C’è un cadavere sui bastioni di Porta Venezia di Mauro Biagini – Fratelli Frilli Editore

C’è un cadavere sui bastioni di Porta Venezia di Mauro Biagini (Fratelli Frilli Editore)

 

C’è un cadavere sui bastioni di Porta VeneziaTommaso Marangon, giovane ragazzo originario di Cassola, piccolo paese del vicentino, in una notte di fine marzo del 1985 viene ritrovato senza vita sui bastioni di Porta Venezia a Milano. Il caso viene presto archiviato dalle forze dell’ordine come rapina finita male. Ma chi era Tommaso Marangon e come mai ha perso la vita a soli 19 anni? Poche polaroid ritrovate a distanza di più di trent’anni, dopo un trasloco, diventano per la vecchia e malconcia magliaia Delia, la meravigliosa protagonista dei gialli di Mauro Biagini, l’inizio di un’indagine molto complicata perché in primo luogo è una vicenda che ha le sue radici in tempi ormai lontani e poi perché questa volta non avrà il supporto dell’amico commissario Attilio Masini. E’ una storia che viaggia parallela su due diversi binari temporali, espediente narrativo che permette a Biagini di raccontarci sia la Porta Venezia di oggi che quella degli anni 80, e fare una sorta di viaggio nella memoria di quelli che furono comunque anni molto intensi e particolari. Parallela scorre anche la storia di un Tommaso Marangon giovane ragazzo di provincia catapultato per motivi di studio nella tentacolare Milano di anni 80 e quella di un’instancabile Delia che cerca di far emergere la verità su una morte verso la quale a suo avviso non è stata fatta giustizia. La storia di Tommaso contiene non pochi riferimenti alle Avventure di Pinocchio, capolavoro di Carlo Collodi. Già, se vogliamo, il cognome di Tommaso è Marangon che in Veneto significa falegname, ma poi è un attimo notare come per lui Porta Venezia diventi una sorta di paese dei balocchi e non è difficile vedere tra alcuni dei personaggi con cui entra in contatto riferimenti alla Fata Turchina, al Gatto e alla Volpe, a Mangiafuoco, al Grillo Parlante e via citando. Delia è una donna che ormai deve fare i conti con gli acciacchi dell’età, è stanca e si trascina nel suo laboratorio solo grazie alle sue stampelle, il massimo del movimento che riesce a fare è quello di uscire dal negozio ed accomodarsi fuori seduta sulla sua sedia sempre più vecchia e sgangherata, però nel quartiere tutti la conoscono, tutti le vogliono bene, la rispettano, tutti la ritengono un grande punto di riferimento. Anche questa volta Delia risolverà il caso alla fine di un viaggio nei ricordi, suoi e dei vari testimoni più o meno consapevoli, di colpi di scena che la porteranno ad imboccare la strada giusta per scoprire la tragica verità su una morte assurda. La penna di Mauro Biagini scorre delicata sulle pagine di “C’è un cadavere sui bastioni di Porta Venezia”, racconta con affetto quella che è diventata negli anni casa sua, di quello che anche per lui, giovane genovese, è stato agli inizi una sorta di paese dei balocchi, racconta con amore le vite e le umanità che ogni giorno animano Porta Venezia. Credo che innamorarsi di Delia sia fin troppo facile, che entrare in empatia con lei sia una cosa naturale, soprattutto se la si è seguita lungo tutte le storie che Mauro Biagini le ha dedicato. A mio avviso Biagini è la dimostrazione che per scrivere un buon giallo, intenso e coinvolgente, non serve essere truculenti o utilizzare necessariamente termini volgari. La scrittura di Biagini è raffinata ed infarcita di ironia. L’autore si conferma una grande penna, ottimo narratore, e soprattutto dimostra di essere uno scrittore con la S maiuscola.

David Usilla

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