Intervista a Giannicola Nicoletti – “La Cattedrale del Male”

Intervista a Giannicola Nicoletti – “La Cattedrale del Male” (Independently published)

Giannicola Nicoletti

Abbiamo da poco recensito “La Cattedrale del Male” (Independently published) di Giannicola Nicoletti e abbiamo ora il piacere di poter fare quattro chiacchiere con lui per parlare del suo ultimo libro e dei suoi progetti futuri.

Buongiorno Giannicola, intanto grazie mille per avere accettato questa intervista. Se non è un problema direi di darci del tu.

 

  • Visto che è la prima volta che ti intervistiamo ci piacerebbe conoscerti meglio come persona prima ancora che come scrittore. Puoi raccontarci qualcosa di te?

Ciao a tutti, ho 41 anni e vengo da una delle città più antiche del mondo, Matera in Basilicata. Da quasi due anni vivo a San Polo in Brasile e anche questo mi ha permesso di mutare un semplice passatempo in una professione a tutti gli effetti. Questo mio viaggio personale verso la scrittura ha causato una vera trasformazione nella mia vita, e attraverso le mie pubblicazioni, voglio mostrarvi come la scrittura sia diventata per me una vera vocazione. All’inizio, era solo un hobby e scrivevo di tanto in tanto, senza pensarci troppo. Ma poi qualcosa è cambiato…

Ho iniziato a sperimentare una profonda connessione con la scrittura e ho deciso si dedicarle sempre più tempo. Ho scoperto che l’ispirazione può venire da qualsiasi parte: da un sogno, da un’esperienza di vita o semplicemente da una passeggiata nel parco. Mi sono reso subito conto di riuscire a creare storie che catturano l’attenzione del lettore sin dalle prime righe. La sensazione di vedere i miei personaggi prendere vita insieme alla pratica, mi ha spinto a essere sempre più creativo e originale cercando di esplorare i pensieri dei lettori e scaturire in loro delle emozioni forti e incisive, facendo diventare questa missione, il mio obiettivo più importante. Voglio condividere le mie storie e spero che possano ispirare e intrattenere lettori di tutto il mondo, evidenziando come le mie pubblicazioni siano anche tradotte in inglese, spagnolo e portoghese brasiliano.

In conclusione, la scrittura ha cambiato completamente la mia vita facendomi sentire a mio agio e pieno di ispirazione ogni giorno. Nonostante abbia una forte passione per il cinema, cerco sempre di non essere condizionato da storie già viste o sentite e questa per me è l’unica vera sfida.

  • È un libro scritto in prima persona, in cui a raccontarci le vicende sono quelli che possiamo individuare come i protagonisti principali e cioè Johnny Baker e l’ispettore Miller. Perché questa scelta narrativa?

Ho sempre pensato che scrivere in prima persona consente al lettore di entrare direttamente nella mente e nell’esperienza del personaggio narratore. Questo crea una connessione emotiva più profonda con il protagonista e rende la storia di sicuro più coinvolgente. La prima persona permette a me come autore di creare una voce narrativa autentica e distintiva. Posso far emergere la personalità del personaggio narratore attraverso il mio stile di scrittura, il mio linguaggio e le riflessioni interiori dei personaggi. Inoltre, il lettore può sentirsi coinvolto nella storia come se stesse vivendo direttamente le esperienze del personaggio poiché non le sta solo vedendo, ma le sta vivendo in prima persona. Anche nelle mie altre pubblicazioni ho sempre usato questo metodo poiché la trovo una scelta potente per creare connessione emotiva e autenticità, ma va equilibrata con l’adeguata caratterizzazione del narratore e delle voci degli altri personaggi, se presenti nella storia, altrimenti c’è il rischio che risultino troppo simili tra loro

  • I luoghi principali in cui avvengono i fatti narrati nel libro sono la cittadina di Elawer e la Chiesa di St.Paul. Ci racconti questi due luoghi? Come sono nati nella tua fantasia e perché hai voluto raccontarli in questo modo.

Non c’è un vero e proprio motivo nella scelta dei luoghi. In questo caso mi sembrava sensato ricreare un’ambientazione un po’ più isolata dalle classiche città, per fare in modo di dare più credibilità al racconto e permettere che, i “cattivi” di turno, avessero più libertà nello svolgere le loro discutibili attività criminose.

  • C’è una figura, se così vogliamo dire, nel romanzo che è effettivamente molto impattante dal punto di vista emotivo, che crea sicuramente un certo shock nel lettore ed è la cosiddetta “Creatura Sacrificale”. Come è nata nella tua fantasia l’idea di questa immagine, di questa figura?

La creatura sacrificale… Questa è di gran lunga la cosa più apprezzata da chiunque abbia letto questo libro e che mi ha contattato in seguito per darmi il proprio riscontro personale. In molti mi hanno chiesto addirittura se ne esisteva una rappresentazione grafica come un’illustrazione o comunque qualsiasi cosa che la rappresentava. Ho deciso di descriverla in quel modo per dare un impatto emotivo nei lettori molto incisivo e, di fatto, credo sia una delle cose che chiunque abbia letto il libro porterà per sempre nella propria memoria. Descriverla in quel modo è servito anche a me per far capire ai lettori che, l’animo umano pervaso dal “Male”, a volte, può spingersi, consapevolmente o inconsapevolmente, a livelli a dir poco impressionanti. È piaciuta anche a voi, vero?

  • Le descrizioni dei luoghi e dei personaggi risultano abbastanza essenziali, poco particolareggiate e questo fa sì che il lettore si trovi molto libero nel crearsi nella sua fantasia l’aspetto sia dei personaggi che del contesto scenografico. C’è un motivo particolare per cui hai voluto percorrere questo tipo di scelta narrativa?

Certo che c’è un motivo. Come ho sempre detto anche nelle altre interviste, non mi piace mai essere minuzioso nella caratterizzazione di luoghi e personaggi proprio per far sì che i lettori possano immedesimarsi nel modo più semplice possibile. I personaggi possono essere alti, biondi, con gli occhi azzurri oppure bassi, neri e senza capelli, in questo hanno piena libertà. Quello invece che accade durante le scene di violenza e terrore, è mia prerogativa che siano viste nello stesso modo in cui le ho vissute io durante la stesura, ed è per questo che le queste descrizioni sono molto più accurate, in modo che non passi inosservata nemmeno la più piccola goccia di sangue.

  • Come mai la scelta di autoprodurre il tuo libro?

Consigli, inesperienza, il voler scoprire se effettivamente potevo farcela da solo. Non posso negare che in questo modo ho ricevuto non poche soddisfazioni, ma per la mia prossima e imminente pubblicazione, ho voluto provare anch’io ad affidarmi a una casa editrice. Vedremo se la scelta sarà stata giusta oppure no, anche se non posso nascondere di essere molto fiducioso.

  • Come sta andando la promozione di questo tuo ultimo libro? Hai già dei riscontri da parte del pubblico? E per il futuro ci sono già nuovi progetti in cantiere?

La promozione di questo come degli altri libri da me pubblicati è, ovviamente, tutta a mio carico e, vivendo all’estero, è quasi esclusivamente fatta attraverso le reti sociali. I riscontri ci sono stati e le reazioni da parte dei miei lettori sono sempre state molto positive, a eccezione di alcuni rarissimi casi. A riprova di ciò, quasi tutti quelli che comprano uno dei miei libri sono poi disposti a comprare e leggere anche gli altri e questa per me è la soddisfazione più grande. E non parlo da un punto di vista economico poiché come ben tutti sanno nessuno scrittore riesce a campare dai propri libri, ma il morale e l’autostima personale, di sicuro ne traggono non poco beneficio. È proprio questo che ci spinge a continuare.

In un futuro molto prossimo (circa una settimana) ci sarà il lancio del mio quarto romanzo del genere pulp/fetish (vi ho già detto che mi piace essere originale?), che avverrà tramite la casa editrice S4M Edizioni. Sarà la mia prima esperienza di non-autopubblicazione.

Vorrei concludere ringraziandoVi per lo spazio concessomi. Saluti.

 

Grazie mille a Giannicola Nicoletti per essere stato nostro gradito ospite e speriamo di averlo presto nuovamente protagonista di piacevoli chiacchierate sulle nostre pagine.

 

David Usilla

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