Recensione Anthony Caruana – L’abito della festa – Bertoni Editore

Recensione Anthony Caruana – L’abito della festa – Bertoni Editore

L’abito della festa è un libro medio breve (poco meno di duecento pagine), di rapida lettura e dal linguaggio semplice, che tratta un tema molto scottante, un tabù nella società contemporanea iper-vitale e frenetica: la morte.

Realtà ultima della nostra vita o passaggio verso una nuova realtà, auspicabilmente migliore? Le varie correnti di pensiero (religiose e non) danno le risposte più svariate, dalla reincarnazione alla resurrezione, declinando la dimensione oltremondana in diversi modi (Inferno, Purgatorio, Paradiso…..) oppure negando una qualsivoglia possibilità di sopravvivenza alla stessa, riducendo l’esistenza alla sola parte terrena e togliendo la speranza che vi sia qualcosa che vada oltre e che dia un senso più profondo.

È difficile accettare la morte: ci separa dai nostri affetti più cari, dà un taglio netto alle nostre esistenze spegnendo (almeno apparentemente) ogni auspicio a qualcosa di bello.

I personaggi che affollano le pagine di questo volume ambientato in un obitorio reagiscono in maniera differente alla morte: c’è chi accoglie il suo nuovo impiego come liberatorio, perché trova difficile rapportarsi con le persone, e là sotto non è di certo in gran compagnia, oppure i portantini Luca e Matteo, due simpatici ragazzi che parlano spesso in romanesco e sono di carattere piuttosto effervescente e spiritoso.

Varie vicende  ruotano attorno a Rosa e al suo obitorio: donne che in vita sono state in pessimi rapporti coi fratelli, calzolai venuti dall’estero e vittime di xenofobia, bambini colpiti da gravi malattie e altro ancora.

La protagonista passa attraverso ogni situazione col suo carattere chiuso e arrabbiato,  ma anche con grande delicatezza e professionalità fino a quando avviene un fatto che le cambierà la vita, rimettendo in discussione le proprie convinzioni e incrinando, almeno un po’, la corazza che si è costruita per reagire alle sofferenze dell’esistenza.

Alla morte si arriva anche attraverso l’eutanasia.

Oggigiorno se ne sente parlare moltissimo, fra suicidio assistito, sedazione profonda, testamento biologico ecc. ecc. Casi che hanno scosso fortemente le coscienze, come quelli di Eluana Englaro, Terry Schiavo e DJ Fabo.

Quand’è che uno vive veramente?

È questo il problema alla base della tragica scelta di alcune persone, non legalizzata dappertutto nel mondo.

Coloro che seguono le grandi religioni abramitiche sostengono che la vita sia un dono di Dio e come tale da rispettare e supportare dal concepimento fino alla sua fine naturale, mentre tanti altri ritengono che ognuno debba avere il sacrosanto diritto di autodeterminarsi e di poter decidere quando, e sé, porre termine al proprio percorso su questa Terra.

È sicuramente un quesito morale di difficilissima risposta e che chi gode di ottima salute non può (fortunatamente) comprendere appieno.

Un libro per anime sensibili capaci di ragionare di fronte ad argomenti delicati e spinosi, quindi in qualche modo non per tutti, ma solo per i migliori.

Matteo Melis

 

 

 

 

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