Intervista ad  Attilio De Pascalis, ” Longevità fatale “, Mind Edizioni

Intervista ad  Attilio De Pascalis, ” Longevità fatale “, Mind Edizioni.

Abbiamo da poco recensito “Longevità fatale” di Attilio De Pascalis, edito da Mind Edizioni e abbiamo la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autore.

D: Ciao, grazie per essere passato a trovarci, possiamo darci del tu?

R: Certo, a meno che tu non preferisca che ti dia del Voi…

D:  Il tuo romanzo affronta una tematica affascinante, vuoi raccontarci com’è nata l’idea?

R: L’idea è nata qualche anno fa frequentando una persona che ha avuto una grande importanza nella mia vita, diciamo un mentore, si chiamava Miro Bosi. Era il padre di una compagna di scuola di mia sorella e grazie a lui da ragazzo ho scoperto la musica classica e l’arte, ho imparato a giocare a scacchi e ad andare in barca a vela. Ebbene quando era ormai anziano, a 95 anni, andavo a prenderlo a casa, pranzavamo insieme al ristorante e poi andavamo ad ascoltare concerti di musica classica all’Auditorium di Milano.

A 95 anni era ancora in ottime condizioni fisiche e mentali e declamava intero canti di Dante a memoria. Da lì ho iniziato a studiare la longevità scoprendo cose sorprendenti.

 

D: Il tuo rapporto con la scrittura credo nasca come giornalista per il Sole 24 ore e quindi scrivendo di argomenti legati alla Finanza, in “Longevità fatale” il denaro è uno dei motori che muove la storia, credi che veramente tutto possa avere un prezzo?

R: Come diceva Enistein non tutto ciò che si può misurare conta e non tutto ciò che conta si può misurare. Molte cose, come i sentimenti, l’amicizia, gli affetti, la salute non hanno un prezzo ma certo hanno un grande valore. Molte altre cose però hanno un prezzo e il denaro nella vita conta, specie per chi non lo ha o è per chi partito dalla gavetta, come me.

 

D: Ci sono una carrellata di personaggi nel tuo romanzo, meteore ma allo stesso modo tasselli fondamentali di un quadro ben più ampio, c’è un criterio con il quale hai scelto i “protagonisti” e la loro dipartita ?

R: “Longevità fatale” è un thriller costruito per un pubblico internazionale e infatti c’è anche una versione in inglese. Ho cercato di immaginare dei personaggi reali, di diversi paesi europei, Italia, Germania Gran Bretagna, Francia, Belgio. Uomini e donne. Giovani e senior. Persone normali e speciali allo stesso tempo. Mi sono stati di grande aiuto le molte persone che hanno collaborato alla costruzione della storia, circa una ventina, citate nei ringraiamenti.

 

D: Il tuo romanzo è fondamentalmente diviso in due parti, una in cui la polizia interviene per quel che può, l’altra in cui al lettore viene svelato il mistero. Avevi già in mente questa originale struttura o è venuta in corso d’opera?

R: La trama l’ho immaginata per intero sin dall’inizio. Nella prima parte del libro cinque personaggi all’apice del successo muoiono in circostanze misteriose. La polizia dei vari paesi conduce sommarie indagini perché non ci sono tracce di crimini. I casi vengono tutti archiviati come decesso per cause naturali. Ma alcune circostanze insospettiscono i due “antagonisti”, un analista dei servizi segreti e una giornalista televisiva che scoprono singolari coincidenze fra i primi tre casi. La struttura è stata immaginata per appassionare i lettori, come richiede un thriller.

 

D: Il finale si può dire potenzialmente aperto, è possibile che “Longevità fatale” abbia un seguito?

R: Sì. Ho già preparato la trama del sequel. Il sogno di allungare la vita fino a 150 anni in perfetta forma fisica e mentale prenderà una forma concreta… ma non posso svelare ancora nulla, altrimenti i miei personaggi si arrabbierebbero con me.

 

D: Questo è il tuo primo romanzo, pubblicato. Com’ è stato il tuo percorso da giornalista a romanziere?

R: Avevo già scritto e pubblicato 8 libri di management, alcuni miei e alcuni come “ghost writer”, cioè scritti per altri. Prima di “Longevità fatale” ho scritto alcuni racconti per bambini, dedicati ai miei figli e un altro thriller, che però consideravo poco brillante. Il passaggio importante non è legato al mio passato di giornalista, da 19 a 31 anni, ma alla mia attività come manager nel marketing e nella comunicazione, che è durata oltre 25 anni. Nelle imprese avevo il compito di creare emozioni e interesse nel pubblico e nei clienti verso i prodotti o le attività dell’azienda. Ho perciò provato a trasferire alcuni degli ingredienti appresi negli anni, in un romanzo thriller: curiosità, emozioni, sorprese, paradossi. Spero che il risultato piaccia.

 

D: C’è un autore in particolare i cui libri ti hanno fatto nascere il desiderio di scrivere romanzi?

R: Ne cito solo alcuni, Dan Browm, Michael Chrichton e andando più indietro, Arthur Conan Doyle, Agatha Christie  e Oscar Wilde. Ma ce ne sono numerosi altri, compresi i classici.

 

Grazie per la disponibilità, arrivederci a presto, sulle pagine de I gufi narranti.

 

Sandra Pauletto

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