Margini – Poco film, molta realtà e onestà sull’essere punk.

Margini

Anno: 2022

Titolo originale: Margini

Paese di produzione: Italia

Genere: drammatico/commedia/musicale

Regia: Niccolò Falsetti

Produttore: Alessandro Amato, Luigi Giuseppe Chimienti, Manetti Bros.

Cast: Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini, Valentina Carnelutti, Nicola Rignanese, Paola Cioni, Aurora Malianni, Silvia D’Amico

Michele, Edoardo e Iacopo, componenti del gruppo punk hardcore Wait for Nothing, hanno la possibilità di suonare in apertura al famoso gruppo americano The Defense. Il concerto però, che si sarebbe dovuto svolgere a Bologna, viene annullato. I tre decidono quindi di proporre ai The Defense di suonare nella loro città, Grosseto. Il gruppo americano accetta, ma per Michele, Edoardo e Iacopo rendere questa cosa possibile non sarà per niente facile.

C’è un motivo se la vicenda è ambientata nel 2008, periodo in cui il regista Niccolò Falsetti e Francesco Turbanti (Michele nel film) suonavano nei Pegs e riuscirono a portare a Grosseto i Madball. Margini è un racconto autobiografico collettivo (chiunque abbia fatto o faccia parte di un gruppo punk si riconoscerà immediatamente nelle dinamiche espresse nel film, e infatti mi ci riconosco perfettamente), affondato in un momento particolarmente vivo per l’ambiente underground italiano.

Iacopo, Edoardo e Michele, in altre parole Wait for Nothing!

E nonostante la ricchezza del nostro panorama musicale punk, Margini non risparmia niente della cruda realtà con cui chi fa’ parte di questa nicchia sotterranea si deve confrontare continuamente. Margini è una storia autentica (Falsetti ha la finezza di coinvolgere diretti interessati della scena di Grosseto e un ospite d’eccezione come Zero Calcare), vera, divertente e triste, scritta e messa in scena da chi sa veramente cosa significhi essere punk, per chi sa veramente cosa significhi essere punk. Con un’aderenza simile è pressoché impossibile scadere nel banale, a questo ci pensa la percezione che il resto del mondo ha nei confronti del punk e Margini lo mette in evidenza perfettamente, con tutta l’onestà e il coraggio possibili.

Ecco quindi contrapporsi all’entusiasmo e all’urgenza di andare sensatamente contro corrente di un manipolo di ragazzi in piena fase creativa, il disinteresse delle istituzioni locali, la mancanza di fiducia dei famigliari e dei proprietari dei locali atti a ricevere un evento culturale, perché fondamentalmente sembra proprio che sia della cultura (o della controcultura che dir si voglia) che a nessuno interessi. Insomma, tutte difficoltà logistiche, ricettive ed interpretative, che un fenomeno in contro tendenza e minaccioso come il punk, ha sempre esercitato contro il ben pensare e contro una mentalità di provincia addormentata, quasi lobotomizzata, cieca e in balia di una monotona e apparentemente placida esistenza. A questo vanno ad aggiungersi anche le inutili scaramucce tra musicisti e fonici, che in questo caso accentuano un altro tipo di contrasto, ancora più pericoloso perché facente parte delle cosiddette “guerre tra poveri”, cioè quelle tra metallari e punk. Il quadro più triste che viene messo in mostra da Margini è comunque il rapporto rinnegato che il punk ha avuto, continua ad avere e con ogni probabilità avrà sempre, cioè quello di completa marginalità nei confronti del mondo in cui abita. Margini culturali e di pensiero che si evidenziano nella distanza e nella mancanza totale di supporto economico e affettivo delle istituzioni nei suoi confronti (sono i Wait for Nothing stessi a rimetterci per fare in modo che The Defense suonino a Grosseto). Alla fine il concerto viene organizzato e il successo è palese, vista la grande affluenza da tutta Italia, ma anche in questo caso ciò che Michele e gli altri raccolgono dal tessuto sociale circostante sono prime pagine dei quotidiani che riportano titoli apocalittici e un giretto in questura.

Margini è tutt’altro che un film, è la vita reale e insegna la più grande delle amare verità, cioè che se è questa l’accoglienza che gli spettatori disinteressati danno ai sacrifici e al valore che il punk si porta dentro, è meglio continuare ad occuparli quei margini, piuttosto che cercare di essere integrati.

Marco Zanini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.