Intervista a Corrado Peli – “La maledizione di Fossosecco”- Fanucci Editore.

Intervista a Corrado Peli, autore de “La maledizione di Fossosecco”, Fanucci Editore.

Corrado Peli

Abbiamo da poco recensito il romanzo di Corrado Peli: “La maledizione di Fossosecco” edito da Fanucci Editore, e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui.

 

D: Come ti sei avvicinato al mondo della letteratura?

R: Da adolescente leggendo i romanzi di Stephen King. Il primo, lo ricordo ancora, fu “Le notti di Salem”. Se invece parliamo di come mi sono avvicinato al mondo della scrittura, allora il primo testo che ho messo su un foglio, se escludiamo i temi scolastici, è stato il diario di viaggio di un tour ferroviario in mezza Europa, assieme a un gruppo di amici. Lo conservo ancora, scritto a mano in un quadernone a quadretti. Tuttavia, molto lo devo a Enrico Brizzi, che a circa diciott’anni pubblicò “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, che diventò un successo internazionale. Brizzi era mio concittadino (Bologna), mio coetaneo, liceale come me, musicista come me e appassionato di calcio. Insomma, mi fece capire che anche un ragazzo come me poteva scrivere qualcosa degno di essere letto.

D: Perché hai scelto di scrivere una duologia?

R: In verità non è stata una decisione presa a tavolino. Ho scritto una storia, che per struttura e lunghezza era adatta ad essere divisa in due parti.

D: Come nasce l’idea del tuo romanzo?

R: Nasce da lontanissimo, quasi trent’anni fa. Scrivevo per un settimanale locale e mi mandarono qui nella mia campagna il recupero di un aereo precipitato durante la Seconda guerra mondiale e rimasto sepolto per decenni. Quando venne estratto il relitto, all’interno c’erano ancora i resti del pilota, o meglio, quello che rimaneva della divisa e poco altro. Se non ricordo male si trattava di uno Spitfire polacco. I volontari che seguivano il lavoro mi raccontarono che, attraverso ricerche e il registro dei dispersi in guerra, sarebbero risaliti alla sua identità e avrebbero tentato di rendere le spoglie del pilota agli eventuali eredi. Da allora mi è sempre rimasta in testa l’idea dell’anima di un soldato che vaga nei nostri campi alla ricerca di pace e giustizia.

D: C’è un motivo particolare per il quale hai ambientato il tuo romanzo nella Bassa?

R: La Bassa è casa mia. Prima ho detto che sono di Bologna, in verità abito a Medicina, in provincia di Bologna, in un territorio che lambisce le province di Ferrara e Ravenna. Orizzonti infiniti, casolari abbandonati e cosiddette zone umide, o oasi naturali, più simili a certi paesaggi della Louisiana. E poi zanzare e nebbia. Sembra un film dell’orrore, un po’ lo è ma sono luoghi che amo. Sono ambientazioni adatte a certe atmosfere cupe, basti pensare ai film di Pupi Avati o ai romanzi di Eraldo Baldini.

D: Qual è stata la parte del romanzo più difficile da scrivere?

R: Avendo come protagonisti dei ragazzi di tredici anni, la difficoltà stava nel trattare i loro dialoghi e le loro abitudini. Però avendo un figlio esattamente di quell’età, mi è venuto più semplice inserire qualche intercalare tipico degli adolescenti e riprendere quelle che sono le loro passioni.

D: Qual è il tuo pensiero sui Ghost Writers?

R: Affascinante, soprattutto scrivere le autobiografie altrui. Serve talento e sensibilità nel prendere la vita del tuo cliente e metterla in testo diventandone la sua voce.

D: La tua opera presenta chiari riferimenti a Stephen King. Che peso ha avuto il Re del brivido nella tua formazione letteraria?

R: Potrei dire a tonnellate. Quello che ho sempre ammirato di più in lui è la capacità di creare un contesto, un’ambiente nel quale riesce a farti entrare e a farti conoscere tutti i personaggi alla perfezione. Infatti di lui apprezzo soprattutto i romanzi ambientati nel Maine, che è un po’ come la mia Bassa. Tralasciando IT, troppo facile citarlo, elenco “Cose preziose”, “La tempesta del secolo”, “La zona morta”, “Il corpo”…

D: Dopo il tuo prossimo volume in uscita, “Il ponte dell’impiccato”, hai già pronta un’altra idea?

R: Le idee non mancano, alcune sono anche già scritte, romanzi nel cassetto che non sono affatto male, andrebbero ripresi. Devo guardarci e decidere, spesso è una scelta dettata dall’istinto.

 

Caro Corrado Peli, ti ringraziamo per la tua disponibilità, a rivederci e a  presto sulle pagine de I gufi narranti.

Matteo Melis

 

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