, relativizzata e come spesso venga resa addirittura non irrefutabile. Come mai hai voluto dedicare un romanzo a questo concetto?

 

Innanzitutto vorrei salutare i lettori e ringraziarvi di cuore per avermi ancora una volta accolto nel vostro nido. Il piacere di quattro chiacchiere con voi è soprattutto mio.

Per rispondere alla tua domanda, ho un interesse quasi ossessivo per il concetto di verità. Stando al dizionario, parliamo di confronto con la realtà oggettiva delle cose, il che è alla base del nostro pensiero e, di conseguenza, delle nostre azioni. Sappiamo però quanto sia difficile acquisire un’adeguata conoscenza e, quand’anche la si fosse ottenuta, maturarne un’interpretazione consensuale.

La verità è essenziale e sfuggente al tempo stesso. Ma va inseguita, sempre, anche quando fa male. È un processo faticoso, reso ancora più difficile quando singoli o gruppi, per ragioni di potere o convenienza spicciola, impediscono una corretta informazione. C’è comunque da chiedersi quanto duraturo sarà il loro vantaggio, a maggior ragione se chi ostacola la ricerca della verità è per primo assai lontano da essa.

  • La cornice entro cui fai scorrere il tuo romanzo è quello di una DDR distopica, anche se alla fine neanche troppo, in cui la struttura totalitaria dello stato rinchiude la popolazione in una gabbia fatta di controllo spietato e di limitazioni oppressive. Cosa ti ha spinto a scegliere proprio questo contesto?

 

Era lo sfondo paradigmatico di una mia idea di regime totalitario pretenziosamente mascherato da repubblica democratica, cui si aggiungevano le atmosfere grigie di Berlino col Muro e il Ministero-Stasi che opprimeva la gente, particolari ben presenti nel nostro immaginario collettivo e funzionali alla mia storia. Eppure ritengo che molti aspetti di quella realtà storica non siano sufficientemente noti. Ad esempio, diversamente dalla gran parte degli altri paesi comunisti il parlamento era multipartitico e in tema di diritti civili c’erano leggi talora più avanzate di quelle della Germania Ovest. Si trattava ovviamente di puri aspetti formali utili alla propaganda, ma dovrebbero farci riflettere sui rischi, da cui nessuna democrazia può dirsi immune, di una possibile involuzione autoritaria travestita da buon governo.

 

  • La manipolazione della verità con l’avvento dei social ha avuto un’impennata incredibile e probabilmente inarrestabile. Quanto credi che i social abbiano inquinato il modo di percepire le cose da parte delle persone?

 

Penso che i social rivestano un ruolo positivo nel consentire una rete di interazioni personali prima inimmaginabile ma che, come tutti gli strumenti, se inadeguatamente impiegati determinino rischiosi effetti collaterali.

Per cominciare, manca il parlarsi a tu per tu guardandosi dritto in faccia, e così c’è chi è colto da deliri di onnipotenza da tastiera e pensa di poter scrivere di tutto senza timore di conseguenze. I social poi, per loro natura, impongono concisione e velocità, che rendono parecchio complicate, se non impossibili, le discussioni ragionate su questioni complesse, ma ben si prestano a messaggi suggestivi a rapido impatto. E la forza della suggestione può far passare per vere notizie che non lo sono.

Sui social si vive di emozioni istantanee che domani saranno già dimenticate. Come fai lì a discutere di senso della vita e massimi sistemi?

 

  • Oggi stiamo vivendo un periodo storico in cui la pandemia di Covid 19 ha definitivamente scoperchiato il vaso di pandora della comunicazione mediatica che ha nella verità un optional assolutamente trascurabile. Cosa pensi di quanto la verità venga calpestata dal mondo della comunicazione mediatica?

 

Non credo che sia stata l’attuale pandemia a rivelare l’inaffidabilità di certa informazione. Vogliamo parlare, per fare un esempio recente, della guerra di civiltà in Iraq per impedire l’utilizzo di armi di distruzione di massa mai fabbricate? Da medico posso drammaticamente capire il perché, come nella fiaba di Pierino, a furia di gridare inutilmente al lupo, quando poi il lupo arriva sul serio e ci troviamo in mezzo alla pandemia, in tanti negano apertamente il problema o diffidano delle soluzioni proposte. Occorrerebbe una seria riflessione, che conduca nel tempo a classi dirigenti più autorevoli e meritocratiche e a un sistema informativo maggiormente indipendente.

 

  • Raccontando e reinterpretando vicende del passato più o meno recente si può secondo te raccontare il mondo che stiamo vivendo?

 

Senz’altro. Mi sorprendo spesso a leggere di eventi passati che potrebbero comparire sulle cronache attuali. Scandali, corruzione, intrighi e peggio ancora.

Allo scoppio dell’ultima guerra, i nazifascisti sostenevano di essere costretti a intervenire per le continue prevaricazioni altrui e poter assicurare, finalmente, la pace e la giustizia tra i popoli. In pratica, la loro era una guerra di civiltà. Vi ricorda qualcosa?

La storia insegna, sempre. Speriamo solo, parafrasando Gramsci, che in giro resti qualche scolaro.

 

  • Da cosa nasce secondo te l’esigenza di uno scrittore di raccontare determinate storie? Cosa spinge lo scrittore ad affrontare determinati argomenti?

 

Scrivere è innanzitutto terapeutico. Tiri fuori quel groppo che ti resta sullo stomaco, lo condividi e speri di lanciare qualche spunto di riflessione. La missione è compiuta quando il lettore ti fa notare particolari su cui tu stesso hai scritto ma che non hai focalizzato. E lì puoi ben dire che il tuo libro è come deve essere. Non opera esclusiva dello scrittore col supporto dello staff editoriale, ma frutto di condivisione coi molteplici universi dei lettori.

 

  • Nel tuo prossimo futuro vedi nuovi progetti letterari? Hai già una storia in cantiere che senti di volere raccontare?

 

Sto lavorando a un romanzo ambientato ai nostri giorni, solo un po’ prima della pandemia. Riproporrò per la prima volta la protagonista di una mia precedente storia, una criminologa del RIS ora alle prese con un misterioso omicidio-suicidio che si rivela collegato a un celebre omicidio politico (reale) del recente passato.

 

Grazie a Davide Gadda per essere stato con noi e per aver risposto alle nostre domande. Speriamo di averlo ancora presto con noi per raccontarci qualche nuovo progetto letterario.

Ancora grazie a voi e ai lettori e un caro saluto.

 

David Usilla

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.