Recensione: “In punta di piedi sull’acqua” – Luigi Alessandro Spina – Catartica

Recensione: “In punta di piedi sull’acqua” – Luigi Alessandro Spina – Catartica Edizioni.

 

“In punta di piedi sull’acqua” di Luigi Alessandro Spina, è un romanzo relativamente breve (127 pagine) il cui genere non è chiaramente definibile: c’è una sfumatura di giallo, un pizzico di rosa e tanta introspezione. La struttura prevede un prologo, due parti (la prima di 9 capitoli e la seconda di 7 capitoli) ed un epilogo.

La storia raccontata attraverso, come detto, una vasta policromia dai toni e dalle sfumature che variano dai più nitidi e accentuati ai più sfumati e dolci, dai più decisi a quelli più tranquilli, dove è facile così far vivere ogni ambiente ed ogni attività, le feste paesane, i colori e i giochi dei rioni, e le tifoserie.

Insomma, un quadretto molto ben descritto al cui interno si intersecano le storie di Lara e Javier, dove “I dolori del giovane Werther” si mescolano al mare con le sue onde, ed alla sabbia, posti caratteristici e appartenenti alle vite dei due protagonisti.

Un mare d’inverno, silenzio e cupo, e un mare “indaffarato” d’estate tra bagnanti, turisti e calura.

Così come la vita e le preferenze dei paesani, diverse tra loro, l’esistenza può essere definita molteplice e complessa in mille e più sfaccettature come la Natura che ci ruota attorno.

Dura e mite, allegra o triste, con  troppa o poca libertà, a volte ci catapulta in esperienze che vorremmo rimanessero segrete, perché temiamo possano portare ad un condizionamento, o ad un cambiamento radicale delle persone accanto a noi. Da esseri umani abbiamo la libertà di scelta, per cambiare gli eventi e la natura stessa delle cose: chi decide di aspettare, chi prova, cambia o ritenta, chi decide di andarsene per scappare, per tornare o per ricominciare, tante personalità, tante le indoli.

“In punta di piedi sull’acqua”, di Luigi Alessandro Spina,  fa riflettere su temi sempre più attuali quali l’immigrazione, i valori umani e gli stereotipi ed i condizionamenti sociali oltre che tra generi.

Un libro ben scritto, scorrevole e accattivante, che, con semplicità, ci permette di lavorare dentro di noi, quasi senza rendercene conto.

Buona lettura a tutti.

Sabina Bernardis

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