English Dogs – Where Legend Began – Il metal della Terra di Mezzo.

English Dogs – Where Legend Began

Anno: 1986

Paese di provenienza: UK

Genere: heavythrash

Membri: Mark “Wattie”Watson – basso e voce; Andrew “Pinch” Pinching – batteria e voce; Gizz Butt – chitarra e voce; Adie Bailey – voce

Casa discografica: Under One Flag

1. Trauma

2. The Eye Of Shamahn

3. Enter The Domain

4. Premonition

5. Calm Before The Storm

6. Flashback

7. A Tomb Of Traveller’s Past

8. Middle Earth

9. Epilogue

L’amore degli English Dogs per il metal è pressochè spasmodico. E’ l’unica cosa che viene da pensare ascoltando Where Legend Began, terzo album della band inglese e definitivo attracco ai territori metal, con il confine del punk ormai lasciato alle spalle e dimenticato. Una sola novità nella formazione ad accompagnare questa svolta, ovvero l’assenza del chitarrista Jon Murray; di fatto gli English Dogs, pur dedicandosi ad un genere più impegnativo musicalmente parlando, si accontentano del solo Gizz Butt che si occupa di tutte le tracce di chitarra.

Dunque se Forward Into Battle aveva colpito, Where Legend Began lascia di sasso i fan più abituati alle prime produzioni dei britannici che questa volta, non solo ripetono alcune scorribande figlie del thrash metal più classico, ma addirittura osano qualcosa di molto vicino all’heavy metal tradizionale. Anche l’immaginario non fa’ altro che approfondire la linea inaugurata con il disco precedente rifacendosi sempre di più al fantasy, particolare intuibile da copertina e titoli delle canzoni. Lungo tutto Where Legend Began a spiccare sono le composizioni grezze per quanto riguarda la produzione, mai realmente all’altezza, ma con una loro complessità ed ambizione. The Eye Of Shamahn si accoda meritatamente al filone thrash metal meno aggressivo e più ragionato di Heathen, Toxik e Risk; Enter The Domain con il suo mid tempo pesante e la voce incisiva fa’ un po’ il verso ai Metallica; Premonition colpisce per il suo chitarrismo sfrenato; Middle Earth sconvolge con il suo urgente impatto frontale e la conclusiva strumentale Epilogue da’ un’idea del lavoro che gli English Dogs hanno fatto dietro a questo disco. Giudicate voi se un disco con dei simili momenti salienti non rappresenti a suo modo una certa completezza. Sottovalutato, come il gruppo stesso, ingiustamente affossati da una registrazione che non gli rende merito.

Voto: 7

Zanini Marco

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