Intervista a Iris Bonetti – “La genesi del male” – (Delos Digital)

Intervista a Iris Bonetti – “La genesi del male” – (Delos Digital)

Abbiamo da poco recensito “La genesi del male” (Delos Digital), ultima fatica letteraria di Iris Bonetti, autrice che personalmente amo molto e che torna a trovarci e questo mi fa un enorme piacere.

Buongiorno Iris, grazie per aver accettato di chiacchierare con noi. Ormai sai che per me è un enorme piacere poter chiacchierare con te di quelli che sono i tuoi libri ed i tuoi progetti per il futuro.

  • Dopo aver scritto tanto per i bambini, dopo aver fondato anche una casa editrice rivolta proprio alla narrativa per i più piccini, ti sei messa a scrivere, con un ottimo successo per un pubblico adulto. Come cambia il modo di approcciarsi alla scrittura, al modo di preparare i tuoi libri ora rispetto a quando ti dedicavi ai ragazzi?

 

Contrariamente a quanto si pensa, scrivere per i più piccoli non è un lavoro semplice. Con i bambini devi tarare il linguaggio e la scala di valori a seconda del target preciso di riferimento. In quella fascia di età cambia notevolmente da un anno all’altro. Mutano l’apprendimento, i gusti, la sensibilità e l’approccio alla realtà. I bambini sono un pubblico esigente, al contrario di quello che può sembrare. Non è facile toccare le loro corde e arrivare a conquistarli. Non fanno sconti o favori.

Scrivere per adulti è la sfida che mi ha completato. Per me è stato un passaggio fisiologico, legato forse anche alla crescita dei miei figli. Con la narrativa per adulti inevitabilmente ho cambiato il modo di approcciarmi alla scrittura, dal momento che le storie si sono fatte più complesse, insieme alle scale di valori e alle emozioni che ho sentito il bisogno di esternare tra le righe. La costruzione delle trame dei romanzi la appunto con minuzia su un mio insostituibile blocco degli appunti, un quaderno ad anelli che ha visto la nascita del mio primo romanzo, Empatia. Nelle pagine abbozzo la storia frazionata in capitoli, le caratteristiche dell’ambientazione in cui la storia si svolge e le caratteristiche dei personaggi per dare loro una tridimensionalità credibile.  Nel caso della Genesi del male ho riempito poi pagine di indizi, depistamenti e colpi di scena come un buon thriller deve avere.

 

  • La prima cosa che salta all’occhio al lettore prima ancora di iniziare a sfogliare il libro è la copertina. Sia il disegno che il titolo colpiscono immediatamente l’occhio e la mente. Il bimbo ritratto in copertina è uno dei protagonisti? Perché hai intitolato il libro “La genesi del male”?

L’immagine di copertina fa entrare subito nella storia. Ritrae Ioan, il bambino che firma l’incipit ambientato in un orfanotrofio intriso di orrore, in cui Ioan è vittima insieme ad altri sette compagni di una donna sadica e folle. Nell’incipit è raccontata la genesi della storia, da qui il titolo, perché ogni male si origina da un evento traumatico. Per questa storia ho scelto un luogo nel passato in cui pianto quel seme violento, che poi sviluppa nella furia omicida che segna gli eventi futuri raccontati in questo intricato thriller psicologico. La genesi, quindi, in quanto origine di un male che non si estingue, ma che scorre nel sangue di chi lo ha subito e di chi lo compie, esattamente come un morbo. La genesi ha però un duplice significato in questo romanzo. Fa anche riferimento alla genesi del protagonista, il cronista investigativo Leonardo Landi, alle sue origini. In questo primo capitolo, infatti, Landi trova la risposta a una domanda che si pone da una vita: chi lui sia veramente. Una verità che non avrebbe mai voluto scoprire.

  • In questo libro si parla parecchio di psichiatria, uno dei personaggi principali è una psichiatra, e parli di tante pratiche psichiatriche. Io, come credo molti dei nostri lettori, ovviamente sono abbastanza digiuno di questa materia quindi molte delle cose che racconti non riesco a capire se sono pratiche reali oppure sono degli escamotage narrativi. Cosa c’è di vero e cosa invece è frutto della tua fantasia?

La psicoanalisi è una materia che da sempre mi affascina, tutti quei meccanismi del cervello che mette in campo per aiutarci a sopravvivere a traumi, altrimenti distruttivi. Attratta da questa materia, nel tempo mi sono documenta e questo è uno dei motivi per cui ho scelto di inserire nel romanzo la figura di una psichiatra, Ana Petreanu, mettendola a collaborare con la polizia e con Landi. Un altro motivo è che Ana è un personaggio fondamentale per lo sviluppo della trama e dello stesso Landi. La pratica usata da questa capace professionista, Ana, è quella dell’ipnosi regressiva che scava ancora più in profondità nel passato dei suoi pazienti, permettendo di riportare a galla quei ricordi dormienti messi da parte dall’esperienza dissociativa della mente nel tentativo di proteggersi. Ma il cervello, al contrario di un computer, è più complesso da aggirare e l’ipnosi non è in grado di cancellare quei ricordi ed è qui, quindi, che mi sono concessa una piccola licenza narrativa che però non svelo. Lascio a voi il divertimento di scoprirla.

  • Chi ha letto o leggerà il tuo libro non può non notare come la trama sia molto articolata e complessa ma allo stesso tempo molto coerente, robusta e credibile. Come è nata questa storia nella tua fantasia e quando lavoro c’è stato dietro alla scrittura di questo libro?

Ci sono storie che si cercano e storie che arrivano. La genesi del male è arrivata così, all’improvviso e mi ha stupito per come la struttura fosse già solida nella mia mente sin dall’inizio. L’idea è senz’altro in seno ai miei interessi riguardo le realtà di alcuni orfanotrofi, le infanzie difficili e i rapporti famigliari tossici. Dall’idea, ho poi modellato il protagonista Leonardo Landi, un personaggio di cui avevo bisogno centrato nella storia che volevo raccontare: un uomo irrisolto dal passato traumatico. Un uomo sfiduciato e chiuso con una serie di domande sulla propria vita a cui dare risposta in questo primo capitolo di una serie che ho già abbozzata nella mente. Per quanto la trama mi sia arrivata in testa già scalettata, c’era bisogno di inserire quegli elementi necessari a una buona indagine quali indizi e depistamenti, atti a portare il lettore fuori strada, dando valore ai colpi di scena. Questo è stato il lavoro più complesso nella stesura di questo romanzo, dovendo fare attenzione a non fargli perdere robustezza e credibilità. Altro lavoro importante sono state la ricerca alle fonti storiche e alle ambientazioni che ho scelto di inserire, ma come dico sempre, per me sono anche la parte stimolante e di crescita che offre la scrittura.

  • Le vicende narrate nel romanzo si snodano tra tre città che sono Firenze, Torino e Cardiff. Come mai hai scelto queste location? Sono città che per te hanno un significato?

La scelta delle location è stata condizionata da tre differenti elementi. Firenze e la Toscana le ho nel cuore. Ho avuto modo di conoscerle e viverle a fondo in passato e sono diventate parte di me, esattamente come la città in cui sono nata, Milano. Inoltre la Toscana è anche una regione fortemente esoterica, esattamente come la città di Torino, motivo per cui l’ho voluta tra le ambientazioni del romanzo. Torino nasconde ombre e luci e devo ringraziare le guide che me l’hanno fatte scoprire. Non poteva mancare. La scelta infine dell’ultima location, Cardiff in Galles, non è avvenuta per qualche ragione particolare. È arrivata insieme alla storia e perciò ho voluto restare fedele alla mia ispirazione. Confesso di essermi chiesta il perché la mia mente l’abbia scelta, quando poteva scegliere tra molte altre città europee che ho visitato e che avrei fatto meno fatica a descrivere. Forse la risposta ha un che di imperscrutabile e arriva da qualche vita passata. Chi può dirlo?

  • Questo è un romanzo che potremmo definire Thriller-Horror, nel quale sicuramente qualche scena di un certo impatto non manca, nel quale il tasso di adrenalina è decisamente alto per quasi tutto il tempo. Per scrivere libri di questa forza bisogna, immagino, essere prima di tutto avidi lettori. Tu che genere letterario preferisci? Hai qualche autore che ami particolarmente?

È vero, la mia passione per il genere horror e thriller si respira tra le pagine di questo libro. Come racconto sempre sono cresciuta coi film horror. Sin dalla tenera età mia madre ha azzardato a farmeli vedere ed era diventato un momento piacevole da condividere insieme, nel quale non avere troppa paura. Una scelta che ho replicato coi miei figli.

Per quanto riguarda gli autori che amo, non posso che professarmi adoratrice del re dell’horror Stephen King. Ma ce ne sono molti altri di autori che amo, tipo Stieg Larson, Joel Dicker, Jo Nesbo, la Cornwell, Freeman e potrei andare avanti. Quello che però difficilmente trovo è una commistione tra i due generi, thriller e horror, dove il primo acquista connotazioni cupe e inquietanti tanto da far alzare l’asticella della tensione a mille. Forse è anche per questo che mi è arrivata la storia della Genesi del male.

Era qualcosa che avrei voluto leggere.

  • La vita di ogni giorno ci insegna che il male è sempre in agguato, è intorno a noi e basta poco che entri nelle nostre vite. Basta leggere i giornali, seguire i telegiornali ed il male lo vediamo in maniera plastica. Lo vediamo nelle violenze, nelle sopraffazioni, nelle prevaricazioni. Ormai femminicidi, violenze sui minori, omicidi per futili motivi, guerre, e chi più ne ha più ne metta, sono all’ordine del giorno. Credi che oggi il male sia più forte rispetto ad anni fa oppure è solo il percepito dovuto ad una maggiore capillarizzazione dell’informazione? Secondo te il male fa parte del corredo genetico dell’essere umano oppure in qualche modo si sviluppa a causa di situazioni contingenti?

William Golwing diceva che gli uomini producono il male come le api il miele, riferendosi al male come parte intrinseca e naturale dell’essere umano.

Io credo che in parte lo sia. Il male è uno strumento che la natura ci ha dato sia per difenderci, sia per conquistare ciò che desideriamo. Tutti noi lo adoperiamo prima o poi nella vita, la differenza sta’ nell’intensità con cui lo usiamo. Non esistono persone totalmente buone, né totalmente cattive. La vera differenza la fa chi è nato in ambienti sterili di affetti o è stato vittima di eventi traumatici che lo hanno profondamente segnato. Il vuoto crea il vuoto, è un fatto di osmosi.

Ma sembra esistere un’altra fonte più inquietante dello sviluppo del male e nasce da una scoperta fatta in campo scientifico, secondo cui gli effetti negativi di una esperienza violenta e sconvolgente possono trascriversi nel corredo genetico trasferendosi alla generazione successiva. Questo spiegherebbe come mai alcune persone sembrano nascere con un’indole più predisposta al male rispetto ad altre, indipendentemente dal vissuto.

Sarà vero? Certo è che c’è ancora molto da scoprire della macchina straordinaria e complessa che noi tutti siamo.

 

  • Si parla spesso del fatto che la lettura stia scomparendo come abitudine delle giovani generazioni, si sta perdendo il gusto di perdersi negli universi che si nascondono tra le pagine dei libri. Come mai, secondo te, questo distacco dei giovani dai libri? Cosa potremmo e dovremmo fare noi per invertire la rotta?

Purtroppo non posso che confermare questa rotta presa dai giovani di oggi, lo vedo con i miei figli e con la loro cerchia di amici e compagni, nei vari anni scolastici. Pur avendo noi, io e mio marito, cercato sin da piccoli a stimolarli alla lettura, essa non ha attecchito nei loro interessi. Indubbiamente l’era digitale non ha contribuito a un’evoluzione di questa pratica, ma al contrario l’ha spenta. A questo si aggiunge la scuola che ha perso la sua principale missione: quella di “allevare” giovani menti. La scuola si è svuotata, offrendo solo un mero nozionismo sterile. Non fanno più né leggere né scrivere a sufficienza, come si faceva un tempo e purtroppo i giovani hanno perso l’allenamento a farlo, diventando incapaci nell’esprimersi correttamente.

A un libro si preferiscono stupidi video trasmessi dai social.

Cosa si può fare? La risposta è facile: tornare a una scuola formativa come era una volta. Difficile è cambiare la direzione di chi ci governa e che ha potere di decisione sulla scuola. Il motivo per cui si è presa questa direzione lo si scopre analizzando i tempi in cui viviamo e usando un po’ di senso critico.

  • Credo che una volta arrivati alla fine del tuo libro sorga spontaneo domandarsi se rivedremo ancora Landi all’opera, se ciò che in qualche modo è rimasto in parte sospeso verrà ripreso in un prossimo libro. Ci puoi anticipare qualcosa?

Il personaggio di Leonardo Landi l’ho costruito per diventare un protagonista seriale in altre indagini. Questo perché ho già disegnato il percorso evolutivo che desidero fargli intraprendere, con un finale che sono certa sorprenderà i lettori. Nella prossima storia, il sequel de La genesi del male, che ho già terminato di scrivere e credo uscirà entro la fine del 2024, Landi tornerà a indagare. Questa volta unicamente nella sua Toscana nel mondo del satanismo, altro fenomeno purtroppo in forte crescita in questi tempi bui. Questo sequel chiuderà il cerchio col finale aperto lasciato nella Genesi del male.

Ringrazio davvero di cuore Iris Bonetti per essere stata ancora una volta nostra graditissima ospite e spero di poterla ospitare ancora presto sulle nostre pagine

David Usilla

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