Intervista a Verdiana Emme – “Corri bambina corri”-

Intervista a Verdiana Emme – “Corri bambina corri”- Giazira Scritture edizioni

Verdiana Emme

Abbiamo da poco recensito il romanzo: “Corri bambina corri” di  Verdiana Emme edito da Giazira scritture, e abbiamo la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autrice.

 

Buongiorno Verdiana, benvenuta tra i Gufi narranti, è davvero un piacere conoscerti, possiamo darci del tu?

Assolutamente sì!

D: Cosa ti ha spinto a voler scrivere un libro?

R: Scrivere un libro ha sempre rappresentato il mio più grande sogno, qualcosa che è nato con me e con me è rimasto sempre, da quando riempivo i quadernetti di favole alle elementari o scrivevo fanfiction su internet da adolescente. Ho sempre amato la scrittura sin da bambina, quindi è difficile trovare l’inizio di questo desiderio. Questa storia in senso specifico esisteva già dentro di me da diversi anni, ma è stato il 2020 a spingermi definitivamente in avanti in quella direzione.

A causa delle vicissitudini di quell’anno che conosciamo tutti e per altre mie strettamente personali, mi sono detta: “Basta scuse e rinvii, proviamoci davvero stavolta”. E mi sono ritrovata a raccontare questa storia così importante per me e così vicina anche alla mia di storia personale.

Era come cercare la guarigione attraverso la scrittura.

Quindi penso che il motivo sia stato questo, provare a dare sfogo a una parte di me che smaniava per uscire e per guarire.

D: In quale dei personaggi ti riconosci maggiormente e perché?

R: Il personaggio che mi rispecchia di più è sicuramente quello della protagonista Allegra.

Entrambe veniamo da due percorsi accademici errati e non corrispondenti alle nostre aspirazioni, io a Giurisprudenza, lei a Medicina, ed entrambe ci siamo ritrovate a coltivare un po’ di nascosto un sogno spesso percepito come più grande di noi. Se il mio sogno più grande è quello di diventare una scrittrice, Allegra invece vorrebbe diventare una fotografa.

Ad Allegra mi accomuna spesso anche l’etichetta di non sentirsi mai abbastanza, dentro una realizzazione che semplicemente non segue le tappe comuni, ma non per questo è da considerarsi più o meno grande di quella di altri.

D: Cosa pensi delle figure di Elena, la madre della protagonista e del padre, Riccardo?

R: Elena e Riccardo sono l’emblema della coppia disfunzionale che si sposa troppo giovane e per i motivi sbagliati, finendo per accollare i propri errori e le proprie frustrazioni sulla loro figlia, Allegra appunto.

Elena è una donna molto narcisista, vanitosa, immatura, ma per lei riesco a provare più tenerezza perché penso che Elena sia figlia del mancato amore che Dora, sua madre, non è mai riuscita a darle e che per questo non sa dare ad Allegra stessa.

Riccardo invece è una figura quasi evanescente, trincerato dentro un’aura di silenzio e gelo, assomiglia a quelle statue che sembrano portare un carico enorme sulle spalle, a cui reagiscono con un semplice e stanco sospiro rassegnato. Per Riccardo ho meno compassione invece, penso che abbia subito la sua esistenza per pavidità e codardia e che i guasti della sua vita li imputi (sbagliando) solo ed esclusivamente a sua moglie.

D: Nei percorsi di vita descritti, si ritrovano molte difficoltà, cosa abbastanza comune a tutti. Cosa sono per te le difficoltà?

R: Avere delle difficoltà è una cosa che, prima o poi, capita a tutti nella vita.

Questo stesso romanzo per me è nato in un periodo della vita in cui ero in grande difficoltà: ma da quel dolore, da quella confusione, è nata una forza positiva che ha portato poi a veder nascere questa storia e questo libro.

Ecco, per me le difficoltà sono questo: il male spesso viene solo e soltanto per nuocere, ma ci può insegnare la forza e il coraggio che non pensavamo di possedere, mostrandoci lati di noi sepolti e arrugginiti.

D: Nel libro sono presenti numerose descrizioni paesaggistiche della tua Puglia, una più bella dell’altra al punto da sentirvisi immersi totalmente. Che rapporto hai con la natura e la fotografia?

R: La natura per me è qualcosa in cui trovare pace, vedere riflessi i propri stati d’animo e sentirne un’eco; questa storia è nata dentro un sacco di passeggiate al mare, o in campagna, per questo è stato naturale che un po’ di essa sia finita nella storia di Allegra.

Per esempio, il fondo di nonno Antonio con gli alberi di arance che nomino nel romanzo è uno dei miei posti preferiti al mondo, è una campagna che possiede mio marito e che mi ha sempre trasmesso tanta serenità.

Per la fotografia, diciamo che Allegra è sicuramente molto più brava di me! Sono un’autentica frana come fotografa, però amo tantissimo guardare le immagini d’autore, ne resto sempre rapita.

D: A questo libro ci sarà un seguito?

R: La storia di Allegra in sé la percepisco conclusa, legata a una parte di me che ha trovato la sua quadra dentro quella storia.

Ma mai dire mai, forse Allegra stessa mi farà sentire la sua voce, imponendomi di raccontare altro di lei.

D: Siamo rimasti piacevolmente stupiti della piccola appendice musicale. Quanto è importante per te la musica?

R: Fondamentale. È la colonna sonora di tutte le mie giornate, dei miei momenti felici, tristi e di tutti quelli che ci passano in mezzo.

Spesso descrivo il rapporto con la musica usando la parola “serendipità”, cioè quell’attitudine a trovare qualcosa di bello anche quando non lo stai cercando. Magari nelle parole che sembrano parlare proprio a te e proprio in quel momento. Questo vale in tutta la mia vita, ma a maggior ragione nella scrittura. E così mi è capitato che il rapporto tra Dario e Allegra sia nato da un loop di “Burning heart” dei Survivor, o che la storia della nonna Dora abbia fatto rima con “Truth is a beautiful thing” dei London Grammar, o che ancora nonno Antonio porti questo nome per l’omonima canzone “Antonio” di Levante.

Così alla fine quelle canzoni sono diventate una sorta di soundtrack del mio romanzo; l’appendice quindi era quasi immaginare dei titoli di coda dopo la storia di Allegra.

Grazie Verdiana per essere stata con noi, ti aspettiamo alla prossima con i Gufi narranti.

 Sabina Bernardis

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