Genova. Una pallottola per il Becchino di Maria Teresa Valle (Fratelli Frilli Editori)

Genova. Una pallottola per il Becchino di Maria Teresa Valle (Fratelli Frilli Editori)

Una pallottola per il becchinoNel 2018, nel romanzo “Delitto a Capo Santa Chiara. Una nuova indagine per Maria Viani” (Fratelli Frilli Editori), fa per la prima volta la sua comparsa il commissario Damiano Flexi Gerardi, uomo dall’abbigliamento elegante anche se un po’ cupo, distinto ma abbastanza schivo, per niente amante del contatto umano tanto da essersi guadagnato il soprannome di “Becchino”. Dopo “Il mandante” e “Colpevole d’innocenza” (entrambi editi da Fratelli Frilli Editori), Maria Teresa Valle ci regala un’altra avventura di questo suo riuscitissimo personaggio: “Genova. Una pallottola per il Becchino”. Siamo infatti a Genova nel 1952, in città c’è fermento visto che siamo alla vigilia della venticinquesima Adunata Nazionale degli Alpini con tutto quello che comporta in termini organizzativi. Il commissario capo Damiano Flexi Gerardi viene, suo malgrado, incaricato dal questore di gestire l’organizzazione del servizio di sicurezza dell’evento in una sostituzione dell’ultimo minuto di un collega impossibilitato a proseguire nell’incarico a causa di una grave malattia. Già in situazioni normali questo tipo di incarichi non è che siano granché benvisti dal nostro protagonista se ci aggiungiamo il fatto che suo fratello è stato ucciso in circostanze assai misteriose e che lui vorrebbe seguire le indagini senza altre distrazioni è facile capire come le cose diventino dannatamente complicate. Per quelle che sono le regole della polizia, l’omicidio di un suo familiare escludono immediatamente il Becchino da qualsiasi tipo di coinvolgimento nelle indagini che vengono affidate ad un collega che lui non è che stimi particolarmente. Va da sé che Damiano Flexi Gerardi, anche rischiando la carriera, decide che vuole comunque indagare sulla morte del fratello e questo lo porterà a dover portare avanti sia l’incarico ufficiale che la sua indagine personale con tutte le complicazioni del caso. Non bastasse, altre morti che potrebbero essere collegate al caso dell’omicidio di suo fratello rendono la matassa ancora più complicata da sbrogliare. Maria Teresa Valle dipinge un quadro che non ha solo i colori del noir, mostra molto di più. Ci racconta di un periodo storico particolare, quello dei cosiddetti “favolosi anni 50”, quelli della ricostruzione, dove benessere, innovazioni, divertimento, voglia di vivere sembrano essere alla portata di tutti, gli anni dei famosi “Happy Days”. Ma non è tutto oro quello che luccica ed infatti l’autrice ci mostra anche l’altra faccia della medaglia, quella delle cicatrici che il tempo non può rimarginare,  di una resistenza che si vuol mostrare in tutto il suo splendore che vuole rimarcare il proprio ruolo nella costruzione di un futuro fatto di pace e progresso, ma che per mantenere questa immagine nasconde sotto il mantello della menzogna i propri scheletri. Nel corso del romanzo Maria Teresa Valle ci accompagnerà lungo salti temporali che vanno da 1943, anno dell’armistizio, fino al 1952, momento in cui gli alpini invaderanno le strade di Genova. Bisogna capire quale sia il legame tra eventi molto diversi e molto lontani nel tempo, bisogna capire se l’agenda del fratello di Damiano sia un indizio utile o meno, bisogna capire se dietro tutti gli omicidi si nascondano questioni di cuore o di vil denaro. Il Becchino avrà il suo bel da fare per sciogliere i dubbi, per risolvere il caso e per portare a termine in maniera soddisfacente il compito che ufficialmente gli è stato assegnato. Certamente potrebbe fare poco se non avesse al suo fianco un collaboratore impagabile come il suo fido ispettore Silvio Marceddu che si dimostra una volta di più come un collega ed un amico prezioso. Alla fine comunque ogni tessera del puzzle troverà il suo posto, ogni domanda troverà la sua risposta. Tra i protagonisti del romanzo non può passare inosservata Genova che è in tutto e per tutto un vero e proprio personaggio a tutti gli effetti. Maria Teresa Valle ci racconta questa città in maniera delicata, precisa, accurata e direi pure molto affettuosa. Per certi versi ricorda la Genova cantata dal celebre Faber, Fabrizio De Andrè, se ne sentono gli odori, i suoni le atmosfere. Bisogna fare i complimenti all’autrice perché una volta di più ci ha regalato un’esperienza di lettura davvero appagante, interessante e divertente. Ovviamente i miei complimenti vanno, come sempre, alla Fratelli Frilli Editori che riesce sempre, con una costanza che ha dell’incredibile, a mettere a disposizione dei lettori delle perle di valore assoluto, di farci apprezzare scrittori ed opere davvero di grandissimo valore.

David Usilla

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