Recensione film: Landru – Regia: Claude Chabrol –
Titolo originale: Landru
Lingua originale: Francese
Paese: Francia, Italia
Regia: Claude Chabrol
Durata: 115 minuti
Rapporto: 1.66:1
Genere: Biografico/Drammatico
Sceneggiatura: Françoise Sagan
Produttore: Carlo Ponti, Georges de Beauregard
Casa di produzione: Compagnia Cinematografica Champion
Rome Paris Films
Distribuzione in italiano: INTERFILM
Fotografia: Jean Rabier
Montaggio: Jacques Gaillard
Musiche: Pierre Jansen
Scenografia: Jacques Saulnier
Costumi: Maurice Albray
Trucco: Louis Bonnemaison
Cast: Charles Denner, Michèle Morgan, Danielle Darrieux, Françoise Lugagne,
Hildegarde Neff, Juliette Mayniel, Stéphane Audran, Catherine Rouvel,
Mary Marquet, Denise Provence, Serge Bento, Claude Mansard,
Roberto Burnier, Mario David, Jean-Louis Maury, Diane Lepvrier,
Gisèle Sandre.
Basato sulla storia vera di Henri Landru, il film racconta come quest’uomo con il suo fascino riuscisse a conquistare donne più grandi di lui attraverso annunci sui giornali per poi far di loro quello che preferiva. Ci siamo occupati di lui nel nostro approfondimento: igufinarranti.altervista.org/henri-desire-landru-moderno-barbablu-approfondimento/
Personalmente ho apprezzato molto questo “Landru” del regista Claude Chabrol piuttosto che il “Monsiur Verdoux” di Chaplin del 1947. La narrazione di questa pellicola si differenzia da quella di Chaplin per come viene presentato il protagonista che oltra ad assomigliargli fiscamente, parla poco limitandosi all’essenziale.
Un film che racconta la realtà durante il primo conflitto mondiale e che ha scioccato la Francia molto più della guerra che ai tempi stavano vivendo. All’epoca il caso di Landru fece scalpore soprattutto per la crudeltà con cui uccideva le sue vittime e per l’atteggiamento ironico sfoggiato al processo verso la giuria.
Il film che ritengo sia fedele, mostra immagini in tutta la loro crudezza. Molto interessante essendo la pellicola è degli anni sessanta, l’utilizzo dei primi piani incentrati soprattutto sulle vittime prima della morte.
Il regista si sofferma anche sull’espressione dell’uomo mentre finisce le sue vittime, per la quale ha presto spunto dalla narrativa del suo tempo, ma che oggi trova riscontro nella realtà, potrei fare una lunga lista di serial killer che intervistati, raccontano i loro delitti con naturalezza senza mostrare nei loro volti alcun segno di fastidio o pentimento.
Ritengo che il Landru di Chabrol sia un ottimo film da vedere per chi non lo ha mai visto e da rivedere per chi lo conosce bene. L’ho riguardato proprio negli ultimi giorni e a parte i colori un po’ sbiaditi l’ho apprezzato per quanto sia preciso nei particolari inerenti alla vera storia di Henri Landru. D’altra parte, non poteva essere altrimenti dato che la Sagan lo ha sceneggiato con tutta la precisione e la fantasia che la contraddistingue.
Un film che porta immancabilmente alla riflessione su questo tipo di persone, che una volta smascherati raccontano i loro misfatti con dovizia di particolari con il viso calmo e tranquillo senza mostrare alcuna emozione.
Henri Landru rispecchia il tipico serial killer dalla doppia personalità: con la famiglia ha un comportamento normale, e oserei dire affettuoso, quando sente l’impulso di uccidere c’è la trasformazione nel “mostro” che agisce senza pietà.
Vi consiglio di vedere il Landru di Chabrol. Interessante, accattivante, esplicativo che sicuramente merita di essere visto, molto probabilmente non vi impressionerà come può farlo un film dei nostri tempi, ma sicuramente un piccolo brivido lo sentirete.
Teresa Breviglieri