Vadva – Tordo
Anno: 2022
Paese di provenienza: Italia
Genere: post metal/ rock progressivo
Membri: Alessio Cortelloni – chitarra; Matteo Bassoli – basso; Ivan Borsari – batteria
Casa discografica: solo formato digitale
1. Dattero
2. Calamaro di Legno
3. Stoccolmo
4. Musica di Tensione
5. Canneto Spaziale (feat. Jørgen Munkeby)
6. Capri
7. Gianfrankestein
Ho avuto modo di vedere i Vadva il 15 Maggio a La Tenda di Modena in apertura ai Messa (dei quali ho parlato ultimamente del bellissimo Close), e cazzo, mi sono piaciuti! Ma sapevo già a cosa andavo incontro; è mia abitudine, prima di vedere dei gruppi dal vivo, andarmi a cercare il loro materiale in rete, un po’ per curiosità, un po’ per ripagare la fatica fatta dai musicisti (anche il formato digitale ormai ha la sua importanza e non deve essere ignorato). Questo per dire che sapevo già che i Vadva sarebbero stati un gruppo interessantissimo e dal vivo hanno confermato le aspettative.
La musica (al 100% dato che non ci sono voci) del trio modenese è figlia di un post metal dalle forti tinte prog, che si dispiega in tutti i suoi stop ‘n go e cambi di tempo imprevedibili nella prima traccia Dattero, eccellente crocevia tra Tool, Opeth e Elder. Sono composizioni come Calamaro di Legno però ad evidenziare la bravura del chitarrista Alessio Cortelloni, qui impegnato in trame arpeggiate poetiche, leggermente dissonanti e in continua mutazione davvero di ottima caratura. Riecheggiano le influenze di certo math rock in partiture che godono di buona fantasia oltre che di grande preparazione tecnica. Passando dalle melodie raffinate di Stoccolmo i Vadva sfondano la parete dell’altra arte, quella cinematografica, con Musica di Tensione che sembra veramente adatta ad accompagnare la suspense di un film con un finale vorticante da applausi. Notevoli anche le atmosfere trasognanti di Canneto Spaziale con il sax di Jørgen Munkeby ad impreziosire un impianto sonoro in continuo movimento, fisico e mentale.
Per non parlare della bellezza innegabile di Capri, in bilico tra arpeggi onirici, sterzate cupe, assoli di grande gusto e ritmiche inafferrabili. La chiusa di quest’opera prima non poteva che portare la firma dei Vadva, cioè una distesa di chitarra dal suono particolarissimo ma sempre elegante. In Gianfrankestein l’imprevedibilità fa’ sposare il prog ad un metal sincopato ed aggressivo. Davvero un ottimo debutto per i Vadva che buttano giù le prime idee sul loro modo di interpretare la musica strumentale, piena di inventiva, bravura e coraggio.
Voto: 10
Zanini Marco