Recensione: Predatori Notturni – Marzia Musneci – Todaro eduzioni

 Recensione: Predatori Notturni  –  Marzia Musneci – Todaro eduzioni

 

Tutti noi abbiamo nella mente delle città che nel nostro immaginario brillano di una aurea di leggenda, di mito, che immaginiamo, anche giustamente, come luoghi meravigliosi pieni di fascino.

Penso a Roma, Milano, Venezia, Firenze, Parigi, Londra, New York, Las Vegas e chi più ne ha più ne metta.

Ma in ogni grande città la bellezza ed il fascino del suo centro nevralgico nasconde il disagio di periferie spesso abbandonate e lasciate sole a fare i conti con la delinquenza ed il malaffare. Con il suo ultimo libro, Predatori Notturni (Todaro), Marzia Musneci ci racconta una di queste periferie, una di quelle fatte di tristi e squallidi casermoni tutti uguali, e tutti abitati da quella fauna umana che i lustrini del centro può solo sognarli o vederli alla televisione.

Marzia ci racconta la periferia Sud di Roma, la zona del Laurentino 38, mostrandoci tutto il disagio e la sofferenza che abita quello spicco di mondo.

Sicuramente l’autrice ha una grande capacità che è quella di riuscire a rendere, grazie alla sua scrittura, questi luoghi tristi e squallidi, quasi romantici, addirittura poetici.

Marzia Musneci riesce a raccontare situazioni molto pesanti, e spesso molto violente, con una grande leggerezza, riuscendo alle volte anche a strappare un sorriso laddove, a ben pensare, da sorridere ci sarebbe ben poco.

Questo credo sia un grande merito di Marzia e di questo bisogna renderle sicuramente atto.

In questa periferia che abbiamo detto essere lugubre, triste e squallida, spiccano due coni di luce, due luoghi che sembrano quasi due oasi nel deserto e sono il Bar Ristorante di Abbe e Luz e la Palestra di Pugilato di Erminio Morelli detto Minny.

Qui lo squallore del contorno viene quasi scordato, ci si rigenera, ci si confida e ci si conforta a vicenda.

I protagonisti di questo romanzo sono Ezechiele e Samuele Ciullà (detti più semplicemente Zek e Sam) e sono una coppia di gemelli siamesi.

Le loro giornate vengono scandite da attività legate alla piccola malavita fino a che qualcosa va storto (per sapere cosa dovete leggere “Grosso guaio a Roma Sud” (Todaro) sempre di Marzia Musneci) e i due non finiscono per dover scontare una pena alternativa alla detenzione.

Di che pena si tratta? In buona sostanza vengono obbligati a prestare un servizio sociale che nei fatti consiste nell’insegnare pugilato in un orfanotrofio.

Nel tempo libero aiutano Abbe e Luz nel loro ristorante.

È ovvio che tutto questo non li aiuta a sbarcare il lunario e quindi devono inventarsi qualcosa che sia redditizio, ma non li porti a rischiare la galera. Si inventano “tombaroli”, in pratica dissotterrano dei reperti archeologici per rivenderli e guadagnare denaro.

Ovviamente anche in questo caso qualcosa va storto e si trovano di nuovo nei pasticci.

Sembra che la sfortuna si accanisca sui due ragazzi, facendoli sempre trovare nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Ma in realtà sono solo sfortunati o un po’ se la vanno a cercare? Ai lettori l’ardua sentenza.

Intorno ai due protagonisti si muovono una moltitudine di personaggi davvero molto caratteristici, molto ben costruiti e caratterizzati sotto tutti i punti di vista dall’autrice. Troviamo  il viceispettore Nicola “Nick Badile” Castillo, Ahioilnaso alias Roberto Ferretti, il giornalista Bob Carrezza, Minny Morelli, Abbe, Luz e ancora tanti altri.

È un romanzo che una volta iniziato non lo si lascia più sino alla fine, l’incedere adrenalinico della vicenda fa si che il lettore ne venga completamente rapito.

Leggere questo libro significa essere catapultati in un turbinio di emozioni e colpi di scena, in un caleidoscopio di sensazioni contrastanti.

È un gran bel libro che consiglio a tutti di leggere perché ne vale realmente la pena.

David Usilla

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