Recensione: Cattiverie di Franco Maria Viganò (Il Rio Edizioni)

Cattiverie di Franco Maria Viganò (Il Rio Edizioni)

È uscito nelle librerie il nuovo libro di Franco Maria Viganò, Cattiverie (Il Rio Edizioni). Come scrive lo scrittore tarantino Cosimo Argentina sulla quarta di copertina del libro: “I brevi scritti che lo compongono, dunque, hanno la durata giusta per arrivare al punto e lasciare il lettore il tempo per rifletterci su.”.

Quest’opera può definirsi come una raccolta di brevi aneddoti, storie fugaci che raccontano il male di vivere, di un certo disagio interiore che annichilisce l’anima. I protagonisti di queste storie, Mario, Thea, Dario e Maria, si muovono in situazioni a volte grottesche, surreali, osservati a distanza dall’autore che ne immortala le gesta e ne racconta i tormenti, le ansie, i vuoti, il malessere esistenziale che li accompagna di storia in storia. Franco Maria Viganò dal suo punto di osservazione segue i suoi personaggi e ci racconta le loro storie, lo fa in maniera onesta, senza compromessi, trasparente, senza contaminazioni moralistiche, senza dare giudizi lasciando che sia il lettore a giudicare e a trarre di volta in volta la propria morale. Ogni storia ha una durata brevissima, non più di tre pagine, un battito di ciglia, un lampo nel cielo, nel quale viene catturata l’essenza di una scena e ci viene proposta in tutta la sua verità e intensità. Il ritmo è giocoforza incalzante, passata una scena se ne presenta un’altra e così via in un susseguirsi di vicende fatte anche di situazioni estreme, di droga, terrorismo, sesso, morte,  malattia. L’occhio con cui l’autore guarda le scene che racconta è uno sguardo di disillusione, disincantato, che vuole soffermarsi sull’essenza delle cose con cruda trasparenza, senza porre filtri al pensiero, indagando quelle linee d’ombra che attraversano l’animo dei suoi personaggi come attraversano in fine dei conti un po’ tutti noi. Che sia un libro particolare, sorprendente, in qualche modo fuori dagli schemi, lo si può intuire fin dalla copertina che non può non attrarre lo sguardo anche dell’osservatore più distratto, che non può non incuriosire portando chi su di essa posi lo sguardo a cercare una propria interpretazione dell’immagine. Oltre che i complimenti all’autore per la qualità del suo lavoro, vorrei soffermarmi a menzionare la casa editrice Il Rio Edizioni che sa proporre dei piccoli gioielli che troppo spesso la grande editoria non sa prendere in debita considerazione.

David Usilla

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