Intervista a Luigi Alessandro Spina – “In punta di piedi sull’acqua” – Catartica Edizioni.

Intervista a Luigi Alessandro Spina – “In punta di piedi sull’acqua” –  Catartica Edizioni.

Abbiamo da poco recensito il libro “In punta di piedi sull’acqua” di Luigi Alessandro Spina, edito da Catartica Edizioni e abbiamo la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere.

 

Ciao Luigi Alessandro, grazie per essere passato a trovarci. Possiamo darci del tu?

R: Certo!

 

D:    Qual è stata la miccia da cui è scaturita l’idea di scrivere questo libro?

R: Una miccia a due vie: la prima il senso di giustizia che in ogni mio romanzo, almeno fino ad ora, è preponderante anzi direi centrale; la seconda il desiderio di rinnamorami della vita dopo un periodo di malinconia personale.

 

D:  Il comportamento di Lara è esattamente in linea con come ti saresti comportato tu, o il tuo personaggio ha scelto contro la tua volontà?

R: Lara è un personaggio che si muove all’interno di un contesto limitato, dove i confini sono tracciati dalla penisola dell’Argentario. La paura di oltrepassarli contrasta con la voglia di libertà che le trasmette Javier, viaggiatore senza meta. Ma il suo comportamento è un’apertura alla novità, all’abbattimento di queste barriere, anche se, per buona parte del romanzo, protegge le sbarre della gabbia in cui ha sempre vissuto. Vedo molte similitudini con il periodo di malinconia e lotta interiore che ho attraverso scrivendo questa storia.

 

D:  Ai giorni nostri, con tutti i casi di femminicidio che si sentono, cosa consiglieresti ad una giovane donna?

R: Di uscire dalla gabbia, non solo materiale. L’abitudine, la paura, quell’idea che l’uomo sia la figura forte devono dissolversi. Una vittima non deve resistere, deve ribellarsi, sempre e comunque.

 

D:  Il bene ed il male, sono davvero sempre così distinguibili?

R: No. Ma la cultura serve anche a questo: a conoscere, a distinguere. L’ignoranza non rende liberi di scegliere. Lo spirito critico, il sapere (o pensare di sapere) cosa è giusto e sbagliato si acquisisce con la cultura del leggere, del viaggiare e non solo.

 

D: A momenti potrei percepire Lara, la protagonista, come una moderna Penelope, in attesa del, forse suo, Ulisse. Magari sbaglio ma l’eterna attesa non potrebbe trasformarsi in una condanna?

R: Come ogni attesa del resto. Ma nell’attesa hai la possibilità di sognare, è in quel momento che si concretizza il sogno. Vale la pena soffrire per un’attesa che potrebbe rivelarsi vana? Per me sì. Penso a tutti coloro che non hanno questa possibilità, che per la loro pragmaticità non sono abituati a sognare nulla. Allora penso che vale la pena patire un po’ di sofferenza: è ciò che distingue un sognatore da un pragmatico.

 

D: Cos’è per te la scrittura?

R: L’altro peso della bilancia: da una parte c’è il mestiere che faccio per vivere e dall’altra la scrittura che mi rende libero. La scrittura per me è equilibrio.

 

D: Per le tue straordinarie capacità descrittive, che si denotano dalla lettura del libro, hai mai pensato di fare il reporter di luoghi, più o meno lontani?

R: È un mestiere affasciante, ma che non riuscirei a fare in questa fase della vita: ho due figli piccoli che per me rappresentano ossigeno e con i quali vorrei passare più tempo possibile prima di nuove fasi della crescita, loro e mie.

 

D:  Questo libro avrà un seguito o stai attualmente lavorando ad un nuovo progetto?

R: Nessun seguito. Il finale della storia è aperto al lettore. Attualmente sto lavorando a un nuovo progetto, molto lontano da In punta di piedi sull’acqua. Esploriamo nuovi territori.

Grazie a Luigi Alessandro Spina per la chiacchierata, arrivederci a presto sulle pagine de I gufi narranti

Sabina Bernardis

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