INTERVISTA A ROBERTA BOBBI – “TRAPPOLA MORALE” – LA TORRE DEI VENTI EDITORE.
Abbiamo da poco recensito “Trappola morale”, scritto da Roberta Bobbi, edito da La Torre dei Venti Editore e abbiamo ora la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autrice. Buongiorno, grazie essere passata a trovarci, possiamo darci del tu?
- Qual è il tuo scrittore preferito?
Abraham Yeshoshua, ma anche Guillame Musso e Murakami. E Ian McEwan.
- Il titolo sfrutta il gioco di parole rispetto alla frase “trappola mortale”, è stata una tua scelta?
Una mia scelta. Già alla stesura della scaletta mi era chiaro che volevo raccontare la storia di personaggi intrappolati dal tormento dei propri fallimenti. E volevo che i loro destini si intrecciassero e scontrassero, sull’intimo conflitto tra il bene e il male di ognuno di loro. E volevo anche che si risolvesse anche solo parzialmente quando, si sarebbero trovati a discolparsi con veemenza da accuse altrui, dopo essere stati implacabili giudici di se stessi.
- Ha preso spunto da qualche evento realmente successo?
Diciamo che lo spunto è stato il personaggio di Francesca. Per un breve periodo, negli anni Novanta, prima dell’arresto di Vanna Marchi, quando i Centri di cartomanzia pullulavano ed erano delle vere e proprie fabbriche di minutaggi di vaticini, mi sono ritrovata a lavorare in uno di essi. E il ricordo di quel periodo in cui mi martellavo la coscienza, mi ha spinto a scrivere della macerazione interiore di chi, a forza di consolare gli altri diventa poi sordo e insensibile ai dolori altrui , spesso addirittura livoroso. Poi ho voluto farla incontrare con altri personaggi che, come lei si debbono adattare a realtà non consone alla propria natura.
- Potessi dare un consiglio alle protagoniste del tuo romanzo quale sarebbe?
A Francesca consiglierei di uscire più spesso, di andare a zonzo, di disinnescare il disincanto e di cominciare a stupirsi di ogni piccolo avvenimento. La forzerei a dare un taglio al suo passato; di ricordarlo come una fase più infelice del suo presente. Ad Elena suggerirei di andare a sparare in Tiro a Segno. A Monica raccomanderei di provare almeno qualche volta ad essere, dominante, nei giochi erotici.
- L’autostima in una frase.
Non vale la pena disprezzarsi quando si ha la possibilità di impreziosirsi.
- Tre donne con un passato alquanto infelice, quanto conta per te il presente e cosa significa per te il cambiamento?
Il presente è la vita che posso ancora mordere e respirare, è un dono costante, l’opportunità che mi è data per correggermi, mutare prospettive e obiettivi. Il cambiamento è inesorabile, a volte autodeterminato, a volte subito, comunque sempre costruttivo, arricchente, spesso stupefacente.
- “Velia, amorevole estetista delle salme” è un romanzo totalmente diverso da “Trappola morale”, a livello di scrittura quale esperienza è stata più difficile?
Probabilmente “Trappola morale”, perché la costruzione dell’intreccio è stata laboriosa e pure perché, a tratti mi è risultato difficile tenere la storia dentro il genere di noir umoristico che mi ero proposta di adottare. In realtà, anche la stesura di “Velia, amorevole estetista delle salme”, non è stata una passeggiata.In quel caso ho avuto blocchi frequenti, legati al pudore che sopravveniva nei momenti in cui temevo che il suo accudimento delle salme potesse risultare sgradevole.
- Anche in questo romanzo la protagonista è donna, c’è un motivo specifico per questa scelta?
In “Velia..”, lo spunto mi era stato dato dall’incontro con una tanotoestetista nei corridoi di un obitorio e dunque non poteva che essere donna. In “Trappola morale” è Francesca ad avermi ispirato e anche qui, non poteva che essere donna. Probabilmente percepisco meglio l’animo femminile anche se nel personaggio del Commissario De Sanctis mi sono spesso immedesimata.
- Non c’è due senza tre… hai già in mente come stupire i lettori con il prossimo lavoro?
Vorrei cimentarmi in un altro genere ancora. Certo è che non mi sento portata né al Romance né al Gothic e nemmeno alla elaborazione di romanzi storici. Tornando alla domanda precedente, mi comincia a frullare in testa la storia di una persona che cambia genere sessuale. Mi piacerebbe raccontare il calvario e la liberazione di chi si sente imprigionato in un corpo che non corrisponde all’anima, ma per ora, sul foglio, ci sono solo poche righe.
Grazie mille per la disponibilità, arrivederci a presto sempre sulle pagine de I Gufi Narranti.