Intervista a Ippolito Edmondo Ferrario – Il banchiere di Milano – Frilli

Intervista a Ippolito Edmondo Ferrario – Il banchiere di Milano – Frilli

 

 

Abbiamo da poco recensito “Il banchiere di Milano” (Fratelli Frilli Editori) di Ippolito Edmondo Ferrario e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui per parlare del suo ultimo libro, farci raccontare qualcosa di lui e dei suoi futuri progetti

Buongiorno Ippolito Edmondo, grazie per aver accettato di chiacchierare con noi. Mi permetto di darti del tu se per te non è un problema:

  • È la prima volta che abbiamo il piacere di recensire un tuo libro e che quindi abbiamo il piacere di intervistarti. Ci piace prima di tutto imparare a conoscere l’uomo che si cela dietro l’artista, ci puoi raccontare qualcosa di te?

Naturalmente, con piacere. Sono nato e vivo a Milano, classe 1976. Dopo alcune esperienze giornalistiche ho iniziato a scrivere, per lo più saggi. Per alcuni anni mi sono dedicato all’esplorazione e alla divulgazione della cosiddetta “Milano sotterranea” attraverso libri e incontri sul tema. Attualmente mi sto dedicando principalmente alla narrativa e penso che lo farò per i prossimi anni, non escludendo qualche incursione anche nel mondo del fumetto.

  • Raoul Sforza è un personaggio affascinante, enigmatico, carismatico e assolutamente lontano dal concetto di politicamente corretto. Come è nata l’ispirazione per crearlo?
  • L’ispirazione mi è giunta sicuramente da storie pregresse. Mi sono occupato di biografie di personaggi che hanno vissuto gli Anni Piombo, approfondendo determinate situazioni. Contemporaneamente un altro mio “cavallo di battaglia” in questi anni sono state le storie di italiani che negli anni Sessanta hanno combattuto come mercenari nei conflitti africani. Credo che da tutto questo bagaglio di situazioni non convenzionali sia sorta la figura del banchiere. E poi, desiderando scrivere un noir, volevo “mettere in moto” un personaggio fuori dai canoni tipici questo genere in cui i protagonisti sono uomini o donne per lo più in divisa che indagano. Mi immaginavo al contrario per la mia storia un soggetto che fosse una sorta di eminenza grigia o nera addirittura, che condensasse in sé molti aspetti negativi, ma che alla fine riuscisse a conquistare il lettore per determinate doti quali un proprio codice d’onore, l’astuzia e una caustica ironia. Spero di esserci riuscito.
  • Il banchiere di Milano è certamente un noir di grande qualità dove non mancano ricatti, intrighi politico-finanziari, omicidi efferati e qualche scena dall’alto tasso di erotismo. Ho notato che però c’è un ingrediente aggiuntivo, una piccola spruzzatina di fantasy che ho trovato essere molto curiosa ma allo stesso tempo molto ben calibrata. Come mai questa scelta?
  • Si tratta di una scelta credo dettata sempre dalle mie precedenti esperienze letterarie. Non mi piace elencare ciò di cui mi sono occupato come se la quantità di argomenti o il numero di pubblicazioni mi qualificassero in qualche modo. Lungi da me. In questo caso però non ho scelta. Il mistero mi ha sempre accompagnato fin da quando ho pubblicato i primi libri. Ho scritto parecchio sul suggestivo borgo di Triora, un paese dell’estremo Ponente Ligure dove si tenne il più grande processo in Italia per stregoneria nel 1587. Triora è un luogo dove storia e mistero vanno di pari passo. E anche esplorando le viscere di Milano prima o poi in qualche mistero ci si imbatte. Ecco perché nel banchiere di Milano c’è anche questo, una vena di soprannaturale che si accorda al personaggio di Sforza.
  • Fai un ritratto della politica e del mondo della finanza non certo lusinghiero. Sicuramente hai attinto a piene mani da una realtà che a volte è più efferata di quanto la fantasia possa pensare. Può un noir come il tuo aiutare il lettore a percepire i mali del nostro tempo?
  • Credo che oggi il noir sia il genere certamente più diffuso e inflazionato proprio perché quello più diretto e immediato per raccontare i mali dei nostri tempi. Si tratta di uno strumento malleabile e duttile, al servizio degli scrittori che desiderano intrattenere il pubblico di lettori, magari cercando di porre l’attenzione su determinati aspetti dell’attuale società. L’attualità in questo senso è una grande fonte di informazioni e di ispirazioni. Ad uno scrittore di noir non si richiede una gran fantasie perché nella realtà si può trovare davvero di tutto.
  • Credi che Raoul Sforza tornerà ad essere protagonista di nuovi libri oppure il suo percorso è terminato ?
  • Raoul è vivo e vegeto e lotta per diffondere il caos…Mi viene da dire rifacendomi all’essenza del personaggio. Mi auguro e spero di poter scrivere ancora molti libri con lui. Attualmente sto terminando la stesura del nuovo romanzo che rappresenta il seguito ideale del primo. Posso dire che tornerà in libreria nel 2022.
  • Hai sicuramente regalato al lettore una playlist di grandissima qualità e ti chiedo, se questo romanzo potesse essere portato sul piccolo o grande schermo, chi vedresti nei panni dei vari personaggi che hai costruito?
  • Questa domanda mi mette seriamente in difficoltà perché pur amando moltissimo il cinema negli ultimi anni non ho avuto il tempo che avrei voluto dedicargli. Se dovessi scegliere il volto di un attore per il protagonista non avrei dubbi. Ho un debole per il grandissimo Willem Dafoe. Non gli assomiglierebbe fisicamente secondo i canoni da me immaginati, ma sarebbe perfetto. Uno sguardo “folle” come il suo è quello che ci vuole per uno come il banchiere…

Grazie mille a Intervista a Ippolito Edmondo Ferrario per essere stato nostro ospite e ti aspettiamo presto ancora qui sulle nostre pagine

 

David Usilla

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