Intervista a Chiara Forlani – “Il campo delle ossa” (Nua Edizioni)

Intervista a Chiara Forlani – “Il campo delle ossa” (Nua Edizioni)

Abbiamo da poco recensito “Il campo delle ossa” (Nua Edizioni) di Chiara Forlani che è tornata, nostra graditissima ospite, a trovarci. Abbiamo quindi modo di approfondire i temi trattati nel suo ultimo lavoro e per soddisfare alcune nostre curiosità.

Buongiorno Chiara e ben tornata qui sulle nostre pagine, è sempre un grande piacere poter scambiare quattro chiacchiere con te.

– Grazie a voi di avermi invitata, per me che ci ho messo il cuore è bellissimo parlare delle mie opere.

  • Quando hai iniziato a scrivere il primo libro con protagonista Attilio Malvezzi, detto il Foresto, “Delitto sull’Isola Bianca” (Nua Edizioni), avevi già in mente l’idea di creare i presupposti per un personaggio seriale oppure ti sei accorta delle sue potenzialità solo dopo aver terminato la stesura del primo capitolo? Cosa ti ha convinto ad investire sul Foresto?

– Ancora prima di iniziare la stesura di “Delitto sull’Isola Bianca” avevo in mente di scrivere un’intera serie. La stesura di opere del genere richiede molta progettazione, non si può improvvisare, perciò è stato necessario un lavoro preliminare molto accurato. Dovevo creare personaggi forti e interessanti, con conflitti latenti, un’ambientazione originale e prefigurare fin dall’inizio la possibilità di sviluppi ulteriori. Quindi sono stata sistematica: ho creato una serie di schede personaggio, con gli aspetti fisici e psicologici dei protagonisti, una scaletta dettagliata del primo romanzo e ho disegnato una mappa della location, che si prestasse anche a future ambientazioni. I personaggi, inoltre, dovevano essere numerosi per non rendere troppo facile l’individuazione del colpevole e dovevano avere dei lati in ombra per prestarsi allo sviluppo dei misteri futuri.

 

  • Anche questo capitolo della serie è ambientato nel 1950 prevalentemente tra l’Isola Bianca, Ferrara e zone limitrofe. Ti va di raccontarci qualcosa sull’isola Bianca? Dov’è di preciso? Oggi è ancora abitata?

– L’Isola Bianca è uno scanno fluviale situato nei pressi del ponte sul Po che collega la provincia di Ferrara con quella di Rovigo, esattamente tra i paesi di Pontelagoscuro e Francolino. Un tempo era abitata da varie famiglie, era molto estesa, circa 40 ettari, la terra era fertile e coltivabile e comprendeva una parte demaniale a bosco e una coltivata dai proprietari. Alle coltivazioni si affiancavano allevamenti di animali da cortile e bovini. È stata abitata per buona parte del Novecento ma verso gli anni Sessanta è stata abbandonata anche a causa dell’erosione ad opera delle acque impetuose del fiume. È diventata un’oasi naturalistica della Lipu che l’aveva dotata di un sentiero natura e di punti di osservazione, ma negli ultimi anni del Novecento, a causa dei detriti del fiume e della mancanza di personale volontario da parte della Lipu che adesso non ne è più responsabile, si è rimpicciolita di parecchio e si è quasi unita alla golena nei pressi della società “Canottieri”. L’isola ricompare come un fantasma soprattutto quando il Po è in secca, ma non vi sono più edifici, è diventata semplicemente una lingua di terra.

  • Hai dato molta importanza a quello che era il mondo degli zuccherifici in quella zona in quegli anni. Come mai hai voluto porre l’accento su quel mondo?

– Dalle nostre parti, fino all’inizio degli anni Settanta, quando iniziava la campagna saccarifera, in estate, tutta la città e il forese si trovava immerso in un odore molto caratteristico e nessuno poteva avere dubbi: la produzione dello zucchero era iniziata. Nella campagna ferrarese la coltivazione della barbabietola era una grande risorsa: i tuberi bitorzoluti venivano venduti ai vari zuccherifici della zona e i contadini guadagnavano bene. Era un’opportunità anche per i disoccupati e per gli studenti, che guadagnavano qualche buona sommetta lavorando d’estate, insomma nella pianura padana e a Ferrara in particolare era dominante, per questo mi è sembrato importante dare importanza alle attività delle fabbriche di zucchero. Non dimentichiamo che nella sola Pontelagoscuro, piccolo centro vicino a Ferrara, c’erano addirittura tre zuccherifici.

  • Il tuo romanzo è pieno di personaggi davvero molto ben caratterizzati sia fisicamente che psicologicamente. Come nascono nella tua fantasia i protagonisti dei tuoi libri?

– Amo i miei personaggi, tanto che quando scrivo un libro non vorrei mai abbandonarli. Sono tutti ispirati ai miei ricordi, a persone che ho conosciuto o alla mia interiorità, che è multiforme. Sono un tipo curioso e osservatore, mi interessa la natura umana e non mi sfuggono le sfumature di personalità e di aspetto fisico. Uso le mie osservazioni per creare personalità credibili con il giusto grado di profondità. Esattamente come me, loro hanno tanti dubbi e conflitti interiori.

  • Il protagonista, Il Foresto, è davvero un personaggio molto particolare, che sicuramente non rispecchia il cliché dell’eroe senza macchia e senza paura ma che ha in sé tutte le caratteristiche per farsi amare dai lettori. Come è nata questa figura?

– Nasce da un ricordo di bambina: mentre origliavo i discorsi dei grandi, ho sentito un racconto che mi ha colpita: quello di un nostro parente che viveva con un proiettile conficcato nel cervello, dal quale nessun medico era stato in grado di estrarlo senza fare danni. La cosa mi è rimasta impressa e mi è tornata in mente in occasione della stesura del primo libro della serie. Inoltre mi interessava provare a calarmi nei panni maschili, e volevo creare un personaggio dai caratteri ombrosi, pieno di dubbi e conflitti irrisolti nei confronti di se stesso e del mondo. La sensibilità particolare di cui l’ho dotato è frutto della mia fantasia e del mio modo di essere, anch’io sono un tipo empatico e spesso mi scopro a capire o immaginare, anche senza volere, cosa passa nella mente degli altri.

  • Seguendo le vicende di entrambi i libri dedicati al Foresto si può leggere di quella che era la condizione della donna a quei tempi, una condizione tutto sommato di subordine nei confronti dell’uomo. Oggi la situazione possiamo dire che è migliorata anche se ancora non è del tutto scomparsa, soprattutto in certe parti del nostro paese, quella situazione di subalternità. Cosa ne pensi?

– Ho la fortuna di essere una donna che si sente alla pari degli uomini, ma appunto mi interessava sottolineare nel libro la condizione della donna nel passato, che è più o meno la stessa che la parte femminile del mondo vive in luoghi meno evoluti dal punto di vista sociale ed economico. Sono cresciuta in campagna e vicende come quelle che ho narrato erano molto frequenti, ho sentito innumerevoli racconti e ne sono stata spettatrice. Era mia intenzione rendere omaggio con la mia penna alle vicende infelici e complesse di tante giovani che, anche solo per ignoranza, andavano incontro ai pericoli e a una vita infelice. Rispetto a loro mi sento una privilegiata!

  • Leggendo i due libri mi ha fatto pensare che una trasposizione televisiva delle avventure del Foresto non sarebbe assolutamente male. Se così fosse chi vedresti nei panni dei tuoi personaggi principali?

– Tanti lettori mi hanno detto la stessa cosa, pare che la mia scrittura sia  cinematografica. Mi auguro davvero che qualche produttore possa scoprire le mie storie, non a caso nell’edizione appena conclusa del concorso “Una storia per il cinema” Delitto sull’Isola Bianca si è aggiudicato il premio del pubblico. Sui post dei social molti hanno proposto nomi di attori che potrebbero impersonare il Foresto, da Attilio Boni a Lino Guanciale e a molti altri che nemmeno conosco. Io propendo invece per una versione ringiovanita di Luca Barbareschi, che nella serie “Nebbie e delitti” ambientata appunto a Ferrara ha dato prova di saper interpretare un personaggio simile, con il giusto grado di ombrosità e mistero.

  • Hai già pensato ad un terzo capitolo di questa saga? Hai altri progetti letterari in corso?

– Ci sono altri progetti in corso, soprattutto l’uscita prevista per l’estate 2024 di “Scarti umani”, un noir scritto a 4 mani con Samanta Sitta che si è aggiudicato il secondo posto al Neroma Noir Festival e che verrà pubblicato da Libraccio Editore. Per quanto riguarda la saga del Foresto, ho una bella notizia! Il terzo capitolo della saga è già scritto e quasi pronto per la pubblicazione. Il titolo sarà “Acque cattive”, dato che è ambientato durante l’alluvione del Polesine del novembre 1951. Varie vicende dai contorni oscuri vi si intrecciano, chi lo ha letto in anteprima mi ha detto che in questo romanzo mi sono superata. Uscirà nel 2014, penso al massimo in primavera. Spero che abbia il successo dei precedenti e, visto che ai lettori sono rimasti parecchi dubbi sul passato del protagonista, chissà che io non scriva (o che non stia già scrivendo) un quarto episodio? Con questo interrogativo vi saluto con affetto e vi ringrazio per avermi accolta tra voi!

Grazie mille a Chiara Forlani per essere passata un’altra volta a trovarci e speriamo di riaverla presto nostra ospite.

 

David Usilla

 

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