Intervista a  Sigismondo Domenico Sciortino – “Equinozio” (Catartica)

Intervista a  Sigismondo Domenico Sciortino – “Equinozio” (Catartica)

Abbiamo da poco recensito “Equinozio” (Catartica) di Sigismondo Domenico Sciortino e abbiamo ora la possibilità di approfondire con lui i temi relativi al suo ultimo libro e per farci raccontare qualcosa di lui e dei suoi futuri progetti.

Buongiorno Sigismondo, grazie per aver accettato di chiacchierare con noi. Mi permetto di darti del tu se per te non è un problema:

  • È la prima volta che ti recensiamo e che quindi abbiamo il piacere di intervistarti. Ci piace prima di tutto conoscere meglio l’autore che andiamo a scoprire di cui impariamo ad apprezzare le opere. Assieme all’artista ci piace conoscere l’uomo. Ci puoi raccontare qualcosa di te?

Il piacere è tutto mio! Non mi sento particolarmente a mio agio a parlare di me. Mi piace immaginare che i lettori si creino una mia immagine leggendo il mio libro, con quella splendida dicotomia che nasce in un romanzo : il romanzo è l’autore, ma è anche qualcosa di completamente diverso.

  • Il tuo libro si intitola “Equinozio”. Come è nata l’idea di scrivere questo libro e come poi è nata l’idea di intitolarlo in questo modo?

Vivevo in America del Sud. Lavoravo in uno studio ricavato da un garage, affianco a una splendida piscina. Poco più in là c’era il mare, che potevo vedere solo se uscivo da quel buco. All’imbrunire, il sole non scompariva mai del tutto. Sembrava andasse solo a nascondersi dietro a una collina che sporgeva all’orizzonte, alla fine della spiaggia. Una notte, ho raccolto varie idee per scrivere un romanzo, alcune le avevo in mente da anni. Ho scelto quella più incerta, quella che lasciasse più spazio alla scrittura pura che alla narrazione.

  • E’ un libro in cui si affronta il tema della morte e lo si affronta in maniera per certi versi quasi onirica. Tu che rapporto hai con il concetto della morte?

Ne sono assolutamente ossessionato. Ne sono ossessionato nella misura in cui lo sono del Tempo. E da essere umano sono consapevole del fatto che il Tempo sia costituito, nella sua essenza, dalla morte.  Sono i morti ad accumularsi nel Tempo dell’uomo. Il tempo è un’entità che ci sfugge finché siamo vivi, poi da morti entriamo a farne parte. Ecco, se dovessi rispondere alla domanda “di cosa parla questo libro?”, risponderei : parla del Tempo.

 

  • C’è un passaggio di questo libro in cui si parla di una malattia subdola che io ritengo crudele: l’Alzheimer. Ho notato che hai trattato questo tema in modo molto particolare, con un punto di vista diverso dal solito. Qual è stata la cosa più difficile da scrivere a riguardo?

 

Ricordo che un giorno di qualche anno fa sedevo su una panchina, in un parco giochi, e una donna anziana mi si avvicinò dicendomi “Ciao piccolo, sei venuto a giocare? Ma dove sono i tuoi genitori?”. Quella donna era affetta da Alzheimer. Immaginai che potesse vedere il mondo esattamente come era trentanni prima, incluse le persone. Ho voluto dare questa lettura, romanzesca, dell’Alzheimer : ritrovarsi in un punto diverso della memoria, e quindi, del tempo.

 

  • Il protagonista di questo libro ha sostanzialmente un “non nome” visto che lo hai chiamato 9 ed il contesto non è definito mai né a livello geografico né temporale se non proprio nelle ultimissime righe. Come mai questa scelta?

Vorrei potervi dire che si sia trattato di una citazione o di una scelta simbolica. In realtà non avevo un nome per il protagonista e, quando iniziai a scrivere il romanzo, gli assegnai un numero a caso, promettendomi che ci avrei pensato in seguito. Continuando a scrivere mi è sembrato che questa scelta casuale funzionasse. Per quanto riguarda la scelta di non dare una collocazione temporale né geografica alla storia, è dovuta al tentativo di evitare equivoci sociologici. È un libro che si allontana fortemente dal presente, non ha alcun tipo di velleità educativa o critica.

  • Quando hai iniziato a scrivere questo libro sapevi già cosa volevi raccontare o la storia si è definita man mano che la scrittura procedeva?

All’inizio avevo solo l’idea di  un uomo che ritrova il proprio cadavere. Ho seguito questa flebile traccia, poi ho lasciato che fosse la scrittura a guidarmi. È una storia che si è scritta passo a passo e la cui struttura totale mi è apparsa chiara solo verso la fine.

  • Per il prossimo futuro ci sono già nuovi progetti in cantiere?

Si, ho molte idee e sto già scrivendo qualcosa.

 

Grazie mille a Sigismondo Domenico Sciortino per essere stato nostro ospite e speriamo di averlo ancora presto nostro ospite

 

David Usilla

 

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