Intervista a Nicky Persico – Il volo del pettirosso

Intervista a Nicky Persico – Il volo del pettirosso

Abbiamo da poco recensito  “Il volo del pettirosso” (Les Flaneurs edizioni) di  Nicky Persico e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui per parlare del suo ultimo libro, farci raccontare qualcosa dei suoi futuri progetti

Buongiorno grazie per essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

Certo, grazie. Lo preferisco sempre.

 

  • Perché hai scelto il genere giallo ?

 

E’ una dimensione narrativa che mi si attaglia molto. Ho imparato, facendo l’avvocato, che attraverso determinate circostanze – che incarnano le medesime dinamiche ‘investigative’ che ruotano intorno a questo genere letterario – si ha una grande possibilità: conoscere incidentalmente e a fondo le vicende di molte persone. Vicende tragiche, spesso, ma con squarci di umanità impensabili e infiniti. Miliardi di sfumature che alla fine restituiscono una visione nuova degli “altri”. Più impietosa, più reale, e anche molto più intensa. Ecco, attraverso questo genere ho la possibilità di spaziare, di raccontare, di ricordare e spesso di comprendere meglio alcuni passaggi della mia vita che nella fretta di tutti i giorni avevo ‘congelato’, e – attraverso il filtro della narrazione – ricomporne il caleidoscopio: un mosaico di vita che si completa, talvolta. Anche della mia, interiormente.

 

  • Qual è il rapporto di Nicky Persico con il volo?

 

Sono un ex assistente di volo Alitalia: oggi più che mai aggiungo ‘orgogliosamente’, dato che questa compagnia non esiste più, e ora che il trasporto aereo civile è molto cambiato. Ho vissuto anni irripetibili e ormai persi nel tempo: romantici, avventurosi, letteralmente fantastici. Soprattutto perché ho volato in un’epoca in cui non esistevano praticamente né internet né i cellulari. Ne acquistai uno dei primi, quando giravo il mondo: pesava una tonnellata e aveva un’antenna di gomma che sembrava uno dei teletubbies. Il mondo lo scoprivi solo spostandoti, e quel lavoro forniva opportunità inimmaginabili, in questo senso: un mattino eri a New York e un altro a Tokyo, o Mosca, o Caracas, oppure Montreal o Los Angeles e chi più ne ha più ne metta. Il primo volo l’ho fatto per Rio De Janeiro: ne ricordo ancora ogni istante, ogni atmosfera, ogni profumo: compreso quello della spiaggia di Copacabana dove appena arrivati abbiamo bevuto un cocktail tipico locale per festeggiare. Io sono sostanzialmente astemio: insieme alla tensione, alla stanchezza, e alle emozioni varie mi ha fatto un pessimo effetto: ho passato i primi due giorni di sosta in camera a vomitare. Ma è stato bellissimo lo stesso. Il volo lo amo, in sintesi. Quella da Steward è stata la mia seconda uniforme indossata, dopo quella da Ufficiale, e l’ho amata ed onorata al meglio che ho potuto come la prima. Nella foto in copertina sono io.  E inoltre la mia compagna è ancora in linea, sempre Alitalia, hostess da oltre 25 anni. Come se non bastasse, in qualità di avvocato mi sono occupato anche di gravi incidenti aerei. Insomma, il volo fa parte della mia esistenza a tutto campo

 

  • Ci son dei passaggi parecchio introspettivi, c’è qualcosa di autobiografico ?

 

Credo sia tecnicamente impossibile lasciar fuori la propria vita, quando si scrive, anche se lo si volesse: io tuttavia nego sempre, ma mento innanzitutto a me stesso. Me ne accorgo rileggendomi a distanza di tempo. Ovviamente nelle mie storie ci sono esperienze che ho vissuto, anche se trasfigurate nei dettagli.  Magari a volte ho il problema di dovermi frenare, nella narrazione. Ecco, senza velleità di alcun genere, per me scrivere è letteralmente un viaggio interiore. Ed è la parte più bella di ogni libro, perché scopro di avere dentro un pozzo senza fondo – come ognuno di noi – di esperienze che avevo sottovalutato, poco considerato, o non notato quasi per niente. Riaffiorano, e con il tempo si impara a scavare: una esperienza molto bella, qualche volta dolorosa, ogni volta nuova. Non so se sia giusto o sbagliato, ma a me viene così.

 

  • Qual è stata la parte del libro più difficile da scrivere?

 

Credo proprio la parte che racconta Plinio, il clochard. Era molto più ampia, nella prima stesura – sapientemente ridimensionata dalla mia editor, Annachiara Biancardino, che stimo molto e mi ha ricordato la medesima abilità e professionalità di Antonella Fassi di Dalai – perché ho riversato in lui tutte le paure più segrete e inconfessabili di ognuno: finire per strada, senza nemmeno a volte sapere bene come sia accaduto. E’ stata una esplorazione intensa. Alla fine ho esorcizzato tutto con la volontarietà presunta della scelta: il rifiuto sottinteso per quello che chiamiamo ‘sistema’: quel meccanismo che talvolta ti costringe alla sofferenza, ti imprigiona in cambio di un tetto e un piatto di minestra. Una prigione dalle sbarre dorate e accoglienti, dalla quale spesso vorremmo fuggire, come dico nel libro, svoltando l’angolo opposto a quello che ci porta in ufficio, per ritrovarci su un cargo con solo quel che abbiamo indosso, a respirare la salsedine e il sogno di una libertà che non riusciamo più a sentire. Ecco, ci sto ricascando…

 

 

  • I personaggi hanno sempre fatto quello che volevi tu o la storia ha avuto il sopravvento?

 

Questa è davvero una bellissima domanda, e merita una risposta sincera: si sono fatti letteralmente i cavoli loro, dopo un po’. E ho dovuto faticare non poco, a rimetterli in riga.

Non sono nemmeno convinto di esserci riuscito del tutto, alla fine.

 

  • Cosa pensi degli audiolibri, hai mai pensato di questo supporto per i tuoi scritti?

 

Li trovo uno strumento straordinario, e al contempo assolutamente sottovalutato e mal proposto. Mi spiego meglio: potrebbero riempire tantissimi tempi morti delle nostre giornate: alla guida, nelle attese, etc. Sono ideali in tantissime situazioni, e potrebbero essere un valido sostituto dei classici social. Ritengo, tuttavia, che l’accesso materiale ai contenuti sia da facilitare: tipo riprendere da un certo momento, o ascoltarli facilmente in automobile, e così via. Ritengo che se si curasse di più questo aspetto di interfaccia, con un apporto più ‘user friendly’, avrebbero di sicuro un grandissimo successo

 

  • Nicky Persico stai lavorando di nuovo libro ?

 

Sì. Ne ho in cantiere anche più di uno, in realtà. Tuttavia ho avuto una esperienza parecchio deludente con l’editoria, e questo mi ha rallentato molto, in un certo periodo. Devo dare merito ad Alessio Rega ed alla sua squadra di avermi restituito un po’ di fiducia nei riguardi di questo settore, e così ho ricominciato a scrivere. Non cerco fama e gloria, ma principalmente passione: loro la possiedono. E hanno anche le carte in regola per andare lontano, io credo. Personalmente glielo auguro di cuore. E io con loro mi trovo bene: riesco a divertirmi, ed è già tantissimo. Chissà, magari un giorno saremo comunque tutti ricchi e famosi e staremo al Roxy bar a bere whisky: ma sarà incidentale. Credo che sia così, che funzionino davvero certe cose.

 

Grazie mille a Nicky Persico per essere stato con noi sulle pagine dei Gufi Narranti e speriamo di averlo ancora ospite molto presto.

 

 

Sandra Pauletto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.