Intervista a Luisa Ferrari – La villa dei cadaveri – Fratelli Frilli editori

Intervista a Luisa Ferrari – La villa dei cadaveri – Fratelli Frilli editori

 

Abbiamo da poco recensito “La villa dei cadaveri” (Fratelli Frilli Editori) di Luisa Ferrari e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lei per parlare del suo ultimo libro, farci raccontare qualcosa di lei e dei suoi futuri progetti

Buongiorno Luisa, grazie per aver accettato di chiacchierare con noi. Mi permetto di darti del tu se per te non è un problema:

  • E’ la prima volta che abbiamo il piacere di recensire un tuo libro e che quindi abbiamo il piacere i intervistarti. Ci piace prima di tutto imparare a conoscere la donna che si cela dietro l’artista, ci puoi raccontare qualcosa di te?

 

Dietro l’artista che scrive con passione di Musei c’è un medico che lavora in ospedale e studia i Musei con altrettanta passione. Mi sono specializzata in Anatomia Patologica a Torino, nell’Istituto dell’Ospedale Molinette, carico di storia oltre che di scienza. Lì c’era un antico Museo anatomopatologico, risalente agli inizi del ‘900, uno stanzone dal soffitto altissimo pieno di enormi armadi stipati di barattoli con reperti in formalina. Io mi sono occupata dello studio di questi antichi reperti e dopo tante ore passate tra quelle mura non potevo non venir affascinata da quell’atmosfera. Così è nato il primo romanzo, oltre dieci anni fa, Cadaveri e Tacchi a spillo. Dopo essere stato per anni nel cassetto ne è uscito quando, su consiglio di chi l’aveva letto, ho deciso di proporne la pubblicazione. Quasi ingenuamente l’ho spedito alla Fratelli Frilli Editori sperando in bene…e da lì la storia è nota. Ma non mi riconosco solo in lavoro ospedaliero, Museo e scrittura, nel romanzo ci sono altre mie passioni, cani, gatti e buona cucina ovvero le basi della felicità.

 

  • Aurelio Baldanzi è un personaggio a cui è facile affezionarsi, un classico esempio di antieroe, un personaggio a tratti goffo, a tratti indolente. Come è nata l’ispirazione per crearlo?

 

E’ normale che ci siano tantissimi eroi tra commissari, ispettori e detective, perché sono professioni che richiedono decisione e prontezza nell’azione. Baldanzi e l’eroismo spericolato stanno di sicuro un po’ agli antipodi, certo sa agire ma vorrebbe costantemente non farlo, perché di fondo è un bambino cresciuto che cerca solo la tranquillità del divano e della lettura di Topolino. L’ispirazione è stata quella di avere un eroe che ragiona da essere umano, con timori e perplessità che lo agitano fino a quando non ha alternative e si lancia in azione. Un antieroe forse solo in apparenza quindi, che però non vede l’ora che finisca il momento di eroismo per poter tornare alla sua tranquillità.

 

  • Luisa Ferrari,  nel primo capitolo della saga, “Cadaveri e tacchi a spillo “ (Fratelli Frilli Editori), che in questo non mancano i riferimenti ai piaceri della tavola. Che rapporto hai con il cibo e con i piaceri del desco?

 

L’ho detto e lo ripeto perchè ne sono assolutamente convinta, la felicità passa dalla tavola. La maggior gioia forse è preparare squisitezze per condividerle con chi si ama, ma in qualsiasi caso e qualsiasi cosa sia quel che si ha davanti il mangiare è vita. Ho un rapporto strettissimo col cibo e, come Baldanzi, credo che il gorgonzola abbia il potere di dissolvere il malumore. Concede solo un attimo di requie, certo, ma è proprio quell’attimo a donare la forza di andare avanti.

 

  • L’Istituto di Anatomia Patologica di Torino ha avuto una certa rilevanza in entrambi i tuoi libri dedicati a Baldanzi. Cosa ti affascina di quel luogo?

 

Anche qui mi ripeto, come vedete ho pochi pilastri ma radicatissimi, il Museo è un luogo dove la Storia è tangibile, storia di malattie antiche, storie di sofferenza che possono trovare dignità aiutando lo studio delle malattie moderne. Il fascino è quello della conoscenza, cui è impossibile resistere.

 

  • La varietà di personaggi che descrivi in questo libro è veramente ampia, ce n’è per tutti i gusti. C’è qualche personaggio a cui tu sei più affezionata e che ti rispecchia di più?

 

Giulietta Ottolenghi, la patologa astigiana anzi rocchese, è un personaggio con cui ho molta affinità, in primis per l’amore smisurato per i reperti museali. Ma anche la passionale Ornella, motore immobile della vicenda, è un personaggio cui sono affezionata così come  la capricciosa Amalia, donne che cercano di colmare di vuoti con l’apparenza ma che si accontenterebbero di un sorriso sincero. Mi fanno molta tenerezza, anche se non mi rispecchiano. Io mi vedo molto di più nella risolutezza di Giulietta e nel suo amore per gli  animali e per la dispensa sempre rifornita.

 

  • Nel primo capitolo della saga hai limitato il raggio d’azione della storia alla città di Torino. Questa volta hai spostato il cuore della vicenda in un piccolo paesino dell’astigiano, Rocca d’Arazzo. Come mai questa scelta?

 

Diciamo che ho giocato in casa, visto che vi abito, ma non è stata una scelta dettata dall’egocentrismo quanto piuttosto dall’amore che ho per questo paese che non è il mio di nascita e in cui sono arrivata per assoluto caso, Ma è un posto dove si lascia il cuore, tra le colline dove il sole cala mentre il profumo dell’umidità sale dalla terra. Sono cittadina, ho abitato a Verona, Genova e Torino, ma non posso non cedere alla magia di questo posto.

 

  • Luisa Ferrari, ti faccio una domanda, che poi è una mia intima curiosità, che spesso faccio è quella in cui penso ad una eventuale trasposizione televisiva o cinematografica delle avventure di Baldanzi. Chi vedresti come interprete dei personaggi principali di questo tuo libro?

 

Domanda difficilissima, perché io sono appassionata del cinema del passato, per cui un interprete perfetto di Baldanzi sarebbe stato UgoTognazzi. Ma non ci si può ancorare troppo al passato, come insegna Giulietta Ottolenghi, per cui vedrei molto bene come Commissario Baldanzi un giovane attore di nome Francesco Emulo che lavora in una casa produttrice italiana, la L/D Production che spicca nel panorama del cinema con assoluti gioielli che nulla hanno a che invidiare al cinema straniero ben più noto.

 

  • Se leggo l’inizio del primo libro ed il finale del secondo noto che Aurelio Baldanzi ha avuto una certa evoluzione, è in parte cambiato. Questo processo continuerà? Avrà modo di vivere altre avventure?

 

Baldanzi non è un eroe di carta o di celluloide, è un personaggio che in primo luogo è un uomo che cresce negli anni, anche conto la sua volontà. Il processo continuerà, le prossime avventure sono già in stesura. CI sarà un inquietante ritorno dal passato, amori che si infrangono, il Museo eterno protagonista e storie che si intrecceranno nuovamente in nodi gordiani difficili da tranciare. Ma lo vedrete…

Grazie mille a Luisa Ferrari per essere stata con noi sulle pagine dei Gufi Narranti e speriamo di averla ancora ospite molto presto.

 

 

David Usilla

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