Mostra: Mario Puccini “Van Gogh involontario” – Livorno Museo della città fino al 19/9/21

 

 

Mostra: Mario Puccini “Van Gogh involontario” – Livorno Museo della città fino al 19/9/21


Sede: Museo della Città
Piazza del Luogo Pio, 57123 Livorno LI
Tel. 0586 824551
a cura di Nadia Marchioni
Mostra promossa da
Comune di Livorno, Fondazione Livorno-Arte e Cultura, Fondazione Livorno

 

 

Orari:
Da martedì a venerdì 10.00-20.00, sabato e domenica 10.00-22.00, lunedì chiuso 


Biglietti:
Intero € 8,00
Ridotto € 5,00
Cumulativo con Museo Fattori e sez. arte Contemp. € 12,00
Visite guidate € 2,00 a persona (su prenotazione)

Sito web:
museodellacitta.comune.livorno.it/museo
fondazionelivorno.it/
fondazionelivorno.it/sezione-flac/home/

pagina facebook
www.facebook.com/museodellacittadilivorno/
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www.facebook.com/fondazionelivorno

 

 

Puccini
Oliveto con contadinella e bufali GAM Roma

Dal 2 luglio, per chi ama la pittura è possibile ammirare la mostra del Museo della città di Livorno che ospita una importante collezione di dipinti di Mario Puccini (Livorno 1869 – Firenze 1920). Puccini fu un grande pittore nel solco dei Macchiaioli definito da Emilio Cecchi nel 1913 un “Van Gogh involontario”. Le sue opere hanno un grande valore artistico e molte di esse non sono mai state presentate prima. Fino al 19 settembre sarà possibile ammirarle in tutta la loro bellezza.

 

L’esposizione è stata curata da Nadia Marchioni affiancata da un Comitato Scientifico formato da Vincenzo Farinella, Gianni Schiavon e Carlo Sisi che con competenza ineccepibile hanno esposto le opere di Puccini celebrando così il centenario della sua morte.

 

La collezione “riscoperta” permette di seguire lo sviluppo della carriera artistica del grande pittore a partire dagli esordi con ritratti della fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, in cui è evidente il legame artistico fiorentino di fine secolo e soprattutto il legame con i maestri Fattori e Lega, sino ad arrivare alla maturità dell’istintivo colorista, stato manifestatosi dopo i cinque anni trascorsi negli Ospedali di Livorno e Siena, dove, ricoverato per “demenza primitiva”, fu dimesso nel 1898 e affidato, anche se non guarito, alla custodia del padre, permettendogli di conquistare la libertà. Fu proprio grazie alla malattia che gli fu attribuito a Puccini un legame “involontario” con la pittura di Van Gogh.

 

La curatrice Nadia Marchioni afferma: “Il suo aggiornamento in senso europeo era probabilmente già avviato nel 1910, grazie al confronto diretto con i dipinti di Van Gogh, Cézanne, Gauguin osservati, fra gli altri, alla celebre “Prima Mostra Fiorentina dell’Impressionismo” e stimolato dagli esempi di Alfredo Müller e Plinio Nomellini, come lui cresciuti nell’orbita di Fattori. Da questo momento la carriera artistica di Puccini, assecondando la cronologia, segue anche un criterio tematico, con i dipinti più rappresentativi fra tutti i generei prediletti dell’artista: ritratti, nature morte, vedute del porto di Livorno e, soprattutto, paesaggi, nei quali il lirismo cromatico raggiunge vertici di altissima sensibilità. Con oltre centoquaranta opere divise in otto sezioni, la mostra è l’occasione per far dialogare i capolavori della citata collezione con una serie di altri selezionatissimi dipinti provenienti da diverse raccolte e da prestigiose istituzioni museali come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e le Gallerie degli Uffizi, per illustrare il percorso dell’artista nella sua completezza e attraverso i lavori di più alta qualità formale, permettendo al pubblico e agli studiosi di confrontarsi con opere rare o mai viste precedentemente e aggiungendo preziosi tasselli alla conoscenza dell’enigmatica figura di un artista senza storia e del vivacissimo panorama artistico toscano fra la fine dell’Ottocento e i primi venti anni del Novecento”.

 

La prima sezione è dedicata agli esordi di Puccini con ritratti unici che offrono rare testimonianze del periodo comunque poco documentato e dove Puccini iniziava la sua carriera come ritrattista. Era il tardo ottocento e in Toscana primeggiavano artisti del calibro di Fattori e Lega.

 

La seconda sezione è dedicata al periodo in cui il pittore dovette interrompere la sua carriera a causa della malattia quando egli aveva soli ventiquattro anni. Notizie e documentazioni di quel periodo tragico sono conservati all’Archivio storico della Asl 7 di Siena e testimoniano drammaticamente la sua vicenda esistenziale. Questa sezione documentaria è arricchita da tre inediti autoritratti dell’artista eseguiti fra il 1912 e il 1914. Da questi autoritratti traspare un’anima sensibile e tormentata; un uomo che tentava in tutti i modi di dare un’immagine rispettabile di sé.

 

La terza sezione è interamente dedicata al forte legame che Puccini aveva con il maestro Fattori. A questo proposito la curatrice spiega: “Puccini rimanendo in qualche modo fedele all’insegnamento di Fattori e al saldo impianto grafico e compositivo dei suoi lavori, fu capace di rinnovarne il messaggio e la forza espressiva esasperandone la sintesi formale e caricando la visione con la potenza del colore, talvolta completamente astratto dalla realtà, come nel caso dei buoi azzurri, evidentemente debitori delle acutezze disegnative del maestro”. Accompagnano la sezione una serie di confronti fra opere di Puccini e di artisti come lui cresciuti sotto il modello fattoriano e particolarmente vicini all’artista per vicende personali ed artistiche, fra cui Bartolena, Benvenuti, Ghiglia, Ulvi Liegi, Micheli.

 

La quarta sezione mostra un ritorno alla pittura completamente trasformato. Dal dipingere a figura umana, l’artista passa al paesaggio che lo circonda. Come ad esempio le sue peregrinazioni a Livorno, alla ricerca di scorci solitari e silenziose marine.

 

La quinta sezione è dedicata al panorama culturale cittadino, presentando due importanti e vasti dipinti eseguiti da Puccini raffiguranti “Il Lazzaretto di Livorno”.

Nei primi del novecento a Puccini e ad altri pittori furono commissionate le decorazioni del Caffè di piazza Cavour, di cui si espongono quelle maggiori e ad oggi note di Renato Natali, Corrado Michelozzi e Gino Romiti, con un bozzetto di una decorazione di Gastone Razzaguta ed un disegno di Benvenuto Benvenuti che ricorda l’aspetto della sala del locale; un disegno di Puccini eseguito sul cartone intestato del Caffè, in un confronto con il celebre “Ritratto di Aristide Sommati”, realizzato da Modigliani su carta intestata del locale durante il suo soggiorno livornese del 1909, completano la sala in cui due grandi artisti del Novecento sono così riuniti.

 

La sesta sezione mostra L’artista a confronto con diversi paesaggi: le rare opere eseguite a Digne, nelle Alpi Marittime, dove Puccini si reca nel 1910 e nel 1912,

quelle eseguite in Versilia e a Seravezza dove lo studio del trasporto dei marmi riconduce ai buoi fattoriani, che acquisiscono un colore azzurro.

 

La settima sezione è dedicata all’analisi del mondo del popolo e dei lavoratori: ad esempio bambini oziosi seduti davanti alle loro umili abitazioni e contadini al lavoro nei campi. Con queste opere l’artista entra nell’universo umano illustrando in modo perfetto il lavoro operoso e la semplicità dell’infanzia.

 

L’ottava sezione presenta una selezione di ritratti e nature morte eseguite perlopiù da Puccini; dal 1911 iniziò ad ottenere un buon successo nelle vendite grazie a questi dipinti che creò soprattutto in giornate nuvolose ma che all’osservazione fanno trasparire tutta la sensibilità dell’artista.

 

Una sezione speciale della mostra evoca, come antefatto all’opera di Puccini, “Il giardiniere” di Van Gogh, a tutt’oggi esposto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, prima opera dell’artista esposta in Italia, a Firenze, alla Prima Mostra Italiana dell’Impressionismo nel 1910, dopo essere stata acquistata a Parigi da Gustavo Sforni. A tal proposito la curatrice spiega: “ Quest’immagine, rappresenta il più significativo commento alle parole di molti critici che hanno evocato il nome dell’artista olandese a proposito dell’opera di Puccini, definito un “Van Gogh involontario” da Emilio Cecchi, mentre Mario Tinti espresse la nota equazione: “Puccini sta a Fattori come Van Gogh sta a Cézanne…”, parallelo da cui metteva in guardia Llewelyn Llyd nel suo libro “Tempi andati”, rivendicando l’orgoglio cittadino di un “Van Gogh livornese”.

 

Vale la pena di visitare questa mostra in cui si potrà riscoprire un grande pittore che ha contribuito ad arricchire la storia dell’arte italiana.

 

Ufficio Stampa Mostra:

Lucia Crespi  tel. 02 89415532 – 338 8090545, [email protected]

Chiara Cereda tel. 02 89401645, [email protected]

Ufficio Stampa Fondazione Livorno e Fondazione Livorno-Arte e Cultura:

Stefania Fraddanni tel. 0586 578543 – 338 7060791 [email protected]

 

Teresa Breviglieri

 

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