Recensione del film “Wolfkin”.
La pellicola diretta da Jacques Molitor, distribuita in Italia da Satine Film, della durata di 90 minuti, è un horror intelligente, cosa rara per il genere.
“Wolfkin” affronta delle tematiche importanti, al punto che quasi mi dà fastidio definirlo horror, per quanto la licantropia ne sia degli argomenti classici.
Ma qui il concetto di uomo lupo è sì l’argomento principale, ma risulta in qualche modo “solo” uno dei temi presenti nel film, che affronta un raggio ben più ampio di situazioni: la propria indole, l’amore materno, l’ accettazione del diverso, i segreti di famiglia, tanto per citarne alcuni.
“Wolfkin” non gioca sullo splatter ma non manca quel leggero stato di allerta tipico dei film “horror”.
Se state cercando il classico lupo mannaro che con la luna piena ulula tipo il cartone animato “Attenti a Luni” e sbrana come non ci fosse un domani siete ben lontani da “Wolfkin”.
Dimenticate ambientazioni ottocentesche, è ambientato ai giorni nostri e questa impostazione dà al film un tocco in più, calandolo in una realtà a noi abituale e rendendolo, a suo modo, ancora più inquietante.
“Wolfkin” è un film tutt’altro che prevedibile e scontato, come comunemente succede nei film di licantropi.
Vai in sala e pensi di sapere tutto, e invece no.
Il regista Jacques Molitor è stato capace di dar vita ad una pellicola che riesce a far provare allo spettatore un caleidoscopio di stati d’animo, senza bisogno di ricorrere ad effetti speciali incredibili o a scene particolarmente raccapriccianti, ma c’è di cosa raccapricciarsi, soprattutto in alcune situazioni che invece i protagonisti del film vivono come la più normale delle azioni, rendendo il tutto ancor più terrorizzante.
Non so se “Wolfkin” ha avuto una distribuzione massiccia nei cinema, e temo di no, ma spesso questo è il destino delle pellicole intelligenti.
Se non lo avete ancora visto, vi invito a farlo, non ne resterete delusi, è una promessa.
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