Intervista: Gianluca Morgillo – “Invisibili” (Dialoghi)
Abbiamo da poco recensito “Invisibili” (Dialoghi) di Gianluca Morgillo e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con lui per parlare del suo ultimo libro, farci raccontare qualcosa di lui e dei suoi futuri progetti
Buongiorno Gianluca, se non è un problema ti darei del tu. Intanto grazie per aver accettato di chiacchierare con noi.
- È la prima volta che ti recensiamo e che quindi abbiamo il piacere di intervistarti. Ci piace sempre conoscere l’uomo oltre all’artista. Ci puoi raccontare qualcosa di te, della tua vita al di là della scrittura?
Volentieri. Ho 52 anni sono sposato da 21 e ho 2 figli, un cane e un mutuo del quale non vedo la fine. La laurea in Scienze Economiche e Bancarie mi ha catapultato da subito nel mondo del credito, dove ancora lavoro come direttore di filiale, ma probabilmente avrei voluto o dovuto fare altro…Con il passare degli anni le persone hanno cominciato ad interessarmi più dei numeri e così ho cominciato ad osservare e scrivere; pensieri quotidiani, niente di più. Nel 2019 complice una personale pessima annata ho unito i puntini dei mei diari, romanzato il tutto ed è nato così il mio primo libro (terapeutico al di là di ogni previsione), il giallo e il verde.
- Partirei chiedendoti perché hai voluto intitolare questo tuo romanzo “Invisibili”. Cosa significa per te questo essere invisibili?
Invisibili è la condizione in cui alcune volte vorremmo essere e altre quella in cui ci ritroviamo ad essere, quando non lasciamo il segno e il nostro stare al mondo risulta impalpabile. Le ho provate entrambe sulla mia pelle, più la prima della seconda per fortuna. Il libro è partito da lì e dalla voglia di parlare di ragazzi e di quello che li circonda
- Ad un certo punto della narrazione ho notato una stoccata ad una famosa trasmissione radiofonica, che è poi una condanna, a mio avviso, verso un certo modo di fare informazione e di fare intrattenimento. Possiamo dire che in un certo senso quella trasmissione sia un po’ il simbolo di un certo deterioramento dei valori morali ed intellettuali della nostra società?
Assolutamente sì! Quella trasmissione, tra l’altro, a mio avviso è la più nobile. Il meccanismo è noto, perverso nella sua banalità: dire o fare porcherie che attirano l’attenzione e fanno ascolti, la pubblicità cerca ascolti, le porcherie ricevono soldi e il cerchio è chiuso. E’ la via più breve, non ci si applica sui contenuti e si mastica in fretta. Dare volto e voce a persone vuote lo trovo delittuoso. Battiato parlando di un programma tv una volta ha detto: “non mi voglio sentire intelligente guardando dei cretini, mi voglio sentire cretino guardando persone intelligenti”. Lo stesso pensiero purtroppo mi viene in mente per la politica
Tante voci narranti, tanti piani narrativi e temporali che ci raccontano come si è arrivati al fattaccio che dà il la al tuo nuovo libro, e poi che ci accompagna lungo il percorso investigativo. Come mai hai scelto questo tipo di narrazione?
Mi piace molto. Da lettore mi ha sempre affascinato questo intreccio ed ho voluto provare a misurarmi. Si rischia sulle prime 40/50 pagine ma poi se il lettore riesce a “scavallare”, questo tipo di struttura la trovo ideale. Sebastiano racconta il suo mondo in prima persona perché mi interessava far uscire la sua voce e quella dei suoi coetanei più di altre (mio figlio grande ha la stessa età)
- Ci racconti di un gruppo di giovani che a loro modo hanno voglia di cambiare il mondo, di cambiare le regole di un gioco che a loro avviso non li rappresenta muovendosi magari anche in modo un po’ dissennato. Oggi come vedi il mondo dei giovani? Non ti pare che siano un po’ troppo anestetizzati dai device elettronici e dai social? Credi che il periodo di restrizioni dovute alla pandemia li abbia ulteriormente limitati?
Sono migliori di come li raccontiamo. Pandemia e restrizioni hanno contribuito ad anestetizzarli ma la cosa che più osservo è che l’utilizzo di device elettronici è direttamente proporzionale alla pigrizia di noi genitori. Social e device oramai fanno parte del loro mondo, sta a noi fargli capire che c’è tanto altro e donargli più tempo di qualità. Certo è più faticoso, ma andrebbe fatto
- C’è qualcuno dei personaggi di questo libro che senti più vicino al tuo modo di essere? E c’è invece un personaggio che è il tuo esatto opposto?
I 3 ragazzi mi piacciono molto, Thea è pazzesca, anche se non è tra i personaggi principali. Alberto si nasconde, non mi piace, ma si comporta come alcune volte faccio io (o farei, se non ci fosse il senso di decenza a fermarmi). Mi riesce difficile essere puro e altruista come il poliziotto Carlo Molinari, però più cresco e più vorrei esserlo. In un certo senso il mio opposto potrebbe diventare il mio faro
- La famiglia Fiorillo è un po’ un concentrato dei mali della famiglia moderna dove si vedono genitori assenti che sono talmente assorbiti da loro stessi da dimenticarsi dei figli. Tu come vedi la situazione delle famiglie oggi nel nostro paese?
Lo accennavo prima…la vedo malissimo. Troppo assorbiti da noi stessi e troppo condizionati dalle apparenze finiamo per essere distratti nei confronti dei figli. Spesso non vediamo o, ancora peggio, facciamo finta di non vedere. Troppo pigri, pensiamo in modo eccessivo a mettere in piazza i nostri successi, veri o presunti e anche questo finisce per essere diseducativo. Ci parliamo sopra e non ascoltiamo. Conosci una nuova coppia, magari ad una cena e dopo cinque minuti già ti hanno spiattellato in faccia tutti i loro averi, poi osservi i figli e ti rendi conto che il fallimento è stato totale, altro che tv settantotto pollici…
- Onestamente mi è piaciuto molto il personaggio del commissario Guerra e mi è piaciuta la sua squadra. Credi che in futuro li rivedremo all’opera o questo lo ritieni un romanzo stand-alone? Hai già in mente nuovi progetti letterari per il prossimo futuro?
Mi fa piacere ti sia piaciuto Francesco Guerra. Un commissario non eroe, con delle fragilità che rende palesi, senza nasconderle. Credo che rimarrà stand-alone, ma mai dire mai. Attualmente ho in mente qualcosa, ma sono ancora nella fase embrionale; mi piacerebbe raccontare una storia di donne per mettere in risalto la loro forza naturale, ma continuo a pensare di non essere in grado e sono fermo a pensare come fare. Nel frattempo resto concentrato sul mio lavoro in banca. Continua a piacermi molto e soprattutto…tengo famiglia!
Grazie mille a Gianluca Morgillo per essere stato nostro ospite e speriamo di riaverlo presto qui a presentare un nuovo libro.
David Usilla