Intervista a Matteo Severgnini – “Un sasso nel lago” (Todaro Editore)

Intervista a  Matteo Severgnini – “Un sasso nel lago” (Todaro Editore)

Abbiamo da poco recensito “Un sasso nel lago” (Todaro Editore) di Matteo Severgnini e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere per conoscerlo meglio e per ragionare su alcuni dei temi trattati in questo libro.

 

Buongiorno Matteo, mi permetto, se sei d’accordo, di darti del tu. Partiamo con le domande:

  • Essendo la prima volta che ti recensiamo e che di conseguenza ti intervistiamo, ci piacerebbe conoscerti meglio, sapere chi è l’uomo che si cela dietro l’artista. Ci puoi raccontare qualcosa di te?

Scrivo storie di crimini, racconti e romanzi. Inoltre scrivo documentari per la tv e il cinema. Collaboro anche con ReteDue, Radio Svizzera Italiana e realizzo documentari e reportage radiofonici. Insegno italiano in due scuole professionali: a Enaip di Omegna (Vb) a futuri acconciatrici e acconciatori; a Formont di Villadossola (Vb) a futuri cuochi, barman e camerieri. Insomma, tutto ruota intorno alla scrittura e sono contento.

  • Leggendo il libro ho capito il significato del titolo di questo libro e devo dire che mi ha parecchio incuriosito, mi ha fatto molto riflettere. Ti va di spiegarci meglio il concetto del sasso nel lago?

Beh, così mi metti in difficoltà. A dire la verità, se dovessi spiegare qui il significato del titolo, toglierei il piacere di farlo scoprire ai lettori che non hanno ancora letto il romanzo. Mi scuserai, mi scuserete, ma mi limito a sottolineare che la realtà a volte non è quella che appare. Quasi mai nelle storie criminali che i giallisti raccontano.

  • Marco Tobia è un personaggio molto particolare con un vissuto complicato fin dall’infanzia da un problema assai fastidioso. Lui è infatti affetto dalla sindrome di Tourette. Come è nato questo personaggio nella tua fantasia? Ci racconti qualcosa di lui?

Direi che le manifestazioni di questa sindrome sono decisamente invalidanti e rendono la vita sociale, privata e lavorativa decisamente difficile. Molto difficile. L’investigatore privato Marco Tobia è nato anni fa quando volevo cercare di creare un investigatore diverso da quelli esistenti. Almeno un po’ diverso.

  • Come detto, Tobia è affetto dalla sindrome di Tourette. Come mai hai voluto affrontare il tema legato a questa sindrome? Ci racconti qualcosa di più riguardo ad essa?

Le manifestazioni della Tourette in Tobia avvengono attraverso i suoi abbai e i suoi movimenti scomposti di testa e braccio, movimenti assolutamente incontrollabili. Tobia, a volte, è una marionetta senza fili. Ho dato questa sindrome all’investigatore per metterlo in difficoltà ma soprattutto per vederlo agire per superare questo suo handicap, sia nella sua vita privata che quella professionale. Come una persona affronta un problema gigante come questo, giorno dopo giorno. Ma Marco Tobia non è solo la sindrome di Tourette, chiaramente. È un personaggio dalla psicologia articolata, è un uomo non totalmente risolto.

  • Tobia abita in una casa sull’Isola di San Giulio, in mezzo al Lago D’Orta. Come mai hai scelto quest’isola come quartier generale del tuo protagonista?

Tobia regge sulle sue spalle, da quando era ispettore di Polizia, un bagaglio esperienziale molto pesante e importante, al di là di quanto detto prima.

Anche per questo ha voluto isolarsi dalla società. Dunque, quale luogo migliore di un’isola? Quale isola migliore se non l’Isola di San Giulio in cui, nella realtà come nella mia fiction, non vive nessuno, se non le suore di clausura benedettine nel monastero Mater Ecclesiae? E poi, l’isola di San Giulio è chiamata anche l’isola del silenzio. E lì, Marco Tobia vive bene.

  • Racconti molto bene le sofferenze che Tobia ha dovuto patire a causa della sindrome di Tourette, sofferenze più morali che fisiche, sofferenze dovute all’atteggiamento che fin da piccolo gli altri gli hanno riservato, a partire dai suoi genitori. Per fare un discorso più generale ti chiedo cosa ne pensi del fatto che troppo spesso si tende ad isolare, a emarginare chi sentiamo diverso da noi, chi pensiamo essere un elemento di disturbo piuttosto che di crescita?

Perché il confronto e la conseguente conoscenza è fatica ed è pericolosa. Così in troppi pensano. Così in troppi sbagliano. Confrontarsi significa conoscere i punti di vista diversi dal tuo e quindi mettere in discussione la tua prima opinione, ad esempio. Poi magari la mantieni oppure la cambi. Ma senza confronto non c’è conoscenza, non c’è crescita.

  • Hai mai pensato che Marco Tobia potrebbe avere tutte le carte in regola per passare dalle pagine di un libro ad fiction televisiva? Se un giorno dovesse accadere tu chi vedresti bene come interpreti dei ruoli principali?

Domanda questa a cui non posso rispondere. Non voglio rispondere. Ogni lettrice e lettore si crea un’immagine fisica dei personaggi dei romanzi. Se dicessi che mi piacerebbe che Tobia venisse interpretato da tal attore, ci sarebbe il rischio di inficiare l’immagine che ogni lettore nella propria testa si è fatto di lui. Stesso ragionamento per gli altri personaggi. Per il momento è così. Se i romanzi dovessero diventare fiction cinematografica o televisiva, e a me non dispiacerebbe, allora sarà diverso.

  • “Un sasso nel lago”, se non erro, è il terzo libro che dedichi a Marco Tobia, pensi che continuerai ancora a raccontare di lui? Io me lo auguro sinceramente.

Grazie, la tua ultima frase è un complimento. Sì, continuerò a raccontare Marco Tobia e il suo mondo, perché l’investigatore ha ancora diversi casi da risolvere ma soprattutto deve sistemare alcune cose nella sua vita, come del resto, penso, tutti noi.

Grazie mille a Matteo Severgnini per la sua cortesia e la sua disponibilità e spero che torni presto a trovarci.

 

David Usilla

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