L’inverno della morte rossa – Brunoldi & Santoro (Newton Compton)

L’inverno della morte rossa di Pierpaolo Brunoldi e Antonio Santoro (Newton Compton)

 

Il medioevo è  un periodo storico ricco di fascino e di mistero, che sicuramente si presta molto bene come ambientazione per romanzi ad alto contenuto di suspance e azione.

Pierpaolo Brunoldi ed Antonio Santoro hanno dato già prova  con la precedente trilogia dedicata a frate Bonaventura (tutti i romanzi pubblicati da Newton Compton) di saper cogliere in maniera molto efficace le atmosfere che il medioevo italiano sa regalare e di saperle maneggiare con classe e  arguzia, per regalare al lettore sempre delle esperienze di lettura assolutamente intense, coinvolgenti ed appaganti sotto ogni punto di vista.

Con “L’inverno della morte rossa” (Newton Compton) si apre un nuovo capitolo della produzione di questi due autori che fino ad ora tanto bene hanno fatto con i loro romanzi storici.

Dico che si apre un nuovo capitolo perché il finale di questo libro lascia sicuramente intuire che le avventure dei due protagonisti, il Conte Optari ed il senatore Tiberio Corvo, non si siano concluse con questo romanzo, tutt’altro. Il periodo storico in cui è ambientato questo thriller è quello che segue la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, quello in cui gli Ostrogoti, con Teodorico prima e con sua figlia Amalasunta dopo, governano i territori della nostra penisola dal loro centro di comando sito a Ravenna. Nel periodo narrato  l’onere di regnare spetta alla regina Amalasunta,  un compito non facile visto che si trova a dover cercare di governare uno scontro tra civiltà non indifferente. Da una parte i conquistatori Ostrogoti che da popolazione nomade diventa stanziale, dall’altra gli eredi dell’impero romano che ancora non si rassegnano al loro declino.

A simboleggiare queste due anime ci sono i due protagonisti, il Conte Optari goto al servizio della regina ed il senatore Tiberio Corvo. I due improbabili “detective” dovranno unire le forze andando oltre alle loro differenze e resistenze, per fare fronte comune e impedire che il grande lavoro fatto da San Benedetto da Norcia venga reso vano da situazioni che nulla hanno né di santo e nè di pio.

Dovranno capire se le improvvise morti che hanno sconvolto la neonata comunità benedettina siano da attribuire al famigerato Lupo Scarlatto oppure no, fare luce su una situazione che potrebbe portare a sviluppi tutt’altro che positivi.

La figura di San Benedetto è una parentesi importante in questo romanzo, ne viene raccontata la figura importante con grandi slanci di spiritualità ma decisamente lontano dall’idea di perfezione e santità che ne abbiamo oggi.

Benedetto viene ritratto come una figura sicuramente dai grandi tratti mistici, votato anima e corpo alla sua missione per conto di Dio, avvolto però in una sorta di fanatismo che lo porta ad essere intransigente, a tratti perfino crudele nel punire i monaci che non rispettano alla lettera i suoi dettami.

Come detto il contesto in cui la vicenda si svolge è assai complesso, è un momento in cui avvengono grandi cambiamenti, in cui guerre e minacce di ogni tipo sono all’ordine del giorno. Tutto questo gli autori ce lo raccontano in maniera molto precisa e puntuale ma senza che questo appesantisca in nessun modo la narrazione, senza andare ad inserire dettagli tutto sommato superflui che potrebbero distrarre il lettore.

Oltre al contesto storico, molto ben delineato, c’è anche un contesto ambientale che Brunoldi e Santoro ci descrivono in maniera talmente profonda, e suggestiva da far sì che il lettore possa quasi sentire sulla pelle l’aria fredda delle montagne intorno ai monasteri,  percepire il velo delle nebbie,  sentire il sapore del pane appena sfornato dai monaci, il brulicare della vita nei monasteri.

Il finale lascia aperta la possibilità di rivedere in azione i due protagonisti, lascia ampi spiragli per nuove situazioni in cui i due uomini dovranno ancora unire le forze per il bene della giustizia e della pace.

Un thriller scritto bene, talmente bene ed in maniera talmente uniforme e fluida che non sembra un lavoro fatto a quattro mani bensì l’opera di una sola testa di un solo pensiero e questo dimostra quando affiatata sia questa coppia di autori.

Sicuramente chi ama il thriller di qualità e chi ama il medioevo non può non avere sul proprio comodino questo libro.

 

David Usilla

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