Recensione “Trappola morale” di Roberta Bobbi – “La torre dei venti”
Tre donne, tre storie, tre pezzi di vita alquanto singolari ma decisamente moderni, si raccontano in “Trappola morale”, romanzo di una scrittrice, a noi già familiare, avendo avuto, in precedenza, il piacere di leggere un altro romanzo di Roberta Bobbi, ed esattamente “Velia, amorevole estetista delle salme“.
Entrambi i romanzi si distinguono per la singolare originalità, hanno modalità completamente differenti, pur figli dalla stessa penna.
“Trappola morale” romanzo che già dal titolo si presenta accattivante. La scrittrice ci catapulta nei gironi della vita di altre donne, con mansioni, incarichi, speranze, desideri e caratteristiche completamente diverse pur accumunate dalla poca fortuna, per così dire, dalla vana ricerca della felicità e da un personaggio che sarà presente nei loro destini: un commissario testardo ed abbastanza ostile verso il genere femminile, ma non solo.
Potrà mai cambiare qualcosa nella loro monotona vita di tutti i giorni? Cosa può portare il cambiamento e come?
La vita ci riserva soprese, alla voce imprevisti, ma siamo sicuri che possiamo chiamarli così e non scelte ?
Lasciamoci stupire dal libro di Roberta Bobbi e impariamo, anche noi, a cogliere l’occasione di svolta, che capita a sorpresa quando meno la si aspetta.
Vivide ed intriganti sono le molteplici descrizioni, dettagliate nei minimi particolari in grado di condurci immediatamente nel posto e nel momento specifici, oltre che agevolarci nell’immedesimazione con uno dei personaggi a noi più congeniale.
Il romanzo ha una struttura originale, ogni capitolo è dedicato ad ognuna delle tre protagoniste, e si alternano abilmente trascinando il lettore in una lettura vorace e avida di conoscere il finale.
Un finale che non delude, che tiene alta l’asticella del buon libro, che permette al lettore di chiuderlo con un senso di soddisfazione per aver letto una bella storia, ben architetta, originale e con un colpo di scena che beh, solo una scrittrice geniale come Bobbi poteva pensare.
Sabina Bernardis