Intervista a Rab “Incubi e sogni che giocano a fare l’amore” (Robin Edizioni)

Intervista a Rab “Incubi e sogni che giocano a fare l’amore” (Robin Edizioni)

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Abbiamo da poco recensito “Incubi e sogni che giocano a fare l’amore” (Robin Edizioni) di Rab e abbiamo ora la possibilità di scambiare con lui quattro chiacchiere per conoscere meglio lui ed il suo nuovo romanzo

Buongiorno Rab, se sei d’accordo, ti darei del tu. Partiamo con le domande:

  • È la prima volta che ti recensiamo e che di conseguenza abbiamo il piacere di intervistarti. Ci piacerebbe conoscerti meglio. Tre pregi e tre difetti?

Non amo parlare di pregi, mia madre mi ha insegnato che ci sarà sempre qualcuno più bravo di te, e questo è sicuramente stimolante. Arrivi a dare il meglio.

Difetti? Tre sono pochi.

1- Amo osservare gli altri, “scrutarli”. Questo ti provoca delusioni, spesso.

2 – Penso un sacco e poi agisco d’impulso, un degenero insomma.

3 – Sono un sognatore, non si capisse dal libro, lo dico qui. Il problema dei sogni è che poi si possono trasformare in incubi. No?

  • In questo libro si coglie l’urgenza di dialogare con il proprio io interiore. Quanto è difficile secondo te fare i conti con se stessi?

Fare i conti con il proprio io è sempre difficoltoso, bisogna essere pronti per farlo. Io, ad esempio, ho fatto diversi anni di terapia e questo mi ha aiutato un sacco. Ho imparato a parlarmi, a non lasciarmi da solo, anche quando si è in mezzo alla gente e si è convinti di essere ascoltati dagli altri.

Fare i conti con se stessi è doloroso, ma una volta che s’impara è una marcia in più.

 

  • Ho apprezzato molto il fatto che alla base delle tue riflessioni non ci sia il solito bisogno di partire dai massimi sistemi ma la voglia di ragionare sulle situazioni che quotidianamente possono capitare ad ognuno di noi. Come mai questa scelta?

La mia è stata una scelta dovuta, prima di essere uno scrittore mi ricordo d’essere un lettore. Mi sono un po’ stufato di quelle storie che sembrano tutte uguali, quelle che leggi una pagina e alla fine sai già dove andranno a parare. Presente a cosa mi sto riferendo, no?

Semplicemente ho scelto di parlare della cosa più imprevedibile e meno scontata che esista (a parer mio). Ovvero la vita di ogni giorno.
Una volta mi han detto che i dettagli sono fatti di imperfezioni, e se ci soffermiamo a pensare, la giornata perfetta non esiste. La vita di ogni giorno è semplicemente “normale”, fantastica così.

  • Se tu dovessi dare una colonna sonora adatta a questo libro che cosa sceglieresti?

To many Friends dei Placebo, quella canzone ti salva la vita quando sei triste e te la fa apprezzare ancora di più quando tutto va come deve.

  • C’è un libro di qualche altro autore che più di tutti ti fa dire “accidenti perché non l’ho scritto io”? E perché?

Benni, tutta la sua bibliografia, vale? Se poi mi dici che devo sceglierne uno, La grammatica di Dio. Perché Benni è semplicemente stupendo nel suo modo di scrivere, il sogno di ogni autore arrivare a quel livello. La grammatica di Dio è vita vera, è una virgola fuori posto che ti fa fare una pausa da tutto.

  • Oggi i social hanno un grande impatto sulla vita di ognuno di noi, tu stesso vieni un po’ da quel mondo. Che opinione hai dell’uso che oggi si fa dei social media?

Ci credo un sacco nei social, sono di parte perché ci lavoro tutti i giorni. Sul mio profilo Instagram @iamrabscrittore pubblico almeno due poesie la settimana, mi fa sentire più vicino a chi mi legge ed è una cosa potentissima sapere che hai regalato un sorriso, strappato una lacrima, o fatto pensare qualcuno. Andrebbero usati meglio, sicuramente. Perché si tratta di un’ambiente delicato, con un equilibrio fragile. Però sono la maschera perfetta per dare voce ai propri sogni, ai propri incubi.

 

Ps. Seguitemi su Instagram

Ringrazio di cuore Rab per essere stato con noi e spero di riaverlo presto di nuovo qui ai Gufi Narranti

 

David Usilla

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