Intervista a Mariacristina Pettorini Betti – Delitto all’ombra delle Tre Cime –

Intervista a Mariacristina Pettorini Betti – Delitto all’ombra delle Tre Cime – Tralerighe editore

Abbiamo da poco recensito “Delitto all’ombra delle Tre Cime” ( Tralerighe editore) di Mariacristina Pettorini Betti e abbiamo ora il piacere di scambiare quattro chiacchiere con l’autrice per approfondire i temi principali del libro e farci raccontare qualcosa dei suoi futuri progetti

Buongiorno Mariacristina, grazie per aver accettato di chiacchierare con noi. Mi permetto di darti del tu se per te, ovviamente, non è un problema:

  • Di solito quando intervisto un’autrice per la prima volta amo farmi raccontare da lei qualcosa di sé, di quella che è la sua vita al di là della scrittura. Ti va di farci un breve ritratto di te?

Ho sempre amato leggere, sin dalla tenera età e  sin dalla mia prima giovinezza ho provato un grande interesse verso i romanzi gialli e i polizieschi. Agatha Christie e Simenon sono stati i miei primi maestri. Ho visto molti film di tale genere in televisione e al cinema, ma rimango dell’avviso che niente  può uguagliare il piacere, le emozioni  e le suggestioni che  la lettura di un buon libro  riesce a suscitare. Ho iniziato a pensare di scrivere solo dopo il pensionamento, avendo finalmente sufficiente tempo a disposizione e la necessaria maturità psichica ed esperenziale. La professione di docente prima  e di Dirigente scolastico poi,  non mi lasciava molto tempo per la lettura, purtroppo. Ora leggo sempre molto, i gialli, ma soprattutto saggi storici e mi interesso di politica ed attualità. Ascolto  buona musica, classica e leggera. Compio ogni giorno lunghe passeggiate utili per il benessere fisico e spirituale e, quando posso, mi consento qualche periodo di vacanza e qualche viaggio. Non disdegno la cura della casa e la cucina, dove, però, non sempre rendo al massimo.

  • Questo romanzo ci porta a spasso tra le rinascimentali bellezze di Lucca e, soprattutto, le seducenti atmosfere alpine delle Dolomiti. Come mai hai voluto incentrare il tuo romanzo proprio, come dice il titolo, all’ombra delle incantevoli Tre Cime di Lavaredo?

Nutro da sempre  un grande amore per la montagna e frequento l’Alta Val Pusteria da quasi quarant’anni. Ho qui trascorso vacanze molto felici, invernali ed estive, con la mia famiglia e da qualche anno meditavo di scrivere un romanzo del genere giallo poliziesco e di ambientarlo proprio in questi magnifici luoghi, tra le cime incantate delle Dolomiti. L’Alto Adige è una terra di confine, con una storia  recente tormentata, crogiolo di nazionalità diverse e, proprio per questo, ricca di fascino. In fondo, tramite quest’opera, era mia intenzione  tributare un omaggio  a questi luoghi e ringraziare l’accoglienza della sua gente, seria e tenace, che ama il lavoro senza molto cedere all’esposizione mediatica.

  • Manfred Biasini è il commissario che dirige la squadra Omicidi della Questura di Bolzano che viene incaricata di risolvere il delitto al centro del romanzo. Ci puoi descrivere Manfred? Come è nato questo personaggio?

La figura dell’investigatore, il Commissario della Polizia di Stato Manfred Biasini, per parte paterna  lucchese e  per l’altra metà  altoatesino, mi è stata in parte ispirata da un membro della mia famiglia. E’  un poliziotto serio , con un gran senso del dovere e dello Stato che ha scelto questo lavoro per convinzione e autentica vocazione. E’ animato da valori positivi , di temperamento tollerante, è dotato di spirito di osservazione e mostra spiccate competenze logiche deduttive. E’ anche un uomo piacente e ama le donne, verso le quali  nutre rispetto e stima. Nella sua professione  volentieri  lavora con donne agenti  e inquirenti e la sua migliore consigliera è la sua compagna di vita Astrid, convinto che le donne hanno buonsenso , spirito critico e una marcia in più rispetto a molti uomini . Crede  nel lavoro di squadra e valorizza gli  uomini e le donne alle sue dipendenze ,  con i loro  tic e con le loro virtù,  cercando di amalgamare i diversi temperamenti e di raggiungere sempre la sintesi. L’ufficio è composto da persone provenienti da varie  regioni d’Italia, un vero e proprio caleidoscopio di parlate e di dialetti, con colorite espressioni che vivacizzano talora le scene e sdrammatizzano i momenti più gravi.

Possiamo perdonare a Manfred qualche peccatuccio di gola , qualche intemperanza verbale  e uno spiccato spirito latino che lo  rende  talora troppo sensibile verso donne seducenti e piacevoli.

  • Come è nata l’idea di scrivere questo romanzo?

L’idea di scrivere questo romanzo è nata proprio in occasione di un mio soggiorno estivo circa quattro anni fa. Ero nel sentiero che costeggia il lago di Dobbiaco e guardavo ammirata  l’Hotel Baur che  è lì situato.  L’atmosfera dell’hotel è romantica e suggestiva e mi è venuto in mente che il luogo sarebbe stato il palcoscenico ideale per ambientare una storia… magari un romanzo poliziesco alla Agatha Christie. Due anni fa, ormai in quiescenza, ho ripensato a quell’idea e ho cercato di svilupparla, impiantando una storia e  costruendo una trama adeguata. Spero di esserci riuscita.

  • Oltre ad avere un grande potere divulgativo nel raccontare il passato, i libri hanno anche il potere di raccontare dei luoghi, dei paesaggi, dei territori spingendo il lettore ad esserne talmente attratto da volerli visitare. Credo che in molti leggendo il tuo libro si siano decisi a programmare una gita a Lucca ed una all’ombra delle Tre Cime di Lavaredo. Sei d’accordo sul fatto che un buon libro possa essere davvero una fonte inesauribile di curiosità da soddisfare?

Sì è vero. Chi ha letto il romanzo mi ha fatto notare che in esso traspare un grande amore per i luoghi descritti. Lucca, la mia città di adozione da molti anni , che ho descritto  ricordando proprio lo stupore e le intense emozioni  provate la prima volta che ho visitato il centro storico. L’alta Val Pusteria che ho cercato di raccontare nei suoi paesaggi, nelle sue storie e tradizioni. Qualcuno mi ha detto che aveva già visitato quei luoghi e li ha rivissuti leggendo la storia. Altri hanno detto che ci sarebbero andati in vacanza quanto prima, invogliati e incuriositi dalla descrizione che ne ho fatto. Sono dell’avviso che la lettura di un libro rappresenti sempre una finestra aperta sul mondo che arricchisce le nostre conoscenze ed esperienze, stimola la fantasia e dà voce alle nostre emozioni. In più costituisce anche l’occasione per momenti di  sano e costruttivo relax .

  • Io in tutta onestà mi sono affezionato molto al commissario Biasini e a tutta la galassia di personaggi che gli ruotano intorno e mi piacerebbe leggere ancora avventure in cui lui sia il protagonista. Pensi che Biasini tornerà a lavorare ad un nuovo caso?

A giorni, il 23 febbraio 2024, sarà presentato il mio secondo romanzo “ L’enigma del Capitano dell’Aphrodite”, nell’ambito del Festival Lucca Noir. Rappresenta il nuovo caso che il Commissario Biasini si troverà a risolvere. Insomma sono recidiva..

La vicenda oggetto della presente indagine  ha inizio  nei pressi di Bolzano con il ritrovamento  del cadavere di un uomo  nel fiume Adige. Inizialmente non ci sono tracce per risalire all’identità del defunto, all’omicida , al movente del delitto e all’arma utilizzata. Le indagini si spostano dall’Alto Adige ad altre  regioni della penisola e ad altri Stati europei ,lasciando trasparire una storia con al centro un traffico internazionale di opere d’arte, piena di enigmi e complessa per l’ampiezza geografica delle indagini, per le sue svariate motivazioni e per i dolorosi risvolti umani. Mi auguro che il nuovo romanzo possa piacere ai lettori.

Grazie mille a Mariacristina Pettorini Betti per la sua disponibilità e speriamo davvero di averla ancora nostra ospite

David Usilla

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