Intervista a Antonella Grandicelli – “Il respiro dell’alba” – Fratelli Frilli editori

Intervista a Antonella Grandicelli – “Il respiro dell’alba” – Fratelli Frilli editori

antonella grandicelli

Abbiamo da poco recensito “Il respiro dell’alba” di Antonella Grandicelli e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lei quattro chiacchiere per parlare del suo ultimo libro e dei suoi futuri progetti

Buongiorno Antonella, grazie per essere qui con noi:

 

  • Come in ogni giallo si parte da una vittima, da un cadavere. In questo caso la vittima è una suora che sembra un po’ essere morta due volte. Come hai avuto l’ispirazione per raccontare la vita di Lucia? Come è nato questo personaggio?

 

Il personaggio di Lucia è il cardine di questo romanzo. All’inizio è una figura opaca, incolore, quasi anonima, ma a mano a mano che procede la storia, attraverso il racconto della sua vita, acquista sempre più spessore, divenendo tridimensionale e definendo a sua volta gli altri personaggi. Lucia ha un ruolo fondamentale nelle dinamiche della vicenda e rappresenta per Martines uno specchio in cui misurare il suo presente e il suo passato.

 

  • Che cos’è per te la verità?

 

L’intero romanzo è costruito sul concetto di verità, che è sfuggevole e multiplo tanto quanti sono coloro che la guardano. Individuare una verità univoca, senza essere inquinati dal giudizio personale, dai propri sentimenti, dalle proprie paure, è quasi impossibile. Spesso la verità è ciò che si combatte, ciò che non si vuole vedere. Per questo dico che è possibile scorgerla solo “nel respiro dell’alba”, un momento che dura solo un istante.

 

  • Nel tuo romanzo c’è il ricordo dei giorni dell’infanzia e dell’adolescenza vissuta, durante il periodo estivo, in uno stato di avventura e libertà. Che ricordi hai tu delle tue estati adolescenziali? Come mai hai voluto sottolineare questo tema?

 

Io appartengo  a quella generazione che passava le vacanze estive in campagna, dai nonni, trascorrendo mesi di assoluta libertà e avventura, nella natura, vivendo amicizie importanti e formative, magari circoscritte proprio all’interno di quel determinato tempo. L’ho sempre considerato un periodo felice, una sorta di età dell’oro, perché tale libertà ci consentiva di usare una fantasia senza freni e dava linfa a sogni in cui credevamo. Molto di ciò è andato purtroppo perduto nell’età adulta e spesso ci troviamo a dover fare i conti con ciò che siamo in confronto a ciò che avremmo voluto essere. Proprio come capita a Luigi Martines.

 

  • Molto peculiare è secondo me l’utilizzo del doppio io narrante, il fatto che la storia la si veda dal punti di vista dei due uomini che seguono parallelamente l’indagine. Come mai hai scelto questo metodo narrativo? Quanto è complicato per Antonella Grandicelli portare avanti una narrazione di questo tipo?

 

La scelta di dare una doppia voce alla narrazione nasce dalla mia passione per i punti di vista differenti. Sono convinta che ogni cosa, a seconda del punto da cui la si guarda, mostri aspetti che non avevamo considerato e che possono sorprenderci. Mi piaceva l’idea di costruire una storia che non avesse un unico sguardo e un unico approccio, ma procedesse da più direzioni, attraverso l’indagine di Vassallo, più ufficiale e razionale, e quella di Martines, più istintiva ed emozionale. In questo modo potevo cercare una sintesi, attraverso la complementarità degli sguardi. È un tipo di narrazione che richiede molta attenzione, è necessario procedere senza mai dimenticarsi che i due punti di vista devono sì convergere, ma non possono mai accavallarsi, pertanto si deve costantemente vigilare sulla scansione dei tempi in cui i due personaggi si muovono. Una scelta narrativa sicuramente non facile, ma che mi ha molto appassionato e mi ha dato molta soddisfazione.

 

  • Sei una poetessa di riconosciuto valore, oltre ad essere una bravissima scrittrice di romanzi. Ti trovi più nella tua “confort zone” nello scrivere poesia o prosa? Trovi difficoltà nel conciliare i due mondi oppure ti vengono entrambe le cose naturali?

 

La scrittura poetica è meno vincolante, grammaticalmente e sintatticamente, spesso nella poesia non c’è necessità di spiegare, ma tutto viene lasciato alla forza evocativa delle parole. La poesia regala una vastità lessicale infinita, mentre la prosa è più controllata e richiede una scrittura sintattica molto più definita. Detto questo, la mia scelta è stata quella di avvicinare il linguaggio della poesia alla prosa, lasciando molto spazio alla potenza delle parole, alla loro capacità di evocare sensazioni, immagini, di trascinare dentro le vite dei personaggi. Sicuramente è uno stile che mi rappresenta e in cui mi sento a mio agio e che spero possa coinvolgere anche il lettore, regalandogli non solo una bella storia, ma anche un’emozione.

 

  • Hai progetti per il futuro? Credi che Vassallo e Martines torneranno ad essere protagonisti di un tuo nuovo romanzo?

 

Quando i personaggi di Vassallo e Martines sono nati non avevo alcuna idea di farne dei personaggi seriali, non ne conoscevo nemmeno io le potenzialità. Quindi non c’era nessun progetto a riguardo. Poi però, con il tempo, mi sono resa conto che entrambi avevano ancora delle cose da dire e mi è venuto spontaneo riportarli insieme e coinvolgerli in un’altra avventura. Al momento ho in mente un’idea per una nuova storia, un argomento molto importante, che mi sta a cuore e sto cercando di valutare se Vassallo e Martines potrebbero trovarvi posto e muoversi a loro agio. Spero di riuscirci, proprio perché la ritengo una storia importante e vorrei che fossero loro a raccontarla.

 

  • Immaginando che un giorno questo tuo romanzo possa trasformarsi in una fiction, chi vedresti, a livello di attori, nei panni dei protagonisti?

 

Ho sempre un po’ di difficoltà a dare un volto conosciuto ai personaggi della letteratura, perché mi piace molto immaginarli e costruirli nella mia mente seguendo la mia fantasia. Se dovessi pensare a qualcuno che riesco a vedere nei panni dei miei personaggi, direi che Liam Neeson potrebbe avere l’aspetto serio e lievemente malinconico che caratterizza il commissario Vassallo, mentre per lo sguardo sperduto e angosciato di Martines penserei a un Ralph Finnies di qualche tempo fa.

Grazie mille ad Antonella Grandicelli per essere stata con noi e speriamo di averti presto nuovamente qui tra le pagine dei Gufi Narranti

 

David Usilla

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