Il Mostro del lodigiano (Fratelli Frilli Editori) di Marina Bertamoni

Il Mostro del lodigiano (Fratelli Frilli Editori) di Marina Bertamoni

 

Nel tempo mi è sempre più chiaro il fatto che molti autori usino la cornice del cosiddetto “giallo” per raccontare in realtà molto di più rispetto a quella che può essere la storia di un delitto, di un investigatore e di un colpevole che alla fine viene assicurato alla giustizia. Sicuramente con il suo ultimo romanzo, “Il mostro del lodigiano” (Fratelli Frilli Editore), Marina Bertamoni ci ha raccontato tanto, tantissimo, di quello che è stato il nostro recentissimo passato ed è ancora oggi il nostro vivere quotidiano.

Mi vien da dire che la riflessione fatta prima viene ben sintetizzata dal titolo di questo romanzo, nella parola “Mostro”.

Abbiamo infatti un mostro umano, un serial killer che tortura ed uccide le proprie vittime e che Luce Frambelli, la protagonista di questo libro, deve cercare, assieme alla sua squadra, di trovare e catturare prima che possa fare ancora del male.

Ma ci sono altri mostri che diventano protagonisti in questo libro, mostri più subdoli, che hanno fatto e fanno migliaia di vittime ogni giorno. Il primo mostro di cui si parla ha un nome che da qualche anno a questa parte ha significato troppo spesso morte, mi riferisco al famigerato Covid19 che tante vite ha spezzato, tante famiglie ha decimato, che tanto dolore e sgomento ha portato nel mondo.

Se ci ricordiamo proprio il lodigiano è stato colpito in maniera pesante dalla pandemia, e proprio dal lodigiano, da Codogno per la precisione, che è partita la prima scintilla con il contagio del cosiddetto paziente 0.

Questo mostro  però ne ha alimentato e rafforzato un altro,  molto subdolo e molto pericoloso,  che c’era prima e che con la pandemia si è rafforzato in maniera devastante e cioè l’utilizzo senza protezione da parte dei giovanissimi delle piattaforme social, che ad un certo punto sono diventate l’unico mezzo di comunicazione per ragazzi di fasce di età anche molto basse.

Questi spazi sono diventati il contesto migliore per predatori pericolosi, per gente senza scrupoli che in queste piattaforme possono trovare le vittime perfette per soddisfare le proprie perversioni.

Come detto al di la delle indagini di Luce Frambelli ci sono molti punti su cui ci si può soffermare a riflettere, per pensare a quella che è la nostra realtà, per ragionare su molte delle storture di cui questi nostri tempi sono piene.

In questo quarto romanzo della serie dedicate a Luce Frambelli (dopo “Chi giace muore”, “Dieci parole per uccidere” e “La pazienza della formica”, tutti editi da Fratelli Frilli Editori), Marina Bertamoni dimostra di avere raggiunto una maturità artistica straordinaria, ormai la si può tranquillamente paragonare alle grandi firme del giallo italiano e non solo.

La scrittura di Marina è molto sicura, fluida, precisa, dettagliata, mai noiosa, sempre molto coinvolgente.

I personaggi crescono assieme a lei, maturano con il tempo, così come con il tempo i rapporti tra di loro si modificano, mutano, come in ogni relazione tra persone. La trama è molto articolata intessuta in un ordito fatto di storie e sotto storie che si intersecano tra loro in maniera davvero molto credibile, senza incertezze, senza contraddizioni all’interno della narrazione.

Ormai possiamo considerare senza nessun dubbio Marina Bertamoni come una giallista con la G maiuscola, un’autrice di livello assoluto e ho come l’impressione che il bello debba ancora venire.

David Usilla

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