Intervista a Stefania Lamanna “Il rimpianto perfetto”, Gilgamesh Edizioni

Intervista a Stefania Lamanna “Il rimpianto perfetto”, Gilgamesh Edizioni

Abbiamo da poco recensito il romanzo di Stefania Lamanna “Il rimpianto perfetto”, edito da “Gilgamesh Edizioni” e abbiamo la possibilità di scambiare con lei quattro chiacchiere

 

D: Ciao Stefania, grazie per essere passata a trovarci, possiamo darci del tu?

R: Ovvio… non sono così vecchia…

 

D: Iniziamo con una domanda alla Marzullo: meglio un rimorso o un rimpianto?

R: A me succede di avere il rimpianto di non essermi costruita abbastanza rimorsi, secondo me sono due tipi di sentimenti che si embricano e confondono, trasformandosi in un’unica sensazione di malessere nostalgico, una “saudade” che ti accompagna, a volte più, a volte meno, per tutta la vita.

 

D: Credi che sia giusto avere un rimpianto, se nel momento in cui si è fatta la scelta si era convinti di fare la cosa giusta?

R: Nel corso della vita si cambia, ci si evolve, a volte si regredisce, spesso non si ha coraggio, oppure se ne ha troppo. Le scelte che erano giuste per la te stessa di vent’anni fa possono diventare tragicamente sbagliate quando raggiungi la piena consapevolezza di te e del tuo valore, e ti analizzi retrospettivamente. Non si può prescindere dal giudicarsi, almeno io lo faccio continuamente.  I tasselli del mosaico dei miei giorni, di tutti i miei giorni, sono sempre ben saldi nella memoria, penso spesso alla bambina che sono stata, ed è la parte di me che apprezzo e mi piace di più, la più seria e coerente. Se avesse deciso lei, tante volte, avrei certamente meno rimpianti. Quindi sì, credo sia giusto averne, non si archiviano mai le decisioni prese in base a premesse che risultano, con il tempo, oggettivamente sbagliate.

 

D: Cosa significa a tuo avviso essere madre ed essere figlia?

R: Si è sempre madri in base a come si è state figlie. Anche queste due condizioni si embricano e confondono. Per me essere figlia è stata una condizione fondamentale, e lo sono ancora, figlia, pur avendo perso entrambi i genitori. Chi ci ha allevati ha un vantaggio enorme, ci conosce bene, non ci sono lati oscuri, non c’è bisogno di raccontarsi. I miei figli non sanno com’ero da ragazzina, hanno di me un’idea a volte sbagliata, creata dalle circostanze e dal fatto che mi hanno conosciuta “tardi”. Spesso questa cosa ci allontana dai nostri ragazzi, ed è per questo che trovo molto importante il ruolo dei nonni che, con la loro pazienza narrante, descrivono fatti passati che aggiungono tasselli preziosi che, altrimenti, andrebbero persi.

 

D: Come nasce l’idea del tuo romanzo?

R: Ho sempre scritto, mi è sempre piaciuto raccontare le cose a modo mio, ma il tempo per me è merce rara e preziosa e non mi ha mai consentito di scrivere quanto avrei voluto. Il “Rimpianto perfetto” (titolo originale “Saudade”), nasce dopo la morte di mio padre e dopo un racconto lungo che descrive i miei pensieri nei suoi ultimi giorni di vita. L’ho scritto di getto, in qualunque momento mi lasciasse libero il mio lavoro di medico, in ambulatorio, in macchina, di notte, di mattina presto. Era una necessità in quei giorni, raccontare sentimenti, buttarli fuori dalla mia anima e da quella dei miei genitori. E l’ho fatto. La trama non era importante, è stata la cosa più semplice, io volevo parlare di anime. E stavolta volevo che qualcuno mi leggesse.

 

D: Perché credi che molte persone vivano in balia del “cosa dirà la gente”?

R: Perché è così. La gente vive intrappolata nei suoi ruoli, incasellata nelle convenzioni sociali, e di conseguenza si finisce per diventare grottesche controfigure di se stessi, aggrappati a cose piccole e meschine. Adoro le menti illuminate, che non si prendono mai troppo sul serio, ma anche in questo caso parliamo di “merce rara”.

 

D: Alle soglie del 2022, quale credi che sia il pregiudizio o azione non necessariamente deplorevole, verso la quale però la gente tende a puntare il dito?

R: La “gente” è un concetto sempre più astratto, al cui interno ormai c’è di tutto. L’azione peggiore che si possa commettere oggi è quella di essere “migliore” di loro. E non te lo perdonano, e cercano di distruggerti. Mi piace sempre meno “la gente”. Questo, però, è un argomento davvero ampio, quindi mi fermo qua, altrimenti non basterebbero cento interviste.

 

D: Sei favorevole o contraria all’adozione da parte di coppie gay?

R: Non ho mai creduto che la cosa meritasse di essere discussa. Anche dire che sono favorevole mi sembra limitante. Ma devo rispondere, quindi sì, certo che sono favorevole.

 

D: Stai lavorando a qualche nuovo libro?

R: Sì, anche se sono mesi che non ci metto penna…

 

Grazie mille a Stefania Lamanna per la disponibilità. Arrivederci a presto sulle pagine dei gufi narranti

 

Sandra Pauletto

 

 

 

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