Recensione: L’amore è tutto qui. Alberto Minnella – Bertoni editore

L’amore è tutto qui di Alberto Minnella

amore

Siracusa.

Il 3 aprile, in corso Gelone 63, in un piccolo appartamento al quinto piano, Nicola Maiorca, un ragazzo trentenne e Francesca, aspirante veterinaria, erano alle prese con il telecomando del vecchio televisore.

Lo zapping compulsivo di Francesca annoiava visibilmente Nicola che, ignavo di natura, aveva una strategia difensiva innata per risolvere i momenti di pigrizia: non pensare a niente e perdersi nel nulla.

Nicola conduceva una vita da precario e pur di raggranellare qualche euro, indispensabili per contribuire alle spese di mantenimento, accettò di fare il dog sitter malgrado non amasse gli animali.

Theo, un Cavalier King, il cane affidatogli dalla professoressa Mara Romano, detta Mimì per gli amici, dormiva placido, acciambellato sul tappeto, mentre i due ragazzi discutevano sdraiati sul letto.

Nicola e Francesca dividevano l’appartamento anche con Aldo Gallo, che lavorava come barista part time al bar Midolo sotto casa.

Quel giorno, Mimì, promettendogli un compenso superiore al solito, chiese al ragazzo di tenere Theo anche per la notte in quanto lei sarebbe stata impegnata in una cena con le vecchie colleghe di lavoro.

Nel frattempo in via Torino, nel vecchio quartiere della Borgata, avveniva un strano colloquio molto animato tra due persone, pieno di allusioni e auto compiacimento.

4 aprile

Era una strana primavera quella che stentava a coprire di tepore e di profumi la città di Aretusa.

Gonfie e scure nuvole erano attraversate da bagliori azzurrini. I lampi si abbattevano sulla città e la pioggia scosciava rumorosa.

Quando Nicola arrivò in Piazza della Repubblica, davanti all’abitazione di Mimì, varcata la soglia vide che l’ascensore era guasto. Fece otto piani a piedi accompagnato dai lampi e tuoni e con Theo che tirava come un ossesso, abbaiando continuamente. Man mano che saliva un odore persistente di candeggina gli irritava il naso e giunto davanti alla porta, aprì con la chiave di scorta, ma subito si rese conto che qualcosa non andava. Invece che le tre mandate di chiave, il ragazzo non ebbe resistenza ad aprire. L’appartamento era immerso nell’oscurità e la professoressa non rispondeva ai richiami. Il cane continuava ad abbaiare e l’odore di candeggina era ormai molto forte. Dopo un rapido controllo dell’appartamento, Nicola si diresse in bagno dove nella doccia rannicchiata vide il corpo senza vita di Mimì. L’odore metallico, tipico, del sangue, mescolato a quello della candeggina era insopportabile. La vista della donna morta con la bocca aperta, gli occhi strabuzzati e con lo scempio delle mani recise era insopportabile per il ragazzo, che si fece prendere dal panico e senza volere lasciò il suo DNA sul corpo della donna.

La voglia di chiamare la polizia, ma la paura di essere creduto l’assassino spinsero il ragazzo a scappare. Gli occorse un minuto per giungere, a piedi, davanti all’ingesso di Corso Gelone, ed ancora meno per rinchiudersi nella sua stanza del quinto piano.

Un paio di giorni dopo una denuncia della scomparsa di Mara Romano arrivò alla Questura di Siracusa,

Durante il sopralluogo nell’appartamento di Piazza della Repubblica la polizia trovò il corpo senza vita ed mutilato dell’anziana professoressa strangolata con il filo dell’abat jour.

Il vice questore Fabio Mongolo fece partire immediatamente l’indagine con i consueti interrogatori. Emerse subito, da una testimonianza, che Nicola fu visto con il cane entrare nell’appartamento della Romano.

Nel frattempo, in Viale Scala Greca, presso la Questura, l’ispettore della Mobile, Sebastiano Cannavò, indagava sulla sparizione della moto BMW denunciata dallo stimato dentista, nonché amico del Questore Arzullo, dottore Schillaci.

Nei giorni seguenti, malgrado la consapevolezza di essere innocente, mantenere il segreto sulla sua presenza in quella casa divenne un fardello troppo pesante per Nicola, che decise di confidarsi prima con Aldo e successivamente anche con Francesca.

Tra i due ragazzi il fuoco covava sotto la cenere e il normale rapporto di amicizia si stava trasformando in qualcosa di più profondo, anche se nessuno dei due aveva il coraggio di manifestarlo.

L’apatia tipica di Nicola sommato al tormento di esser sospettato convinsero Francesca a spingerlo a reagire.

Perchè non ti alzi le maniche e scopri quello che ti serve per salvarti il culo. Aspetti e aspetti e aspetti… E cosa hai tra le mani? Mosche, solo mosche. Io, fossi in te, andrei in quel cacchio di condominio ora, subito, e andrei a scassare le palle a tutti.”

In attesa dell’ineluttabile convocazione in Questura in merito all’omicidio di Mara Romano, indussero Nicola a seguire il consiglio di Francesca.

Il ragazzo tornò in Piazza della Repubblica e incominciò a sentire i condomini per cercare di fare luce sugli avvenimenti di quella tragica serata per scoprire chi fossero i colleghi visti quella sera a cena.

Venne anche il giorno tanto temuto e Nicola dopo essere stato convocato, in attesa di ulteriori accertamenti, non potendosi permettere un avvocato, fu nominata come difensore d’ufficio Valentina Bufalino. “Nonostante le prime rughe iniziassero a trovare posto sul suo viso, la Bufalino era ancora una donna dalla bellezza entusiasmante. I capelli, raccolti in un morigerato chignon dietro la nuca, facevano da cornice a due occhi oscuri, in cui baluginavano un pizzico di sensuale crudeltà e di tristezza che li rendevano irresistibili.”

Nel frattempo avvenne un secondo omicidio, anche questo per strangolamento.

L’indagine informale, del ragazzo e della Bufalino, sulla drammatica serata della Romano proseguiva ostinata e valutando, inoltre, i piccoli indizi, con pazienza, determinazione e con l’aiuto anche di Cannavò, furono chiari i motivi che determinarono la morte dell’anziana professoressa; un omicidio motivato da un odio talmente profondo da auto alimentarsi nel tempo.

Venne individuato l’insospettabile assassino e consegnato alla giustizia.

Dopo tre romanzi gialli che raccontano una Siracusa degli anni ’60, con il commissario Paolo Portanova protagonista, Minnella ha scritto un giallo con nuovi personaggi inseriti nella città siciliana di oggi. “Era come una linea di demarcazione fra la Siracusa da cartolina e una città come tante altre. Così da una parte c’era Ortigia, una velina, una pozione magica di cui ubriacarsi. Un sogno antico, etereo. Dall’altra, invece, a cominciare dal corso, c’era tutto quello che stava sotto la velina. Una città ferma, ingorgata e soffocante, reale:”

Ortigia è l’isola che costituisce la parte più antica della città dove Nicola ogni tanto si rifugia.

Alberto Minnella

 

Nell’ultima fatica letteraria di Alberto Minnella,“L’amore è tutto qui”, pur non mancando gli aspetti tipici del giallo, non ci sono eroi ma si riflette sui rapporti umani e come nel precedente romanzo, riprende il tema dell’amore problematico, l’amore non dato che provoca disagio, tanto da indurre Nicola all’amara considerazione: “Un orfano, ecco cosa sono. Un orfano con la madre biologica ancora viva, purtroppo”.

Minnella punta il dito anche sulla mancanza della figura materna, sul passato che ritorna e che si sovrappone al presente e la difficoltà a mettersi in discussione.

Lo scrittore scrive in punta di penna, usa con garbo l’ironia e inserisce , poche ma funzionali, parole in dialetto che arricchiscono la lettura.

Lo scrittore si diletta ad inserire nel romanzo delle citazioni letterarie: Hemingway, Roth, Stevenson e Moravia, ma una in particolare, ad un attenta lettura, è fondamentale per intuire l’evolversi della storia.

Risulta evidente la passione per la musica dell’autore quando cita, a proposito dell’ispettore Cannavò: “…dalla radio partì”Over The Hills Far Away” dei Led Zeppelin, esattamente al punto in cui le sei corde di Jimmy Page lascia il passo al basso di Paul Jones e ai piatti di John Bonham.”

“L’amore è tutto qui”, che da il titolo al romanzo, è una canzone di Piero Ciampi.

Un bel romanzo che merita sicuramente di essere letto e che racconta una storia anche di “mancanze”, ma Francesca, innamorata, sentenzia:

L’amore è il perdonarsi, L’amore è tutto qui” e non occorre altro.

 

 

Alberto Zanini

 

 

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