Intervista a Cecilia Martini traduttrice de “Il ciclo del Mago di Oz” Robin edizioni.

Intervista a Cecilia Martini traduttrice de “Il ciclo del Mago di Oz” Robin edizioni.

Cecilia Martini

 

Abbiamo da poco presentato la collana: “Il ciclo del Mago di Oz” unica in Italia, composta da quattro volumi, che raccoglie tutte le opere relative all’ avventura del regno di Oz scritte da Lyman Frank Baum per un totale di 2.392 pagine.

 

Abbiamo la fortuna di poter scambiare due chiacchiere con Cecilia Martini, la traduttrice dell’opera, e un’occasione così non ce la facciamo scappare.

 

  • Ciao Cecilia Martini grazie per aver accettato la nostra intervista possiamo darci del tu?

Certamente! è un vero piacere parlare con voi!

 

  • Quando eri bambina hai letto il mago di Oz?

Sì, avevo letto il classico primo volume in edizione italiana. Ignoravo però, come molti, l’esistenza degli altri episodi della serie.

 

  • Quale è stato l’aspetto più difficile di questo immane lavoro di traduzione?

Uno degli aspetti più difficili è stato senz’altro la resa in italiano dei nomi dei personaggi. Il Regno di Oz è popolato da abitanti e creature dai nomi evocativi e fantasiosi, e trovare una soluzione italiana non sempre è stato facile. Tra le traduzioni di cui vado più fiera ci sono i nomi dei quattro popoli di Oz (Rosicchiotti, Vermiglioni, Porporosi e Luccichini) e quelli di due simpatici animali magici, l’Alcitrullo e lo Scarababbeo. Un altro aspetto complicato è stato legato alla mole dell’opera, specie perché talvolta episodi e personaggi secondari riapparivano a distanza di vari volumi, ed era quindi necessario mantenere la massima coerenza traduttiva.

 

  • Come ti spieghi prima dell’arrivo del tuo/vostro lavoro, l’assenza della traduzione o ristampa in italiano, di tutti i capitoli della Saga di Oz?

Forse la notorietà del primo volume, grazie anche al celeberrimo adattamento cinematografico, aveva finito con l’eclissare l’esistenza degli altri. Ad ogni modo il “recupero” dell’intera saga si deve all’intuizione della Robin Edizioni, in particolare di Sergio Calderale. Non posso poi non ricordare il prezioso lavoro di Cristina Borghesi,  le magnifiche illustrazioni di Lilia Munasypova e il sostegno di Mauricio Dupuis. Menzione speciale per mia madre Maria Vittoria, prima lettrice e critica costruttiva di ogni mia traduzione di Oz!

 

  • Cecilia Martini cosa pensa del fatto che la figura del traduttore, purtroppo, quasi sempre, passa in secondo piano rispetto a quella dello scrittore?

Se è vero che l’autore, giustamente, ottiene la maggior parte degli allori, è anche vero che oggi c’è una maggiore attenzione alla figura e al lavoro del traduttore, il cui nome appare spesso addirittura in copertina. Un tempo ciò avveniva solo se a tradurre era un altro autore celebre, penso ad esempio a Shakespeare tradotto da Salvatore Quasimodo. Grazie a una più diffusa conoscenza delle lingue e del mondo dell’editoria, anche il pubblico adesso è più cosciente della nostra esistenza, benché il nostro lavoro continui a svolgersi per lo più nell’ombra. A me piacerebbe poi che si rendesse onore gli autori di certe traduzioni del passato ormai entrate a far parte della nostra cultura popolare. Chi ha reso in italiano, ad esempio, i nomi dei Sette Nani di Biancaneve? Io la trovo una delle traduzioni più geniali di tutti i tempi.

 

  • Ti è mai venuta la tentazione di aggiungere qualcosa alle opere che traduci?

Non sono una fan del vecchio (e misogino!) pregiudizio secondo il quale la traduzione è come la donna, se è bella non è fedele e viceversa…  solo il traduttore sa quanti dubbi si patiscono prima di spostare una virgola! La nostra fedeltà sta anche nel far sì che l’opera sia scritta in buon italiano. Se si è troppo timidi si rischia di appiattire il testo, col risultato finale di mortificarlo.

 

  • Come ci si prepara per la traduzione di un libro?

Il primo passo per tradurre è leggere, e la lettura è, a mio avviso, tra gli strumenti più indispensabili per essere un bravo traduttore. Leggendo molto nella lingua di partenza, qualsiasi essa sia, si acquisisce familiarità con i suoi ritmi e le sue espressioni idiomatiche. E non solo libri: giornali, saggi, copioni di film… a volte la fonte più inaspettata può aiutarci a capire e rendere al meglio l’originale. E poi ovviamente leggere nella lingua d’arrivo, in modo da non perdere di vista una buona scrittura in italiano. Cadere nella trappola del “calco”, traducendo in modo troppo letterale, è un rischio sempre in agguato. Infine, familiarizzare il più possibile con l’autore e la sua biografia è uno strumento prezioso per comprendere le radici della sua scrittura.

 

 

  • Quale storia, tra le quindici del volume, ti sei divertita di più a tradurre?

L’episodio di “Rinkitink a Oz”, nato in realtà come una storia a sé e poi inserito nel resto della saga, è davvero insolito e divertente. Tra gli ultimi volumi ho anche apprezzato molto “Il Boscaiolo di Latta di Oz”, sfiziosa origin story di uno dei personaggi più noti della serie.

 

  • C’è qualche altro titolo di cui manca la traduzione italiana che ti piacerebbe tradurre?

Sono un’appassionata dell’autrice inglese Stella Gibbons, il cui romanzo più noto Cold Comfort Farm è reso in italiano col geniale titolo de La fattoria delle magre consolazioni. La Gibbons, scrittrice, poetessa e giornalista, esordì nei ruggenti anni ‘20 e continuò a produrre fino ai ‘70. La sua bibliografia include titoli che mi risultano a tutt’oggi inediti in italiano, satire mordaci della società inglese, tra cui il romanzo Westwood e varie deliziose short stories.

 

Grazie per la squisita disponibilità e grazie per il tuo splendido lavoro di traduzione, ma anche grazie alla Robin edizioni che ci ha permesso di leggere tutta la saga di Oz che a mio dire è una perla per tutte le età.

 

Sandra Pauletto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.