Intervista a Maximiliano Matayoshi – Gaijin – Funambolo edizioni

Maximiliano MatayoshiDopo aver recensito il romanzo ” Gaijin ” di Maximiliano Matayoshi edito dalla Funambolo edizioni, grazie alla collaborazione della traduttrice Illia Pessoa possiamo intervistare l’autore.

Ciao Maximiliano e grazie per la disponibilità. Ti facciamo subito qualche domanda

  • Come ci si sente quando il proprio romanzo viene tradotto in un’altra lingua?

A volte ho pensato ad una traduzione in giapponese o in inglese, ma in italiano non lo avevo mai immaginato. Quando ero piccolo, con i miei amici scherzavamo sul fatto che il mio cognome è in realtà italiano, Mataioggi. Mio figlio Bruno, grazie ai geni ereditati da sua madre, ha qualcosa di italiano. Ed ora il mio libro si può leggere in italiano. Sembra che qualcosa mi leghi a questo paese.

  • In Italia il tuo romanzo è arrivato nel 2019, grazie all’attenzione della Funambolo Edizioni, ma il tuo libro in realtà già nel 2002 aveva vinto il premio UNAM-ALFAGUARA. Avevi non più di ventitré anni quando hai scritto Gaijin, cosa ti ha spinto ad affrontare una tematica tanto delicata?

Scrivere Gaijin è stato il modo che ho trovato per parlare con mio padre. A quel tempo quasi non ci parlavamo, non ci capivamo. Con la stesura del romanzo ho colto l’occasione per fargli molte delle domande che non gli avevo mai fatto. Anche se credo di non essere riuscito a fare le più importanti.

  1. Il tema dell’immigrazione è un problema sentito in tutto il mondo, soprattutto in Italia. Pensi che rispetto ai tempi di Kitaro le cose siano cambiate?

E’ cambiata la forma, i paesi e i modi per comunicare, ma il dramma continua ad essere lo stesso. Finché esisterà l’ingiustizia economica e sociale, continuerà ad esserci il dramma della migrazione. Le persone non emigrano per piacere/gusto e nemmeno perché il loro paese (di nascita) è povero, ma perché i paesi, aziende e persone ricche continuano ad arricchirsi togliendo opportunità al resto del mondo. Non fu diverso per il Giappone.

70% dei migranti giapponesi nel mondo proviene da Okinawa. Okinawa, fino all’inizio del 20° secolo era un paese indipendente. L’impero giapponese si prese Okinawa con la forza, instaurò un regime autoritario e proibì l’insegnamento della loro lingua nelle scuole.

  1. Come ti sei documentato per raccontare le avventure di Kitaro?

 La prima cosa che feci fu scrivere una cronaca del viaggio di mio padre.

Per mesi sono andato a casa sua tutte le sere per fargli domande ed avere i dettagli. A mio padre piaceva cucinare, io lo aiutavo mentre facevo le domande. Ho dovuto completare da solo molti degli spazi vuoti che mio padre lasciava nel suo racconto. Comunque Gaijin non ha fedeltà/precisione storica, è stato scritto dal punto di vista di un argentino di 20 anni. Non ho mai pensato che il romanzo potesse essere messo a confronto/confrontato con libri storici, il mio intento era quello di capire mio padre.

Grazie ancora per la disponibilità di Maximiliano Matayoshi e dell’interprete Illia Pessoa che a breve intervisteremo.

Sandra Pauletto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.