INTERVISTA ALESSANDRO BASTASI – MILANO ROVENTE – FRATELLI FRILLI EDITORI

INTERVISTA ALESSANDRO BASTASI – MILANO ROVENTE – FRATELLI FRILLI EDITORI

 

 

MilanoCiao Alessandro, bentornato sulle pagine da I Gufi Narranti. Abbiamo da poco recensito il tuo romanzo “Milano rovente” e ora abbiamo il piacere di scambiare quattro chiacchiere con te.

 

  • Come ti documenti per scrivere i tuoi libri?

 

Mi documento attraverso libri che trattino il tema sui quali costruisco il romanzo, poi c’è il grande mare di internet (da prendere però con le pinze, tanto è infarcito di fake) e, laddove è possibile, la testimonianza diretta di persone che abbiano avuto a che fare con quei temi. Ad esempio per “La scelta di Lazzaro”, che vede in scena la storia di un ex militante della lotta armata in Italia, ho parlato con personaggi vicini a quei movimenti. Per “Milano rovente”, per fare un altro esempio, per documentarmi sulla diffusione della droga in Russia ho letto tra gli altri il libro di Salvatore Giancane, medico tossicologo del Ser.T. Di Bologna, “Il mercato globale dell’eroina”. Documentarsi, soprattutto quando scrivi di tematiche scottanti, contemporanee, vicine a casa nostra, è fondamentale. Il lettore si accorge subito se spari castronerie, e tu perdi di credibilità.

 

  • C’è un personaggio tra i tuoi al quale sei più legato?

 

Difficile dirlo. Nella serie del commissario Ferrazza edita da Fratelli Frilli forse il personaggio al quale mi sento più legato è Guido Barbieri, il padre di Laura, la compagna del commissario, indiscusso protagonista soprattutto di “Morte a San Siro”. Un uomo che è vissuto di ideali, come si suol dire, sessantottini e si trova adesso in una realtà sociale, politica e culturale che non gli è propria, nella quale si sente straniero. È un personaggio che mi somiglia parecchio.

 

  • Quando scrivi un romanzo pensi già agli sviluppi che potrà avere nel libro successivo?

 

Non sempre. Però può capitare. È un’arma a doppio taglio: da un lato delinei già lo sviluppo di una storia, senza quindi dover inventarne una di sana pianta, dall’altro però ti crei una sorta di gabbia dalla quale forse, con l’ispirazione del momento, vorresti uscire ma non puoi più.

 

  • La Milano che descrivi ha un sottobosco assai poco edificante. Credi che sia sempre stato così ma non lo sapeva nessuno o le cose stanno peggiorando?

 

Milano è, com’è naturale, molto cambiata. Nel mio “Morte a San Siro”, in particolare, ho raccontato dei cambiamenti che ha subito, da città industriale a città dei media e dei servizi. Pure la malavita ha cambiato aspetto e metodi, penso ad esempio al quartiere Isola, non tantissimo tempo fa considerata uno dei quartieri generali della mala autoctona milanese, la mitica ligéra, dove il nome ad esempio di Francis Turatello era sulla bocca di tutti. Oggi la ligéra è solo un ricordo nostalgico di qualche anziano, un mito antico sbalzato via da una criminalità importata, come accenno anche in “Milano rovente”, impastata di ‘ndrangheta, di traffico di droga, di business sporco. In “Milano rovente” mi occupo infatti, sotto forma di noir, di alcuni di questi aspetti, come la diffusione della droga e il riciclo illecito dei rifiuti. Ovvio che Milano non è solo questo, in realtà quello che faccio nei miei romanzi è costruire una specie di laboratorio, una copia letteraria della città che sia la più congeniale al mio racconto, con le atmosfere e i conflitti che mi interessa raccontare, una copia attenta comunque alla toponomastica, precisa nell’individuazione dei luoghi, affinché il lettore (milanese), pur spiazzato in una sorta di straniamento rispetto alla realtà che vive tutti i giorni, riesca a riconoscerli; un laboratorio, dicevo, a cielo aperto, disegnato in funzione della storia che voglio raccontare, nel quale faccio accadere delle cose per analizzarne le conseguenze e, come nella canzone di Jannacci, vedere l’effetto che fa.

 

  • Se il tuo romanzo diventasse una serie TV chi vedresti bene nel ruolo del protagonista?

 

Non mi spiacerebbe Alessandro Gassman, ma è già impegnato nel ruolo dell’ispettore Loiacono in una serie di un autore ben più importante di me. A parte gli scherzi, penso che Alessandro Preziosi avrebbe il giusto physique du rôle come Daniele Ferrazza. Un dell’ispettore Ceolin detto ‘Ndemo tosi potrebbe invece essere Giuseppe Battiston.

 

  • Stai lavorando a un nuovo progetto?

 

Sto scrivendo il quarto romanzo della serie. Sarà un po’ diverso dai precedenti, mi permetto in questo romanzo di esplorare altri territori, altre contaminazioni letterarie. È sempre un noir, ma con risvolti che spero originali, nel quale racconto un caso che a cascata genera tutta una serie di sottotrame, con riferimento anche ad aspetti di… Ma basta così, il resto dovrete scoprirlo da soli. 😊

 

Grazie per la disponibilità arrivederci a presto sulle pagine dei Gufi narranti.

Grazie a voi e alla vostra ospitalità.

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