Trieste – Poesia di Valentina Accordino
Settembre, il sole lasciava il posto alla luna
e io arrivai qui in cerca di fortuna,
con addosso ancora il profumo degli abbracci
con impresso negli occhi lo sguardo triste di chi non vuole lasciarci.
Mi hai accolta con la tua gente che il dialetto ama parlare
mi hai cullata come una madre che fa di tutto per farti restare.
Così ho deciso di mettermi in gioco
sacrificare l’ora per godere del dopo,
una donna sicura son diventata
e nessuna fatica mi ha mai spaventata.
Adesso mi aggiro nelle tue vie
che sento ormai un po’ mie
e la tua maestosa piazza che s’affaccia sul mare
con la mia terra mi fa riconciliare:
oltre il confine rivedo lo “Stretto”
e se chiudo gli occhi immagino di attraversarlo col traghetto
il vento che corre tra i miei capelli
il senso di pace che cancella i fardelli,
il cuore che batte ansioso di approdare
nei luoghi che la mia infanzia hanno visto passare.
Ma ecco la bora che con la sua forza interrompe il mio vagheggiare
con le sue urla alla realtà mi costringe a tornare
ma pensandoci bene la casa cos’è?
È il luogo in cui il cuore ho portato con me.
Valentina Accordino, poesia inedita
*l’attraversamento dello Stretto di Messina (città in cui sono nata) è per noi siciliani come una cerimonia, un rito che ci ricongiunge alla terra natìa. Al contrario quando lo attraversiamo per andar via, la nostalgia prende il sopravvento. Proprio come scriveva Pirandello “io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte”.