Intervista a Mauro Biagini – C’è un cadavere sui bastioni di Porta Venezia” – Frilli

Intervista a Mauro Biagini – C’è un cadavere sui bastioni di Porta Venezia” – Frilli

 

Mauro Biagini

Abbiamo da poco recensito “C’è un cadavere sui bastioni di Porta Venezia” (Fratelli Frilli Editori) di Mauro Biagini e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui per parlare del suo ultimo libro, farci raccontare qualcosa di lui e dei suoi futuri progetti

Bentornato Mauro, è un grande piacere poterti ospitare nuovamente sulle nostre pagine:

  • Anche questa volta, come fu per le precedenti indagini della magliaia Delia, la cornice è quella di Porta Venezia. Cosa ti porta ad ambientare tutte le tue storie in questo quartiere milanese?

Mi piace raccontare storie delittuose ambientandole in uno spazio circoscritto. Una sorta di “camera chiusa”, quasi fosse il palcoscenico di una rappresentazione teatrale. Mi permette di indagare meglio nell’animo dei miei personaggi, che è poi quello che mi interessa del genere giallo. In più Porta Venezia, che è il quartiere in cui vivo, è per me una fonte continua di ispirazione con le sue mille sfaccettature e contraddizioni. È un microcosmo in cui convivono ceti sociali diversi, prestigiosi palazzi storici e vecchie case di ringhiera, antiche botteghe e locali alla moda. Non potrei chiedere di meglio in quanto a stimoli creativi.

  • Questa volta Delia si trova ad affrontare quello che con un inglesismo viene chiamato “Cold Case”. Da dove ti è nata l’idea di percorrere questa strada narrativa? L’idea di partenza era di raccontare la Porta Venezia degli anni ’80, quando era definita la casbah di Milano per l’alta concentrazione dei primi immigrati africani e quando le sue contraddizioni erano forse ancora più evidenti di oggi. Per questo ho scelto il “cold case”, che mi ha permesso di compiere questo salto temporale.
  • Non fai mistero, fin dall’inizio, del fatto che questo romanzo sia in certe situazioni una citazione del collodiano “Pinocchio”. A partire dal cognome del ragazzo morto, Marangon che in veneto sta per falegname, per passare ad una Porta Venezia in versione paese dei balocchi con tutta una serie di personaggi che in qualche modo possono essere un po’ una sorta di citazioni dei personaggi del noto capolavoro di Collodi. Come mai hai scelto questo riferimento per questo tuo quarto romanzo? Qui entra in gioco la mia autobiografia. Anche io, come la vittima del mio romanzo, mi sono trasferito a Milano nella seconda metà degli anni ’80 arrivando da una città più piccola, e mi sono improvvisamente trovato di fronte a mille opportunità, ma anche a mille tentazioni, a volte non prive di pericolo. Come Pinocchio, per l’appunto.
  • Tommaso Marangon viene da Cassola, un piccolo paesino della provincia vicentina nelle vicinanze della più nota Bassano del Grappa. Come mai hai scelto di citare proprio questo territorio? Negli anni ’80 Milano è stata la prima città italiana dove il marketing ha avuto un importante sviluppo, con la presenza di agenzie di pubblicità, aziende all’avanguardia e anche dell’università Bocconi, che ha sempre rappresentato un’eccellenza in questo campo. E nello scegliere una regione di provenienza del mio protagonista, mandato dal padre a studiare a Milano per poter poi portare avanti la sua fabbrica di mobili, mi è venuto in mente il Veneto, un territorio tradizionalmente ricco di piccole e grandi realtà industriali.
  • Per la prima volta Delia dovrà indagare senza il supporto della polizia e senza la collaborazione del commissario Masini, personaggio che ormai i fans della magliaia hanno imparato a conoscere. Come mai hai deciso di lasciarla sola questa volta? In verità il commissario Masini è presente, ma questa volta il suo scetticismo nei confronti dell’amica magliaia è troppo forte per dedicare il proprio tempo a un caso che lui reputa “impossibile”. Scavare nel passato per individuare il colpevole di un delitto ormai archiviato, avvenuto così tanti anni prima, e per di più senza alcun elemento di rilievo se non cinque vecchie Polaroid ritrovate per caso in una cantina, è un’impresa che va al di là della sua fiducia in Delia.
  • Oltre che essere una citazione di Pinocchio, questo romanzo è anche una grande citazione di quello che erano gli anni 80 in Italia. Ci sono riferimenti a mode, a brani musicali, a oggetti, e a tanto altro che chi ha vissuto quegli anni non potrà non ricordare con enorme piacere. Tu che ricordi hai di quegli anni? Tanti dei miei ricordi li ho disseminati nelle pagine del mio romanzo. Dal vivere senza cellulari al dover essere “costretti” a uscire di casa per socializzare, in un’epoca pre internet. Da tante canzoni che sono diventate immortali a oggetti di culto che oggi fanno la gioia degli appassionati del vintage.
  • Ho letto tutti i romanzi che vedono Delia all’opera ed ad un certo punto, riferimento per riferimento, mi è venuta in mente una similitudine particolare. Ho visto Porta Venezia un po’ come la Brescello di Don Camillo e Peppone, un piccolo universo in cui succedono tante cose, in cui si muovono tanti personaggi molto interessanti. Ti ci vedi in questo parallelismo tra il mondo di Delia e quello dei personaggi di Guareschi? In effetti, pur essendo nel cuore di una metropoli come Milano, Porta Venezia ha qualcosa che ricorda la vita di un paese, con le sue chiacchiere da strada, i pettegolezzi, i caffè presi insieme al bar. Non avevo mai pensato a un parallelismo con Guareschi, lo confesso, ma non può che farmi piacere. Ovvio che nelle mie storie c’è sempre il delitto che dà un senso a tutto, ma c’è anche tanta commedia, è vero.
  • Visto la ormai dilagante moda di trasporre in sceneggiati televisivi le vicende dei più amati personaggi letterari mi vien da chiederti se tu ce la vedresti Delia sugli schermi della Tv e chi vedresti come attori meritevoli di rappresentare i tuoi personaggi. Di investigatori non professionisti ne abbiamo visti diversi sul piccolo schermo ed è chiaro che sarei felice di vedere anche la mia magliaia Delia. Tra l’altro, come mi è capitato di sottolineare ad alcune case di produzione, le mie storie avrebbero anche un budget relativamente basso, muovendosi in un ambiente esterno ristretto e in molti interni di case. Se mai dovesse succedere, non avrei preferenze sugli attori, anche perché non spetterebbe a me sceglierli. Di certo vorrei che la mia magliaia Delia fosse interpretata da chi, come lei, avesse la stessa luce negli occhi.
  • Continuerai ancora a raccontarci di Delia? Hai già qualche idea in cantiere? Sì, sto scrivendo un quinto romanzo sempre con Delia e sempre ambientato a Porta Venezia. Ma anche con qualche variazione di rilievo, perché quando si porta avanti un personaggio seriale l’importante è inventarsi ogni volta elementi nuovi che sorprendano il lettore.

Un grande ringraziamento a Mauro Biagini per essere stato nuovamente nostro ospite e speriamo di riaverlo ancora qui molto presto per parlare di un suo nuovo libro

David Usilla

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